Pasquale Attard, "Mercato e progresso" (Ed. Thule)

RICERCA DI DIO COME COMPLETAMENTO DEL SÉ

 

di Giuseppe La Russa

 

«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato». Così Gesù, nel Vangelo di Giovanni, quando vede nel cortile antistante il tempio un mercato di animali.

Alla lettura del titolo della nuova produzione poetica di Pasquale Attard, Mercato e progresso, può venire in mente quel famoso passo di Vangelo attraverso un’operazione mentale quasi istantanea. Ma la parola ‘mercato’, che collega i due elementi, va certamente contestualizzata e analizzata profondamente: è innanzitutto legata al termine ‘progresso’ e, in una dittologia sempre enunciata in tutto il testo, compare sin dalla prima, omonima, poesia in cui uno, il mercato, è “nome di bestia scurrile e profonda”, mentre il progresso è addirittura “immonda scorreggia”. I termini utilizzati appaiono energici, senza dubbio icastici e fortemente espressivi e sembrano alludere ad uno stile sferzante e polemico che, in effetti, permane anche nel corso dell’intera silloge, seppur più attenuato nel linguaggio.

Ma perché questo attacco così provocatorio? Come bene esprime Arturo Donati nella prefazione, e così come Tommaso Romano evidenzia nella postfazione al libro, quello di Attard è un percorso di verità che è e deve sempre essere “progresso”, ma nel senso etimologico dell’avanzare verso una meta, dell’andare avanti. Ciò che si denuncia è invece il progresso che si fa mercato indistinto, spersonalizzante, mercificazione becera che ingloba anche la Parola, vittima dei “mi piace” su social.

Ciò che in questa epoca di mercato imperante viene fuori è dunque l’assenza di sapersi misurare con la realtà stessa e, di conseguenza, con la verità o le verità più profonde. Dio non viene più invocato, è assente l’altare dalle nostre vite, è assente il pregare, è assente l’etica del voler servire. Leggiamo dunque una poesia in cui Dio rappresenta certamente, come avviene spesso in Attard, fine ultimo delle proprie azioni, ma allo stesso tempo si tratta di ammonimenti che possono benissimo essere letti in termini universali. La dimensione della preghiera, del servire, del dono, sono infatti capisaldi che dovrebbero permeare l’intera società e che costituiscono, probabilmente, il fulcro nodale di una vita tesa verso il completamento del sé: ecco il Dio che Attard invoca perennemente e non senza una sorta di preoccupato turbamento, un completamento continuo di ciò che l’uomo è o compie.

L’operazione poetica che Attard propone è, così, forte, dagli stilemi espressivi sempre incisivi, a volte mutuati dal lessico giornaliero: poesia a tratti semplice, ma che non tende alla semplificazione. Il termine consueto è fotografia pregnante, sorgente di pensiero e azione, riflessione istintiva, è parola che si fa parabola e preghiera: così e soltanto in questo modo il libro può essere rivolto, come recita il sottotitolo, “a tutti e nessuno”.

Cercare Dio, dunque, attraverso proprio l’intimismo della preghiera e del silenzio, in opposizione appunto a quell’idea straniante di mercato e progresso, significa recuperare la dimensione più vera e profonda del proprio stare al mondo, porta ad una piena e completa brama di ricerca, come esplicitamente si dice nel testo Ricerca infinita: «Si cerca sempre/l’Amore, nel seno di mamma/e nel giaciglio estremo,/sulla strada e fra i rovi […] nel verde e nel bruno/nel rosso e nel nero,/nell’aria lieve/e nel vento impetuoso,/si cerca sempre l’Amore,/si cerca sempre te». Nell’ultimo testo prima dell’appendice viene esplicitato il senso della raccolto e, contemporaneamente, della Vita: la ricerca dell’Amore nei meandri nascosti della quotidianità, negli spazi chiuse e nelle distese sconfinate. Ovunque l’uomo può e deve “scorporarsi”, uscire da sé e recuperare una dimensione intima con il tutto, con Dio, con tutto ciò non è vendibile o mercificabile presso un mercato. Solo così l’idea di progresso può tornare ad essere intesa in termini veri e umani, può tendere verso una profondità nuova e soltanto così Dio può tornare ad essere luce e Verità.

 

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