"L’impresa editoriale di Angelo Mazzotta" di Giuseppe Camporeale

 
Nato il ventidue ottobre 1938 a Castelvetrano da un’industre famiglia del popolare rione Badia, allora animatissimo e colorito, ultimo di una schiera di cinque fratelli e due sorelle, Angelo Mazzotta nell’infanzia e nell’adolescenza (pur segnate dalla guerra) ha potuto godere delle speciali attenzioni che in quel tempo si era soliti riservare al figlio più piccolo, detto affettuosamente cacaniru (cioè imbratta nido), poiché destinato a rimanere più a lungo nella casa dei genitori.
 
Dopo aver assolto l’obbligo scolastico, il giovane Mazzotta, come gran parte dei suoi coetanei, si è trovato a dover scegliere il mestiere di cui vivere: compito fortunatamente non difficile nella Castelvetrano di quegli anni, tanto urbana, pulsante di vita e persino civettuola, da essere chiamata La piccola Palermo, come in effetti appariva per i bei palazzi, gli insigni monumenti, le grandi piazze, i marciapiedi alla parigina, i ricchi negozi, gli eleganti caffè, i raffinati circoli, l’imponente teatro Selinus, i cinema al chiuso e all’aperto, le sale da ballo, gli affollati alberghi e ristoranti, gli ariosi giardini pubblici, le carrozze in attesa dei viaggiatori all’uscita dalla stazione.
 
Pullulavano ovunque botteghe di valentissimi artigiani, eredi di un’illustre tradizione sorta al tempo in cui dimoravano ancora in città i principi Tagliavia-Aragona-Pignatelli-Cortez, e sviluppatasi grandemente, tra il secondo Ottocento e il primo Novecento, sotto la guida della nuova e lungimirante borghesia illuminata.
 
Per la destrezza manuale, la spiccata inclinazione creativa e l’innata sensibilità estetica, già manifeste nella passione per la musica (specie quella jazz, suonata in una band con la sua inseparabile tromba), Angelo Mazzotta sarebbe stato ben in grado di apprendere una delle tante raffinate arti allora fiorenti, e diventarne prestamente maestro.
 
Ma, sin da quando, intrepido ventenne dall’alta statura e dai modi gentili, ha avuto fra le mani alcuni numeri della rivista Helios, pubblicata dal celebre tipografo ed editore castelvetranese Lorenzo Settimo Lentini, Angelo Mazzotta, che ne aveva compreso appieno i pregi formali e il valore dei contributi, redatti da illustri scrittori e pensatori (come Giovanni Verga, Elio Vittorini, Vitaliano Brancati, Giovanni Gentile), cogliendo soprattutto la nobile finalità del Lentini di promuovere, attraverso la cultura, l’elevazione spirituale del popolo, era rimasto folgorato dall’idea di poterne riprendere e continuare l’opera.
 
Decide, dunque, di apprendere la rara e difficile arte della composizione e della stampa lavorando dal 1960 al 1962 nel rinomato laboratorio tipografico di Antonio Palma, con sede in via Pietro Colletta.
 
Dopo l’apprendistato, spinto dall’incessante anelito di perfezionamento, coglie l’opportunità di trasferirsi a Milano e di condurre una fondamentale esperienza formativa lavorando, in un’affiatata squadra di venti giovani collaboratori, nello stabilimento tipografico Bollati & Bonecchi di Vigevano.
 
Rientrato a Castelvetrano, già in possesso di un’adeguata preparazione professionale, nel 1964 apre il suo primo laboratorio tipografico in via Bonsignore, nel locale che era stato sede della rinomata fabbrica di acque gasate La Selinuntina, riscuotendo un immediato successo grazie alle sue originali e accattivanti proposte grafiche.
 
La necessità di potenziare le attrezzature, per poter rispondere alle crescenti richieste della clientela, lo induce due anni dopo a trasferirsi in una più ampia sede in via Garibaldi, dove può installare nuove macchine e introdurre l’apprezzatissima tecnica della rilievografia, affermandosi tra i migliori stampatori dell’intera provincia di Trapani.
 
