“Un inno alla creazione e alla natura, guardando a Santa Ildegarda di Bingen” di Domenico Bonvegna

Si può parlare di spiritualità della natura o del cosmo? Può la natura essere una guida per orientarci nella vita spirituale? Può la natura indicarci un nuovo itinerario per l’evangelizzazione nel mondo moderno? A queste domande risponde con un libro, “La spiritualità della natura”, sottotitolo: “La Cosmo-Teologia in Santa Ildegarda di Bingen”, pubblicato recentemente da SugarcoEdizioni (2021) un sacerdote speciale, don Rocco Zappia. Uno studioso con la laurea in teologia, filosofia e specializzato in psico-analisi junghiana, ricercatore di cosmologia nel pensiero medievale, soprattutto un grande ammiratore e studioso di una Santa particolare, Ildegarda di Bingen, una santa medievale, vissuta tra il 1098 e il 1179, proclamata dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI.
Nel libro don Rocco affronta un fantastico viaggio tra le rivelazioni profetiche di Santa Ildegarda di Bingen e le sue sempre acquisizioni scientifiche: dalla fisica alla farmacologia, alla medicina. Il lettore del libro sarà rapito come da un magico stupore nel ripercorrere con lei le immense distese del cielo e le misteriose impronte divine nella natura. Pertanto, il padre messinese attraverso la Mistica tedesca ci farà fare un viaggio trasportati nel mondo soprannaturale, a partire dalla nostra madre terra.
La prima parte del testo viene occupata da una premessa, per raccontare la vita di Santa Ildegarda di Bingen, senza dubbio, un personaggio chiave nel panorama della cultura medievale (XII secolo). Ildegarda (significa protettrice delle battaglie) non solo fu una badessa, ma anche un’esperta in teologia, scienza, medicina, cosmologia, filosofia; fondò monasteri femminili, predicò al clero e al laicato, fu compositrice. E poi dicono che il Medioevo fu un secolo buio, soprattutto per le donne.
Zappia evidenzia i quattro viaggi pastorali della Santa, un fatto straordinario per una donna del Medioevo. Un aspetto importante nella vita di Ildegarda sono le visioni, per questo divenne famosa come Sibilla del Reno. Profetessa teutonica. Annuncio di Dio. Una donna colta, scrive Zappia, che ha una conoscenza della Bibbia, simile a quella dei profeti biblici. Le sue visioni coinvolgono principalmente i due organi di senso della vista e l’udito.
Giovanni Paolo II, ha definito Ildegarda la profetessa della Germania, la donna che non esitò a uscire dal convento per incontrare, intrepida interlocutrice, vescovi, autorità civili e lo stesso imperatore, Federico Barbarossa.
L’insegnamento della santa monaca benedettina per Papa Benedetto XVI appare straordinariamente attuale nel mondo contemporaneo, particolarmente sensibile all’insieme dei valori proposti e vissuti da lei. “Pensiamo, ad esempio, alla capacità carismatica e speculativa di Ildegarda, che si presenta come un vivace incentivo alla ricerca teologica; alla sua riflessione sul mistero di Cristo, considerato nella sua bellezza; al dialogo della Chiesa e della teologia con la cultura, la scienza e l’arte contemporanea […] all’idea di riforma della Chiesa, non come sterile cambiamento delle strutture, ma come conversione del cuore; alla sua sensibilità per la natura, le cui leggi sono da tutelare non da violare”.
Tuttavia, per il papa emerito, ha un grande significato per il mondo di oggi, il riconoscimento di Dottore della Chiesa a Ildegarda di Bingen, significa conferire una straordinaria importanza alle donne nella Chiesa e nella società. Ildegarda diventa una testimone credibile per la nuova evangelizzazione, per la sua capacità di parlare a coloro che sono lontani dalla fede e dalla Chiesa.
La prima opera teologica della Santa è lo Scivias, si tratta di un manuale di fede, che attraverso la storia della creazione sino al giudizio universale, si rivolge ai fedeli, passando per i sacramenti, aiuta a comportarsi secondo i disegni divini. La teologia ildegardiana si fonda sulla creazione, fondamentale è il concetto di viriditas (“verdeggia”).
Lo Scivias è rivolto a tutti i fedeli, al laicato, al clero e all’ordine monastico. Nel testo non manca, scrive Zappia, “una feroce critica contro la corruzione delle cariche ecclesiastiche più alte e un’attenzione particolare alle monache e ai monaci considerati a un livello più elevato di spiritualità”. Per fare questo la mistica tedesca si avvale di figure femminili come Ecclesia, o Sinagoga.
