“Massimo Cacciari: metafisica concreta/metafisica esistenziale?” di Antonio Saccà

Anni passati, e da tempo, un rimpianto amico, Helmut Sievers, svizzero tedesco, con  rilievo nel movimento di Chiara Lubich, i Focolsrini, mi invitòp, loro sede, a Loppiano, prossima a Firenze, vi ero stato con Lui anche prima, l'occasione, adesso: Massimo Cacciari aveva scritto un testo sul filosofo  Schelling,, volevointervenire? Lo determinava Piero Coda, docente di Teologia e Filosofia, e con ruoli  sostanziali  nella Chiesa Cattolica. Culturalmente. Sono  negatissimo alla metafisica che gira intorno a Dio s enza risolversi in fede, ogni  accenno trascentalistico mi susxita ripulsa, lo ritengo inconcepibie, l'universo è totalità e non può esistere trascendenza alla totalità, ciò che esiste  è nell'essere e se esiste  nell'essere,  non vi è trascendenza,.l'essere non può trascendere se stesso. Che vi siano gradi di realtà non occorre definirli come assoluto, trascendentalità, spirito separato dalla natura. Esiste solo l'essere ,anzi gli esseri, differenziati ma niente che ppssa oltrepassarlo, oltrepassarli Non che gli idealisti   fossero credenti in  un “oltre” ma  , lo accennavo, si aggirano  sull'oltre l'essere e soprattutto  non colgono la terribile verità, che lo “spirito” è dentro la natura e non viceversa, Ora non ho memoria della discussione, sedetti nell'immane salone popolatissimo, nell'uscire Cacciari mi si accosta per salutrmi,io non lo saluto, Egli rimane  per salutrmi, io non lo saluto. Ero colipito da un dolore al petto paralizzante, da impedirmi il respiro, e mi causò un gesto  che non avevo alcuna volontà di compiere. Ebbi modo di occuparmi del Suo testo su Schelling, ne valeva la lettura. Adesso, sempre di Massimo  Cacciari, “Metafisica concreta”, denominazione originale,  concreta la metsfisica?No! Ma  non può esserlo la metafisica tradizionale, che viene,da Massimo Cacciari, respinta,  laddove la metafisica come Egli la stabilisce sarebbe, è  “concreta”. Pagine e pagine dell'esteso volume sono distruttive, viene debiilitata la metafisica ufficiale, ossia: la cosa in sé, la sostanza, il mondo dietro il mondo, perfino anzi soprattutto Dio come”oltre”, ogni dualismo  che offre, suppone una realtà in superficie, appariscente, ed una realtà sotterranea vera, la vera realtà,  Cacciari , questa metafisica, la nega. La realtà è quella che conosciamo, che diventa pensiero nell'uomo,  Egli  perviene alla coniugazione tra filosofia e scienza, infatti: se non esiste una realtà che oltrepassa  la visibile, sperimentabile, conoscibile realtà, quale modo abbiamo per conoscerla se non la scienza? Pertanto la filosofia si stringa alla scienza, cessi il litigio tra scienza e filosofia, la realtà è una, conoscibile, e la sxienza è  finalizzata a conoscerla, certo, con la valutazione della filosofia, ma alla quale  fornisce conoscenza opportuna la scienza. E la metafisica, svanita? Mai. Cacciari rende metafisica l'oltrepassamento perpetuato della conoscenza, l'infinito scoprire nella mai finita voglia di conoscere, conoscere per agire, quale agire?Il dialogo tra gli uomini, l'amicizia, la passione cognitiva, l'oltrepassarsi continuo in una unversale fraternità di uomini nati per nobilitarsi superando se stessi e facendo del raggiungimento una partenza all'inesauribile “oltre” mondano. Quesra metafisica del tutto mondana, storica, sociale, associativa  dissolverebbe, dissolve la metafica senile della doppia realtà, di una realtà altra dalla nostra realtà ,è una metafisica circoscritta all'umanità, alla nostra natura resa storia, civiltà. Una metafisica che attinge al passato per il futuro, niente rinnegato ma tutto oltrepassato.

