Dante, Canto XXXII, Paradiso - di Giovanni teresi

 

 

San Bernardo  mostra a Dante l’ordinamento della rosa celeste. Al vertice siede Maria; sotto di lei Eva, Rachele e Beatrice, Sara, Rebecca, Giuditta, Ruth e altre donne della storia ebraica, che formano una linea di demarcazione tra i beati del Vecchio e del Nuovo Testamento. I primi occupano tutta la parte sinistra mentre ormai solo pochi seggi sono rimasti vuoti nella parte destra. Di fronte a Maria, nella parte opposta della rosa, vi è san Giovanni Battista, al di sotto del quale stanno san Francesco, san Benedetto, sant’Agostino e altri non nominati.

Anche questi ultimi beati, simmetricamente, costituiscono una linea divisoria, al di sotto della quale vi sono i fanciulli, che si trovano qui non per merito proprio, ma in virtù della grazia divina, che, come spiega san Bernardo leggendo il dubbio nella mente di Dante, viene ad essi concessa con diversa gradazione dall’insondabile giudizio divino.

Affetto al suo piacer, quel contemplante
libero officio di dottore assunse,
e cominciò queste parole sante:3

«La piaga che Maria richiuse e unse,
quella ch’è tanto bella da’ suoi piedi
è colei che l’aperse e che la punse.6

Ne l’ordine che fanno i terzi sedi,
siede Rachel di sotto da costei
con Bëatrice, sì come tu vedi.9

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei
che fu bisava al cantor che per doglia
del fallo disse ’Miserere mei’,12

puoi tu veder così di soglia in soglia
giù digradar, com’ io ch’a proprio nome
vo per la rosa giù di foglia in foglia.15

E dal settimo grado in giù, sì come
infino ad esso, succedono Ebree,
dirimendo del fior tutte le chiome;18

perché, secondo lo sguardo che fée
la fede in Cristo, queste sono il muro
a che si parton le sacre scalee.21

La «geografia» dei beati nella rosa risponde a quelle simmetrie compositive e a quel simbolismo che è parte essenziale della Commedia  e della cultura medievale del tempo di Dante, per quanto ciò sia lontano dalla sensibilità del lettore moderno: Bernardo indica a Dante che l'anfiteatro è diviso in due semicerchi che ospitano rispettivamente i beati dell'Antico e del Nuovo Testamento, il primo alla sinistra di Maria e già completo, il secondo alla sua destra e con alcuni seggi vuoti, entrambi destinati a raggiungere lo stesso numero di anime; la linea divisoria tra i due settori è costituita da una serie di beati disposti in colonna, al di sotto della Vergine (che siede nel punto più alto della rosa) e di san Giovanni Battista (che occupa il seggio di fronte a lei, dalla parte opposta). Ai piedi di Maria stanno alcune donne ebree dell'Antico Testamento, a partire da Eva che causò il peccato originale sanato poi dalla Vergine con la nascita del Redentore, mentre al di sotto del Battista siedono i santi più importanti dell'era cristiana, ovvero i fondatori delle tre principali Regole (Francesco, Benedetto, sant'Agostino) e altri santi non nominati, che formano una linea corrispondente a quella delle donne di fronte a loro.

Terminata la sua spiegazione, Bernardo esorta Dante a guardare il volto di Maria, perché solo il suo splendore potrà aiutarlo a contemplare la figura di Cristo: Dante vede sopra la Vergine un tripudio di angeli, e riconosce nella bellezza della Vergine uno spettacolo superiore a qualunque altro abbia visto, poiché Maria è quanto di più somigliante a Cristo. Il poeta vede poi un angelo scendere su di lei cantando 'Ave, Maria, gratia plena'  e spiegando le sue ali, mentre tutto il Paradiso prosegue il canto solenne dell'angelo accrescendo il proprio splendore. Dante domanda a san Bernardo, che per lui tollera di non essere nel proprio seggio all'interno della rosa, chi è l'angelo che contempla con tanto amore la Regina del Cielo: il santo, dotto e fervido cultore di Maria, spiega che in quell'angelo vi è sicurezza e leggiadria al massimo grado, in quanto si tratta del messaggero (l'arcangelo Gabriele) che annunciò a Maria l'incarnazione di Gesù Cristo nel suo ventre.

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Le anime eccelse della rosa dei beati

 

Bernardo invita Dante a prestare attenzione alle sue parole, poiché egli gli indicherà le anime più nobili della rosa dei beati. I due che sono felici in quanto siedono accanto alla Vergine sono come le due radici della rosa stessa: si tratta di  Adamo, che siede alla sua sinistra e che fu la causa del peccato originale, e di san Pietro, che siede alla sua destra e al quale Cristo affidò le chiavi simboliche della Chiesa. Accanto a Pietro siede san Giovanni Evangelista, colui che ebbe la rivelazione profetica delle future sventure della Chiesa stessa, mentre accanto ad Adamo si trova Mosè, sotto la cui guida gli Ebrei si cibarono della manna. Di fronte a Pietro siede sant'Anna, la madre della Vergine, che contempla in continuazione la figlia e non ne distoglie lo sguardo neppure quando canta osanna, mentre di fronte ad Adamo occupa il suo seggio santa Lucia, che esortò Beatrice a soccorrere Dante quando era smarrito nella selva oscura.