Un altro libro fondamentale è il Liber vitae meritorium (Libro dei meriti di vita) in sei visioni presenta una vera e propria lista dei vizi che affliggono l’umanità. “Il male è visto come una nuvola di fumo nero che investe la terra […]”. In questo libro si fa attenzione all’uomo che cerca di idolatrare sé stesso. Il messaggio è attuale perché si propone una sintesi tra fede e scienza. Quando la scienza si distacca dalla fede, si possono commettere innumerevoli aberrazioni. “La ragione, che attende dalla scienza qualsiasi risposta, non comprende che questa ha dei limiti e non può attingere al mistero delluniverso se non conciliandosi con la fede perché lo spirito non può essere indagato tramite rigidi procedimenti tecnologici e non è determinabile o quantificabile”.
Secondo gli studiosi la maggiore opera teologica della Santa è il Liber divinorum operum (Il libro delle opere divine). E’ una grande sintesi del pensiero di Ildegarda.
La Santa ha prodotto opere mediche e scientifiche (il libro della medicina semplice e il Libro della medicina composita). Interessante l’originale concetto di malattia in Ildegarda. “Ildegarda non dà solo suggerimenti pratici che prevedono bagni, inalazioni, impacchi, tisane, unguenti, salassi e così via ma parla anche dell’alimentazione e del tipo di vita più sana da condurre. Curare la malattia è necessario quanto curare lo spirito nel processo di riavvicinamento dell’umanità al Regno dei Cieli”. Uno delle più grandi preoccupazioni di Ildegarda è la cura della malinconia che è l’eccesso di bile nera. Questa uccide la viriditas e per porvi rimedio vengono indicati tre elementi: farro, frumento e segale.
Nella Physica, una sorta di enciclopedia che in nove sezioni affronta e cataloga qualità e usi terapeutici e farmacologici di piante, alberi, pietre preziose, pesci, uccelli, animali terrestri, rettili e infine metalli. Interessanti sono lo studio delle pietre e dei metalli.
La produzione scientifica, religiosa, musicale e letteraria di Ildegarda è molto vasta. Soprattutto la produzione musicale: 77 composizioni. Grande importanza è anche la corrispondenza: più di 300 lettere indirizzate a personalità dell’intero Occidente: papi, imperatori, re, vescovi, abati, badesse, sacerdoti e anche laici.
Nell’introduzione, don Zappia, lancia un messaggio per un nuovo modo di concepire la natura, attraverso l’etica e la spiritualità. Infatti, si chiede, se si può parlare di spiritualità della natura o del cosmo. “Può la natura essere una via, un cammino e una guida per orientarci nella vita spirituale?”. Per il sacerdote messinese, la natura può essere una nuova strada e un itinerario per l’evangelizzazione nel mondo moderno. Naturalmente è importante definire che cosa intendiamo per natura, per cosmo e per spiritualità. A questo proposito Zappia cita il Catechismo della Chiesa Cattolica, a proposito della catechesi sulla creazione. In questo contesto si pongono delle domande fondamentali, decisive, valide per ogni tempo: “Da dove veniamo?”, “Dove andiamo?”, Qual è la nostra origine?”, “Quale il nostro fine?, “Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?”.
Il lavoro di Zappia, non è un trattato scientifico, né di filosofia della natura, né di teologia (lo scrive lui) ha la pretesa di conoscere le leggi della natura e del cosmo attraverso la Sacra Scrittura, il Magistero e con le rivelazioni e le visioni di Santa Ildegarda. Il testo “vuole essere una semplice raccolta d’indizi del senso della creazione, secondo la Scrittura e la profezia di Santa Ildegarda”.
L’impegnativo libro di don Rocco si struttura in due direzioni: la prima analizza e fonda il concetto di spiritualità della natura partendo dall’idea di Uomo immagine di Dio e summa di tutta la creazione, si analizza il concetto di idolatria e falsa immagine e infine la guarigione come riscoperta dell’immagine di Dio in noi.
Nella seconda direzione si svilupperanno le dinamiche della spiritualità della natura negli scritti di Santa Ildegarda con particolare riferimento al suo libro delle opere divine. Nell’ultima parte (il III capitolo) si affronta il tema della spiritualità della natura e il Magistero della Chiesa. Don Zappia legge il Catechismo della Chiesa Cattolica in riferimento alla natura e in particolare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa con riferimento alla natura. Inoltre vengono dedicati particolari riferimenti a San Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI, a papa Francesco con la sua Laudato si, infine non poteva mancare un breve accenno a San Francesco.
 
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