Tommaso Romano, "Non bruciate le carte. Schegge del Mosaicosmo", a cura di Maria Patrizia Allotta, Introduzione di Marcello Veneziani, II. ed. ampliata, Prova d'Autore

 

 

 

 

 

La parola amicale
non è modulo né modello,
ma un dono.
La parola dettata dall’afflato è dovuta
come grazia.
La parola, così, si fa magia, incontro,
religiosità.
 
 
Vuole essere un’epifanica sorpresa, un regalo inconsueto, una carezza al cuore - per il controverso pensionamento - questa seconda edizione aggiornata e arricchita di Non Bruciate le carte in virtù dell’alto magistero che il Professore di Filosofia e non un Professore di Filosofia, ha saputo donare a svariate generazioni in nome del circuito alto del sapere e in relazione ai valori elevati dell’esistenza umana.
Ancora una volta le “schegge” raccolte in questo insolito florilegio sono state tratte, rigorosamente, dalla vasta e complessa opera dell’Amico-collega-Maestro, indipendentemente da ogni distinzione d’intendimento e genere e vanno collocate - in modo volutamente asistematico e atemporale - nell’arco di tempo che va dal 1980 ad oggi.
Chi ha scelto - con infinita modestia e senza alcun proposito esaustivo - queste “schegge” le suggerisce soltanto perché appaino come raccolta variegata, ma mai pensata come tale, in grado di rappresentare, in sintesi, sia la visione filosofica originale e preziosa del “mosaicosmo”, sia il singolare e autentico chiaroscuro del “flatus vocis” dell’opera libera di Tommaso Romano che, sempre con trepidazione - grazie alla fede nella parola che sostanzia la vita - ben racconta l’irripetibilità esistenziale di ciascun singolo e il valore profetico dell’esserci.
Come a volere ritrarre un unico abbraccio le “schegge” si annodano poi ai “frammenti” donati da cari sodali i quali, avendo compreso il singolare valore di questo emblematico dono, hanno assecondato - con infinita soavità - la lucida follia di chi adesso scrive che sempre invoca: Non bruciare le carte!  
Dunque, un tappeto musivo - voluto in modo corale e in virtù di autentica eufonia - capace di trasformarsi in fervore esistenziale dalla totalizzante bellezza e dall’assoluta armonia.
 

Maria Patrizia Allotta

 

 

 

 

 

 

... E DAI FRAMMENTI SALE UN’ARMONIA

 
 
 
Sono come tracce di una città perduta, le frasi raccolte da Maria Patrizia Allotta dalle opere di Tommaso Romano e presentate come aforismi lampeggianti in questa raccolta di pensieri.
Queste frasi sottratte ai rispettivi testi somigliano a iscrizioni di templi distrutti; capitelli mozzati, fregi scheggiati e colonne spezzate, allusioni di architetture più complesse, brani sottratti a discorsi più lunghi e fra loro diversi.
Eppure quelle frasi carpite al passaggio riescono ad evocare l’integrità di un pensiero e la compiutezza di un percorso, benché frammentarie e incompiute, a volte spezzate, se non reticenti; a volte come volessero farsi oracolari.
Siamo nel regno del pensar breve, un genere che pratico e amo da tempo, come autore e come lettore, per antica consuetudine con Pascal e con Nietzsche, con Cioran e con Hofmannsthal, con Gomez Dàvila e con Karl Kraus, per non citare altri, più classici o più vicini a noi.
Sono convinto che la scrittura breve, per aforismi e per brani, più si addice alla condizione culturale del nostro presente, perché è su misura di questa vita sbranata, che ha perso il Racconto globale e procede a morsi, per strappi, o per zapping, insomma priva di continuità, gremita di intermittenze.
Traspare in questi brevi frammenti una visione del mondo; una concezione romantica fondata però sulla solida architrave della Tradizione, il senso del bello e del sacro, la passione della poesia e l’amore per l’arte, l’attesa di Dio e la fede in Cristo.
E c’è più sommersa e discreta, ma viva, la passione per la propria terra, per la civiltà sì europea, sì italiana, ma mediterranea, meridionale e, soprattutto, siciliana.
Conosco Tommaso Romano da più di trent’anni. Conosco la sua vasta produzione, il suo impegno letterario, intellettuale e civile. Lo conobbi quando io ero autore ragazzo e lui era editore ragazzo, e pubblicò con le sue edizioni Thule nei lontani anni Settanta il mio primo libro, la mia tesi di laurea dedicata a Julius Evola e alla sua ricerca dell’Assoluto.
La pubblicò senza mediazioni, anzi senza conoscermi; ci incontrammo di persona solo alcuni anni dopo. Ma la sintonia di letture, di temi e di sensibilità fu evidente sin dalle origini e non ha mai cessato nel tempo.
Non pochi miei libri sono stati presentati da lui in Sicilia con vera condivisione di idee.
La polemica con il nostro tempo, l’amore fiero e un po’ desolato per la Tradizione, il gusto delle radici e la coltivazione delle identità culturali, il senso religioso e trascendente della vita... ritrovo in queste frasi un fugace assaggio di quella cultura, seppur filtrata dalla personale sensibilità dell’autore e della curatrice.
È la stessa curatrice, Maria Patrizia Allotta, a spiegare come nasce questa raccolta di pensieri: ha segnato le frasi che più le sono piaciute in opere poetiche e saggistico-letterarie di Tommaso Romano “quasi per gioco, senza alcun intendimento, liberamente, spinta soltanto da una grande emozione e un forte coinvolgimento”. Poi ha dato un’architettura ai testi sulla base dei contenuti.
È sorto così questo florilegio che pur nella dissonanza di piani e nel frammentario mélange di schegge, rivela a sorpresa una sua finale armonia.
 

Marcello Veneziani

 

 
 
 
 
Testimonianze di: Gonzalo Alvarez Garcia, Teresa Maria Ardizzone, Maurizio Massimo Bianco, Pia Blandano, Carmelo Fucarino, Diego Ciccarelli, Elio Corrao, Manlio Corselli, Domenico Di Fatta, Arturo Donati, Aldo Gerbino, Mario Grasso, Concetta Guagenti, Mario Inglese, Rosaria Inguanta, Giuseppe La Russa, Toniella Lamartina Giacalone, Salvatore Lo Bue, Antonio Martorana, Maria Elena Mignosi Picone, Umberto Palma, Guglielmo Peralta, Gianfranco Perriera, Vincenzo Pillitteri, Ida Rampolla del Tindaro, Fulvia Reyes Petrotta, Anna Maria Ruta, Antonino Sala, Ciro Spataro, Giovanni Taibi, Giovanni Teresi, Lucio Zinna, gli Amici ci scuola.
 
 
 
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