Presentazione di Tommaso Romano al volume "Fatti e misfatti della follia nella Real Casa dei Matti" a cura di Sebastiano Catalano

Un inventario di un dramma misconosciuto

Ho fatto una giovanile esperienza di visita all’Ospedale psichiatrico di Palermo che mi ha segnato per sempre.
Avevo un mio parente che mi portò a conoscere per un intero pomeriggio quella realtà che considerai subito come disumana.

Avevo già letto Franco Basaglia e l’istituzione negata e altri testi. Ovviamente ritenevo e ritengo che i problemi della salute mentale non si esauriscono in una negazione assoluta e tuttavia anche negli anni fervidi della mia collaborazione ad Antropologia criminale a Giurisprudenza, con il professore Gaetano Ingrassia, rafforzai studi e convinzioni.

Avevo anche conosciuto la poetessa Maria Fuxa che godeva di permessi di uscita e frequentava l’ASLA di Ugo Zingales pubblicando libri e mietendo premi. Mi sono poi occupato con un convegno e un numero speciale della mia rivista Spiritualità e letteratura di lei e della sua realtà.

Era una donna sensibilissima e la sua lirica alta e sublime.

Queste esperienze e visioni dirette di una sofferenza che veniva trattata ancora con le camicie di forza e gli elettroshock, unitamente alla promiscuità senza regole essenziali a cominciare dall’ igiene, mi hanno segnato e la pur breve conoscenza con Alda Merini, altra emblematica donna e artista, mi ha vieppiù convinto a testimoniare la unicità e la dignità di ogni essere umano in qualunque condizione di trovi.

La cattiveria è insita nella umana natura e tuttavia dobbiamo fare il possibile in noi e fuori di noi per non arrenderci al male e al conflitto fratricida. Molti anni fa ho conosciuto e subito apprezzato Sebastiano Catalano, un nuotatore instancabile fra libri antichi e rari ricordi e carte apparentemente inservibili con un Amore per Palermo e la Sicilia senza ombra di folklore inutile, sempre vigile, critico, sorvegliato consapevole, in una parola civile. Esattamente come il suo lavoro missionario allo Psichiatrico prima e dopo la Riforma, anche adesso da volontario del bene.

Con passione amore competenza senza fronzoli e non esibendo medaglie. Catalano scrive libri nel frattempo, compila con Paola Guarino una monumentale rassegna di negozi storici, compila con Edoardo Lazzara un prezioso Almanacco annuale, lo Zibaldone Palermitano, con l’autorevole avallo di Lino Buscemi.

Si fa con i giovani ignari portastendardo di una verità di risorgenza per chi ha avuto e ha problemi che la complessità e la insensibilità del nostro tempo accrescono.

Adesso il libro che Catalano ci propone è un inventario di un dramma spesso misconosciuto, vissuto come una colpa da parenti e amici degli assistiti, con trattamenti disumanizzanti che Catalano non solo ben conosce ma documenta con inoppugnabile e decisiva trasparenza.

Sembra un girone infernale ciò che è stato e ciò che per indifferenza rischia di perpetuarsi.

Dalla storia di Pietro Pisani alle schede ritrovate per una sorta di miracolo laico veritativo, Catalano ci consegna storie di dolore, di abusi e di sottovalutazioni cliniche e di psicopatologia a livelli molto deludenti compresi i bambini, i “trovatelli” che ben altro modo di intervenire avrebbero meritato.

Non solo denuncia in questo libro verità, ma analisi antropologica e sociologica che è monito e coraggiosa posizione partecipativa del Catalano che ha portato con determinazione a conclusione una indagine preziosa che vale più di ogni retorica inconcludente.

Un corredo di straordinaria importanza dà ulteriore significato ad ogni documento ritrovato ad ogni misfatto documentato, di ogni sconfitta e di ogni suicidio e violenza che si sarebbe potuta evitare. Ma soprattutto il libro ci propone un generale ripensamento e la via maestra per non ghettizzare e semmai valorizzare i talenti e le attitudini senza cadere in una sorta di anestesia generale.

 

 

 

 

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