Dopo nove anni di febbrile attività, nel 1975 l’esigenza di maggiori spazi lo determina di trasferire il laboratorio negli amplissimi locali in via Canonico Vivona, dove compie in vero salto di qualità, tecnico e organizzativo, affiancando alla composizione manuale (di cui resta maestro) quella meccanica della linotype, che velocizza e perfeziona l’allestimento delle matrici di stampa.
 
Può finalmente disporre, come da lungo tempo desiderato, di un maggiore spazio da destinare al rapporto con il pubblico, per poterne interpretare sempre meglio le esigenze e illustrare in modo conveniente le proposte operative; ed è in questa fase che Angelo Mazzotta realizza il grande sogno di avviare l’attività editoriale, incoraggiato e sostenuto nell’impresa dallo scrivente, che crea il suo notissimo marchio d’impresa e assume la direzione delle prime collane.
 
Ancora un cambiamento, radicale e oltremodo impegnativo, Angelo Mazzotta compie quando nel 1988 trasferisce la propria attività nella sede definitiva edificata in via Raffaele Caravaglios su progetto dell’amico architetto Simone Titone, secondo innovativi criteri estetici e funzionali.
 
In essa Angelo Mazzotta può ulteriormente potenziare l’apparato produttivo installando una versatile macchina da stampa offset bicolore di grande formato e tutte le apparecchiature necessarie ad effettuare il definitivo passaggio al sistema di composizione digitale, che sostituisce quello tradizionale.
 
All’interno della nuova struttura un elegante spazio a pianta circolare, con le pareti adorne delle opere d’arte collezionate nel corso degli anni, viene destinato alla presentazione dei libri e agli incontri culturali.
 
Nella fervidissima attività dell’ultimo trentennio, pur segnato dalle ricorrenti crisi che hanno investito il mondo, Angelo Mazzotta ha implementato la sua produzione editoriale, dando molteplici e significativi contributi alla vita culturale.
 
Ha arricchito di numerosi titoli la Collana dei poeti contemporanei, già egregiamente diretta dal poeta e storico Gianni Diecidue (esponente di spicco dell’Antigruppo ’70, vicino a Rafael Alberti), e promosso la migliore conoscenza di Selinunte attraverso la pubblicazione di monografie e guide a firma di illustri studiosi (tra cui Vincenzo e Sebastiano Tusa, Anneliese Peschlow-Bindokat, Martine Fourmont), meritando, per questo speciale impegno, l’appellativo di Editore di Selinunte.
 
Ha dato inoltre vita a nuove collane editoriali, come Satyros (di studi sull’archeologia del Mediterraneo) e Il Carrubo (di narratori del Mediterraneo), entrambe dirette dallo scrivente, indicando con queste scelte di campo come lo sviluppo futuro della Sicilia debba inquadrarsi in una più vasta prospettiva euromediterranea.
 
Nell’ambito della saggistica, ha pubblicato importanti studi che riguardano, da diversi e qualificati punti di vista, le problematiche esistenziali del nostro tempo, le concezioni della bellezza, le tradizioni popolari, gli aspetti naturalistici ed enogastronomici del territorio, nonché la storie e l’iconografia dei monumenti più rappresentativi.
 
Le sue edizioni, pregevoli per l’originalità delle soluzioni compositive, per il nitore della stampa, la qualità dei supporti cartacei e la cura della confezione, sono state segnalate e recensite su quotidiani e periodici di larga diffusione, venendo presentate nelle principali fiere italiane e in rassegne d’interesse mondiale, come il Salone del libro di Parigi e la Fiera internazionale del libro di Francoforte.
 
Angelo Mazzotta ha ricevuto innumeri attestazioni del larghissimo e qualificato consenso ottenuto dalla sua produzione, tra cui quella di Daniele Mancini, che quando svolgeva l’ufficio di ambasciatore in Romania (prima dell’ultimo incarico diplomatico in India), gli ha affidato la pubblicazione del suo libro Oltre il labirinto. L’abisso o le stelle?, realizzato su progetto grafico e con prefazione dello scrivente, che lo ha anche presentato all’Istituto Italiano di Cultura a Bucarest.
 

