Che sforzo per sorridere

Che sforzo per sorridere

 

Che sforzo per sorridere

per essere normali

benaccetti

nella cloaca che chiamiamo mondo

ma dentro è scuro il cielo

e le nuvole nere voraci

non diradano ancora.


 

Sto in attesa

che un raggio arrivi

si acquieti nei miei occhi

per sentirmi ancora – o finalmente- amato

io che mai lo fui.


 

Né ho gioie da esibire

non finte non vere

vado vagando in questa landa spoglia

come un morto vivente

brancolando in sentieri distorti desolati

calcinate sterpaglie

dentro il nulla

 

ma cerco aromi

che odorai un giorno

e svanirono nell'incanto dell'aria

ineguagliabili essenze non più tornate

e il respiro

che ebbe la giovinezza sognata

o mi parve che avesse

in tempi lontani.


 

Un sentore di ramo fiorito

di biancospino

inebria non so quale etere

e vibra nell'ala una rara armonia

che solo nella mente ritorna

ma in cui non vissi un solo giorno.


 

E l'orecchio si tende

alla nota smarrita

che non ritroverò

e lo sguardo

al sorriso che nel bel sogno

mi consegnò la vita

che mai ho avuto.


 

Ma i prati fioriti

che un atomo di gioia

regalarono all'animo fanciullo

come attenderli ancora

dove incontrarli ancora?

Le viole delicate

che le tue mani coglievano

in un trepido assalto del sentire

e il vento festoso lì alla cava

sventrata e fiorita di trifoglio

- un ricordo che passa con le nuvole

e vien giù un po' di pioggia...

lì dove gli occhi raccolsero

ogni bene della terra:

come faranno a ritornare

seppure - come immagino -

in forme compassionevoli ed oscure?


 

Rossella Cerniglia


 


 


 

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