L’attentato a Wojtyla nel libro di Preziosi: “Il Papa doveva morire” (Ed. San Paolo) - di Giuseppe Massari

Il 13 maggio 1981, in piazza San Pietro, si consuma uno degli attentati più gravi della storia recente. Un sicario, Ali Ağca, spara a Giovanni Paolo II per ucciderlo. Nel suo nuovo libro dal titolo “Il Papa doveva morire” (edizioni San Paolo), il giornalista Antonio Preziosi, a 40 anni di distanza analizza quel fatto, con la cronaca minuziosa di quel pomeriggio concitato, in cui tutto divenne, realmente ed umanamente inspiegabile, ma tutto logicamente inserito in un contesto di fede, di quel divino misterioso, tanto e ancora più importante del mistero che avvolse l’attentatore e i suoi mandanti. Da quel momento, infatti, il Pontefice resterà convinto, per tutta la vita, di essere stato salvato dalla misericordia di Dio, per intercessione di Maria che avrebbe materialmente deviato il proiettile. “Una mano ha sparato, un’altra ha guidato la pallottola” Giovanni Paolo II. Infatti, Preziosi, su questo punto racconta che fu lo stesso chirurgo Francesco Crucitti, primario del Policlinico Gemelli che operò Wojtyla d’urgenza per salvargli la vita, a non riuscire a spiegarsi la “strana traiettoria” del proiettile: un percorso a zig-zag, entrato dall’addome, uscito dal bacino, che evitò tutti gli organi vitali e l’arteria principale, di pochi millimetri. In quelle ore l’angoscia saliva per le sorti del Papa e il mondo si mise a pregare; ritrovò la forza, il conforto, la fiducia nella preghiera. Fu un grande momento di rinascita spirituale. A tal proposito vale la pena riprendere una parte della prefazione del Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, che, nella prefazione, sottolinea“Questo libro ha il merito di porre l’attentato come una chiave di lettura dell’intero pontificato, per evidenziare quanto Giovanni Paolo II abbia visto in quel fatto una ‘rinascita spirituale’. Miracolosamente, anche le fasi più critiche del delicato intervento chirurgico furono superate. Il mondo intero, senza barriere e confini ideologici, tirò un sospiro di sollievo. La missione pastorale di Giovanni Paolo II poteva e doveva continuare fino al compimento di quel gesto supremo che la visita in carcere al suo attentatore, concedendogli il perdone, facendogli intravedere la misericordia di Dio. Preziosi, con dovizia di particolari, con l’acume del giornalista e del professionista dell’informazione, accendo i suoi riflettori sulla fede profonda di Karol Wojtyla, che si affida alla Madonna con il suo motto “Totus tuus”, che un anno dopo l’attentato si reca a Fatima e fa incastonare il proiettile che lo ha colpito nella corona della statua di Maria. Fatima, da dove tutto ha inizio, con il “Terzo Segreto” che, il Papa ne era convinto, parlasse del suo assassinio. Tra le questioni rimaste aperte l’improbabile errore di Agca, killer professionista, che, sparando da meno di quattro metri, non riesce a uccidere il Pontefice. E, poi, il mistero della seconda suora (oltre a quella che materialmente bloccò con energia la fuga del killer) che avrebbe trattenuto il braccio di Agca, facendolo sbagliare. Non si seppe mai chi fosse. Tutti segni che – ne era convinto il Papa santo – hanno a che fare con la misericordia di Dio. Che ha voluto risparmiarlo, perché da quel momento, per lui, aveva un disegno particolare. Tra ipotesi descrizioni, indiscrezioni, ipotesi e ricostruzioni, l’autore racconta alcune testimonianze dirette, come quelle di suor Letizia Giudici che fermò il terrorista Ali Agca e del professor Renato Buzzonetti, il medico del Papa. Tantissimi, poi, i dettagli ricordati dal card. Stanislao Dziwisz, già segretario personale del Papa, e da diversi altri testimoni.

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