Oltreché come editore, si è distinto come organizzatore di eventi artistici e letterari di grande rilievo e fautore del riconoscimento dei diritto civili, dell’abolizione della pena di morte, della libertà e della pace dei popoli; in particolare, è stato tra i principali sostenitori della proposta, lanciata da Aldo Forbice nella trasmissione radiofonica Rai Zapping, di nominare Mario Luzi senatore a vita: la quale, suffragata dal mondo culturale, e sottoscritta in Senato, è stata prontamente accolta dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
 
Al grande poeta fiorentino Angelo Mazzotta ha dedicato l’antologia critica Luzi ’90, curata dall’amica e omologa Maria Froncillo Nicosia, che raccoglie testimonianze sull’uomo e la sua poesia rese da illustri personalità (da Giulio Andreotti, ad Alberto Arbasino, da Sergio Zavoli e Giorgio Granzotto).
 
Il libro, di eccezionale valore documentario, è stato presentato a Palazzo Vecchio, a Firenze, nella serata d’onore che il Presidente della Regione Toscana ha dedicato a Luzi per festeggiare la sua nomina a senatore a vita e il suo nonagesimo genetliaco; con l’editore Mazzotta, sono intervenuti Sergio Zavoli, grande estimatore del Poeta, e Carla Fracci, che ha recitato la poesia Ground Zero (composta da Luzi dopo l’orrendo attentato alle Twin Towers di New York).
 
Il rapporto dell’editore con il Poeta è stato costellato da momenti memorabili, il primo dei quali risale a quando Luzi ha accettato l’invito a presiedere il Premio di poesia Inycon, organizzato dal Mazzotta con il Comune di Menfi e diretto dallo scrivente, tenendo alla sua inaugurazione un luminoso discorso sull’insostituibile funzione della poesia nell’esprimere e promuovere i valori perenni dell’umanità.
 
Denso di emozioni è stato anche il momento in cui Angelo Mazzotta ha accompagnato con alcuni amici Mario Luzi all’isola di Mozia per visitare nel Museo Whitaker la celebre statua marmorea comunemente denominata Il giovane di Mozia (identificato dallo scrivente, subito dopo il ritrovamento, come Auriga vincitore nella corsa dei carri, di provenienza selinuntina).
 
Rimasto a lungo in silenzio, assorto in profondi pensieri, contemplando con sguardo acuto quel capolavoro di stile severo, il Poeta deve aver compreso il mistero dello sguardo dell’Auriga, che si protende lontano, oltre la folla che lo acclama, oltre la gloria stessa appena conquistata, fissando l’assoluto.
 
Memorabile è stato anche il momento in cui il Mazzotta è stato con Luzi nell’ultima cena consumata in un ristorante dell’amata Palermo in compagnia di Giorgio Albertazzi, di Liliana Paganini (impareggiabile interprete al Teatro Biondo de Il fiore del dolore), dell’imprenditore Giovanni Poma Caterina Trombetti e di altri convitati.
 

A questa splendida serata, e al profondo legame di Mario Luzi con la Sicilia, che ha fatto idealmente rifiorire quello antico fra i poeti fiorentini e quelli siciliani raccoltisi alla corte di Federico II, lo scrivente, commemorando la scomparsa del Poeta, ha dedicato l’articolo Luzi e gli amici di Sicilia, pubblicato su Diplomatic Magazine, rivista ufficiale del corpo diplomatico italiano.
 
Angelo Mazzotta deve il successo meritamente riscosso in ogni fase della propria vicenda professionale non solo al suo duttile ingegno, capace di adeguarsi prontamente alle radicali trasformazioni verificatesi nel secondo Novecento nell’arte della stampa, all’indefessa laboriosità e all’incessante ricerca di miglioramento che lo hanno contraddistinto, ma anche alla sua inesauribile carica di ottimismo, alla grande apertura mentale, e soprattutto alla costanza con cui ha coltivato l’ideale giovanile, ispirato dalla figura e dall’opera di Lorenzo Settimo Lentini, che ha avuto la capacità e l’irriducibile volontà di realizzare.
 
Ma al suo successo ha parimenti contribuito la schietta umanità, capace di creare e mantenere fedelmente profondi rapporti di amicizia: virtù tanto più apprezzabile in una società che sembra divenirne sempre meno capace, sorda al sapiente monito di Umberto Saba che il mondo – TUTTO IL MONDO – ha bisogno d’amicizia.
 
 
 
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