 

Riguarda omai ne la faccia che a Cristo
più si somiglia, ché la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo».87

Io vidi sopra lei tanta allegrezza
piover, portata ne le menti sante
create a trasvolar per quella altezza,90

che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
né mi mostrò di Dio tanto sembiante;

dal destro vedi quel padre vetusto
di Santa Chiesa a cui Cristo le chiavi
raccomandò di questo fior venusto.126

Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna,
tanto contenta di mirar sua figlia,
che non move occhio per cantare osanna;135

e contro al maggior padre di famiglia
siede Lucia, che mosse la tua donna
quando chinavi, a rovinar, le ciglia.138

Presenza costante nel Canto è poi la figura di Maria, che occupa il seggio più alto della rosa e dalla cui posizione dipende tutta la complessa distribuzione dei beati, mentre al centro del Canto è descritta la sua glorificazione ad opera dell'arcangelo Gabriele e nel finale Bernardo si prepara a rivolgerle la preghiera che consentirà a Dante di accedere alla visione finale di Dio.

L'insistenza sul ruolo della Vergine è chiaramente motivata dalla centralità del suo personaggio in tutta la vicenda cristiana, in quanto è grazie a lei che Dio si è incarnato redimendo l'Umanità dal peccato originale, rendendo possibile la salvezza che Dante ha descritto nella III Cantica: come già nel Canto XXIII è nuovamente Gabriele a rendere omaggio a Maria, stavolta esplicitamente nominato da Bernardo su richiesta di Dante, mentre ancora una volta è sottolineato il rapporto madre-figlio che la lega a Cristo, le cui fattezze Dante riconosce nel volto della Vergine (a differenza del Canto XXXI il poeta può intuirne la straordinaria bellezza).

Il Canto si chiude  con l'affermazione da parte del santo della necessità che Dante ottenga l'intercessione di Maria per affrontare l'altissima visione di Dio, cui le sue sole forze umane sono ovviamente insufficienti e che rappresenta la conclusione naturale del viaggio per cui il tempo è ormai finito, avendo Dante visto tutto ciò che poteva essergli mostrato: gli ultimi versi sono occupati dalle parole di Bernardo che prepara il poeta a ricevere il fulgore che gli consentirà di figgere lo sguardo nella mente divina e vedere in una suprema intuizione l'intera essenza dell'Universo, mentre l'episodio termina in modo sospensivo col santo che sta per pronunciare la sua santa orazione alla Vergine che costituirà l'inizio solenne del Canto successivo, tutto dedicato all'esperienza mistica e intellettuale che porrà fine alla Commedia.

San Bernardo ribadisce che non tutto è comprensibile con l'intelletto e determinate cose devono essere date per acquisite e accettate in base alla fede, senza perdersi in pensier sottili (che sembrano essere le astruserie della filosofia razionale che forse causarono il «traviamento» di Dante), mentre il snato sottolinea che l'evidenza delle cose cui Dante assiste è sufficiente a chiarire i suoi dubbi, per cui qui basti l'effetto. Quanto alla diversa età dei beati, più che a ragioni dottrinali essa sembra rispondere ad esigenze descrittive, in quanto le anime si presentano con l'aspetto che avevano al momento della morte e accanto a vecchi quali san Bernardo Dante può descrivere i fanciulli dal volto e dalla voce puerile.

Il giudizio divino, che assegna a ogni anima all'atto della creazione un diverso grado di grazia per ragioni insondabili all'uomo, il che riguarda ovviamente anche i fanciulli; spiega anche l'apparente ingiustizia dei bambini morti senza battesimo e confinati nel Limbo senza loro colpa, così come i pagani virtuosi vissuti prima di Cristo o i contemporanei nati in regioni ai confini del mondo, tutte cose inspiegabili in base alla ragione umana e da ricondurre al giudizio divino inconoscibile all'intelletto. Bernardo si sofferma sul fatto che nei primi tempi dell'Umanità, prima dell'istituzione della circoncisione, i bambini si salvavano grazie all'innocenza e alla fede dei genitori, mentre in seguito per i maschi fu necessario il «battesimo imperfetto» (cioè l'essere circoncisi) che ovviamente riguardava i soli Ebrei; dopo la venuta di Cristo si è reso indispensabile il battesimo, l'atto con cui vengono infuse le virtù teologali e senza il quale la salvezza è impossibile, come del resto già dichiarato dall'aquila in XIX, 103-105. La spiegazione di Bernardo è importante perché costituisce il suggello finale a tutta la complessa questione della predestinazione e della grazia divina.

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