Ritengo che l'arte vale per umanizzare l'uomo massimamente  che la sxienza e la filosofia. Ma lascio da canto la faccenda. Torno alla metafisica. In un mio libro:Oltre Dio-Metafisica del Nulla, sostengo che la “vera” metafisica è l'interrogativo che annoto:come mai esiste l'essere (gli esseri, la realtà)? Non ne sappiamo nulla, sicchè l'unica metafisica concepibile è  il nulla sapere sul come mai esiste la realtà. Aggiugevo, aggiungo al Nulla il Niente. Il Niente è la realtà esistente, che diverrà polvere al vento notturno. Metafisica è ,per me, la cognizione del nulla sapere del come mai esiste  la realtà,  e del sapere che la realtà diviene niente, muore.  In quesra condizione, tra Nulla e Niente, l'uomo, il singolo, l'unico,l'irripetibile che ignora e di sicuro ignorerà come mai esiste lui e la realtà e sa che perirà eterrnamente. Quale conforto gli assegnerà la scienza innestata nella filosofia?Gli svelerà come mai esiste la realtà?Gli eviterà la morte come individuo non replicabile?  Posso capire che annullare lo sgomento di vivere ignorando come mai esiste l'esistenza e incuranti del niente che ci  dissolverà rifugiandoci nel conoscere scientifico fattivo e nella comuncazione tra soggetti amichevoli  possa consolarci. E si consoli chi riesce ad accecarsi l'orrore di stare in un carcere condannato a morte per essere nato,senza capire perchè esiste il carcere, perchè esiste il carcerato, se vi è un carceriere, sicuri esclusivamente che neanche un granello sopravviverà dell'interà umanità! Signifixa non vivere e fermarsi nell'angoscia del Nulla sapere, Niente restare? No.. Vivere, conoscere, esprimersi(Non”comunicare”, esprimere, arte non solo conoscenza amichevole, Philia)). Dico a Cacciari che vi è una diversa Metafisica, non della realtà oltre la realtà fenomenica ma della realtà su se stessa, dell'uomo su se stesso: Non ne sappiamo nulla. Saremo costretti ad abbandonare la Terra amatissima senza capire alcunchè se non dettagli, la scienza non supera i dettagli, Cacciari! Dovremmo contentarci, non cogliere questi limiti della scienza?La scienza conoscenza infinita?Il contrario, la scienza nell'ignoranza del come maiesise la realtà e nel non evitare la morte dell'individuo è un albero con molti rami senza radici. “Quesra” metafisica, sgomento al non sapere alcunchè sull'essere(esseri)  è realistica, la viviamo..Non spartisce  con la metafisica canonica meno che mai con la vacua domanda del “prima” dell'essere. Certo, è una metafisica per chi la “sente”. Se gli uomini si contantano di vivere nello scambio cognitivo universalizzato e nella pratica dell'avanzamento , nessuna obiezione. Ma nessuna obiezione ad un'altra metafisica:siamo all'oscuro del come mai esiste la realtà ed annienati dalla morte. Agiamo, conosciamo, oltrepassiamoci. Ma la cornice è tra Nulla e Niente. E “questa” Metafisica è concretissima ma è un'altra metafisica. Oltre l'uomo del pensare scientifico filosofico e del fare, vi è l'uomo del sentire, dell'esprimere, vi è l'uomo esistenziale. L'individuo, il singolo, l'Io, unico, mortalissimo, il quale non  riesce a comprendere come mai esiste la realtà,  e perchè deve morire amando vivere. Queste situazioni costituiscono , ribadisco, Metafisica esistenziale, o come si definiscono,  Chi non si pone, non prova in sé queste situaziini, e si limita al dato, da conoscere e sul quale operre, sia,  ma vi è pure chi conoscendo, comunicando, operando sente l'oppressione del Nulla(nulla so del come mai esiste la realtà) e l'orrore della morte(finiamo nel niente) sarà non concreto ma resterà umano. Merafisica concreta ma anche Metafisica esistenziale! Arte e coscienza dell'io, mortale e nell'oscurità dell'essere:l'uomo. Agente, nel buio..

Massimo Cacciari, Alberto Asor Rosa, io siamo o siamo stati presso che della sressa generazione, e in giovinezza marxisti. Lo scopo dell'uomo:conoscere per trasformare l'uomo in una realizzata umanità. Asor Rosa rimase fedele al proletariato come soggetto di tale realizzazione; Cacciari non indica un soggetto attuativo, ma indica lo scopo, la Philia; io ormai mi sffido a piccoli gruppi  altamente qualitativi specie in terreno estetico, se salviamo l'arte salviamo l'uomo. Ecco, salviamo l'uomo, se non dalla morte almeno nella vita. L'uomo ossia gli individui. Il singolo soprattutto esistenziale-estetico. Ed aggiungo, limitare l'uomo al conoscere per comunicare , in fondo all'utile anche umanizzato, è restrittivo. L'uomo, l'individuo  è gravato di solitudine irrimediabile in quanto appunto individuo. Nessuna conoscenza, nessuna concretezza universalistica simpatica rimediano la orrenda cocretezza della morte individuale. Vano pensare questo, non “serve”? E chi ne è certo rispetto a chi ne è incerto? L'uomo ha ciò di proprio, dubita sull'esistere o non esistere.  Se vivere o negarsi.Il resto va bene per gli animali e per le piante. Le stelle e le pietre.

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