IL PASSAGGIO DELLA COMETA

 


      Tutta la bellezza del Creato sembra confluire nella volta celeste dove, sul far della poesia, si specchia, a immagine e somiglianza del firmamento, la notte delle stelle. Qui migra lo spirito della Parola, ed è il passaggio della cometa, dalla quale sciamano le ideali costellazioni. Sulla scena che si apre dietro le quinte dell'occhio, lo s-guardo sognatore ne segue la scia luminosa e sceglie le parole più adatte allo sposalizio col divino splendore per rappresentare l'impareggiabile volto dell'universo.
      Ebbro di tanta grazia, il poeta in-tesse il suo poema d'immagini e suoni sorgivi, e quando, uscendo dalla notte, lascia le alture celesti, si ritrova in cammino sulle tracce del canto perduto. La scrittura è questa a-scesa, il doppio movimento nel cuore dell'oscurità profonda, che la compiutezza apparente dell'opera dirada fino a spegnerla nel rituale linguaggio quotidiano. Fuori della notte, l'opera è uno spartito, una composizione che richiede occhi e voce che sappiano interpretare e rimodulare le parole restituendo loro l'anima, una nuova vita.
      Compito del lettore/interprete è ridestare la notte, riportare l'oscurità dentro la luce, fare brillare le stelle dentro i segni, affinché l'altra luce si riveli all'ascolto. Perché non c'è ascolto migliore del vedere, del toccare con gli occhi la divina bellezza, la sin-fonia dei suoni e delle immagini, la Stimmung: l'armonia che accorda il sentimento e le percezioni, il "di-dentro" e il "di-fuori"; che mette in sintonia l'anima dell'interprete con la voce interiore del testo, dove alberga la poesia come evento impronunciabile, cui "cor-risponde" il non detto che fa esistere l'opera e le dà consistenza rendendosi "udibile" allo s-guardo, il quale ne rischiara la zona oscura sostandovi in contemplazione. Perché è nella notte che si annuncia l'alba, che però non cede al nuovo giorno. Nell'attesa del sole, l'interpretazione si snoda tra larve di luci favorendo la deiscenza delle parole, che si aprono come frutti. Ed è una natura il testo che si rivela nelle epifanie delle sue coltivazioni, restando custode dell'intimo segreto riposto nella dimora senza luogo, dalla quale mantiene l'incolmabile distanza.  
      Inverso è il percorso dell'interprete, che va dal testo chiuso all'Aperto, dove invece inizia l'avventura dell'autore, il quale volge lo s-guardo costantemente all'oltre, verso il non-luogo, dove sfolgora l'invisibile cometa che dà origine alle illuminazioni che segnano il cammino verso l'opera. La quale, quando è compiuta, non si congeda del tutto dal suo autore, che la riprende in altre opere, e si concede soprattutto ai suoi interpreti per nuove aperture e rivelazioni. Ed è un andare per luci e ombre nel sottobosco, alla ricerca dell'albero della visione. Nuovi sogni gemmano, nuove parole, nuove costellazioni fioriscono lungo il cammino. Con l'interpretazione si aprono i soli. Tali sono le figure regine del linguaggio, perché la Parola/cometa v'imprime le sue polveri d'oro: riflessi del primo mattino di Adamo nel Giardino dell'Eden. Col vergine sguardo del primo uomo si sale alle stelle, ed è il miracolo della poesia, che fa dell'interprete un autore, il quale dice sempre qualcosa di più del testo, cor-rispondendo a una voce più universale, nella certezza che non sorgerà il sole, finché la notte sarà una metafora e il suo canto un'eco vaga e infinita.

 

 

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