“Il Viaggio pittorico di Leonardo Albanese” di Tommaso Romano

Leonardo Albanese è da molti anni, coraggiosamente e controcorrente, impegnato ad affermare il ritorno alla pittura, alla figurazione intesa come autentica espressione di sé e del suo concepire il mondo artistico. Tutto il dipanarsi del viaggio pittorico di Albanese, si connota di momenti di riflessione lirica, di incantati ricordi di vivida passione umana, di spirituale sentire.

Emblematico, come scelta e fedeltà è l'omaggio a Giorgio De Chirico, che l'Artista richiama come magistero etico ed estetico, in linea col convincimento che l'arte, la pittura sono una magica ricreazione del mondo, una considerazione del nostro esserci nel mondo, in modo originale ed autonomo, seguendo una linea di rigore e di comprensione, di ascolto, che il senso del colore ricama come trama di visione, come sogno che si plasma sulla realtà, con uno statuto autonomo rispetto alle mode, all'effimero, al presunto "concetto" che scorda il cuore delle cose profonde.

Ciò che Leonardo Albanese compie intorno al volere ed al fare arte è la ricerca greca e mediterranea insieme, della bellezza, nel clima di una solarità che ammette l'ombra e l'oscuro ma sempre come altro, rispetto all'opzione di fondo che è la luce. Rintracciamo quindi i luoghi delle Madonie, le stagioni cangianti, i fiori, i frutti, il mare e le città, l'etnoantropologia che è nei nostri Pupi e carretti, nel telaio, nei riti, dell'aratura, nelle feste simboliche e religiose di Prizzi e Sanfratello, negli interni.

Albanese non trascura i luoghi della storia e del dibattito civile; ecco così la "Battaglia del Ponte dell'Ammiraglio" e lo "Sciopero generale a Palermo", temi sociali e radici che attestano una sensibilità partecipativa, una scelta di campo che ha sempre al centro l'uomo, la sua vicenda, il suo dibattere le grandi questioni, le passioni, i disagi della civiltà.

Quando il tempo si fa implacabile, l'occhio è il pennello di Leonardo Albanese sì posano sulle pietre che, per il nostro artista sono una sorta di archetipo: l'isola di San Giorgio vista dal Palazzo Ducale dell'immortale fascino di Venezia, e ancora la Sicilia e San Giovanni degli Eremiti di Palermo, Taormina e l'Etna maestosa.

Temi e icone che, da Virgilio Guidi a Guttuso, ci rappresentano e da cui una contraffatta modernità vorrebbe obliarsi in nome di un nichilismo senza valori e riferimenti. Albanese non ha paura quindi di mostrarsi per ciò che è e crede, anche negli autoritratti dell'età giovane, che lo rappresentano senza sterili esibizionismi, ma anche sulla figura femminile egli rintraccia il riferimento alla completezza, alla ricerca della bellezza che non mette fra parentesi l'eros. Già nella scelta dei temi che l'Antologica propone, possiamo ritrovare una genuina weltanschauung che Leonardo Albanese possiede intimamente è che ci partecipa con garbo, con costanza, con autentica spiritualità.

Cogliere in quest'opera un filo unitario è non solo possibile ma certamente necessario per declinare un linguaggio vivo tanto personale quanto universale, nelle tematiche e nell'aura che lo connotano. È insomma, un lungo racconto quello che Leonardo Albanese ci propone con le sue opere, con la sua gentile tensione. Un racconto che questo Omaggio antologico esalta negli intenti e negli esiti.

 

 

 

Caffè del Teatro Massimo: Alcune considerazioni

 

 

L'ideale convivio della grande tela di Leonardo Albanese, sintetizza come poche altre, attraverso i volti di personaggi siciliani di ogni tempo, una geografia d'anime e volti che si riuniscono quasi a consacrare eredità materiali e immateriali: sacralità e vittime di ferocia omicida, intellettuali e politici che non possono relegarsi alla sola elencazione toponomastica di una città siciliana.

L'effetto che produce nel fruitore attento l'opera albanesiana è sorprendente per le scelte e per i caratteri espressivi non cartolineschi o fotografici, per le posture di ognuno, per l'evocazione che biografie complesse riescono a suscitare in chi ha necessità di dare un senso alle radici, di memorie, di riferimenti metastorico.

Il dettato pittorico è essenziale e sicuro, il tempo si dilata nelle peculiari identità di ognuno, con accenti cromatici intensi e robusti, formando una composita ma organica contestualizzazione che non fa venir meno l'intento etico e didattico, mai didascalico, di Albanese che propone riferimenti oltre che esempi. Come ogni opera di questo tipo e livello, l'inserimento di viventi può determinare esclusioni soggettivamente dipendenti dal punto di vista del maestro madonita, tuttavia pur essendo cosciente del rischio, il Nostro lo risolve dal suo angolo visuale, scegliendo cioè coloro che gli sono più legati per affinità elettive e culturali.

La grande storia e la microstoria delle scritture della vita si manifestano con dialettico dialogo e non è affatto arbitrario mettere uno accanto all'altro personaggi di epoche diverse. Un policentrismo biografico e una scelta di campo compositivache sottolineano la personalità e maturità ideologico stilistica di Albanese che ci ha regalato altri esempi nel tempo di Opere emblematiche, insieme a quelle più intime e liriche a controprova di una forte capacità di orientare positivamente istanze e valori che lo rendono così autentico protagonista della nuova figurazione siciliana, con una riconoscibilità e un sigillo che permarranno, ce lo auguriamo, nel tempo.

 

 

in: Leonardo Albanese, autopubblicato, Palermo, 2021

 

 

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