Danilo Maniscalco, “Itinerario Liberty, tre percorsi nella Palermo della Belle Epoque” (Ed. Kalos) – di Gaetano Celauro

L’autore è un competente studioso del Liberty e non solo, a cui ha dedicato molte sue pubblicazioni a questo stile così particolare e caratteristico di un periodo specifico quale quello che si espresse in maniera significativa tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. E di Liberty e di Belle Époque a Palermo tratta questo accattivante e ben documentato volume che racchiude tre percorsi diretti ad una conoscenza quanto più precisa e dettagliata dell’architettura liberty a Palermo.
Il periodo del Liberty è un periodo glorioso per la città di Palermo in cui si diede vita ad una bellezza prodotta in un arco di tempo limitato, in poco meno di venti anni, tra il 1897 e la fine degli anni Venti del Novecento. Si attuò durante la parte terminale del secolo del ferro, cioè l’Ottocento, una salda commistione tra l’artigianato e la capacità produttiva del tessuto territoriale e un’eccellenza di ingegneri e architetti. Un insieme di interessi culturali e umanistici che ancora oggi trova espressione, nonostante la tragedia del “sacco di Palermo”, che è motivo di orgoglio per i palermitani.
Un libro prezioso anche per la sua sintesi efficace pur nella validità dei contenuti, che in tre percorsi per nulla scontati, racchiude quanto si propone e occorre sottolineare come pochi avevano indagato prima dell’autore, la possibilità di ricercare del Liberty anche in architetture meno appariscenti di cui è disseminata la città borghese.
Una vera e propria “Guida” al Liberty, che è di facile aiuto e supporto per chi si avvicina alla conoscenza di questo stile particolare e alle sue testimonianze nel tessuto urbano di Palermo. E questo partendo da un punto di raduno della piazza centrale di Palermo, quella davanti al teatro Politeama, piazza Ruggero Settimo e che poi si dirama nelle aree circostanti. Dall’area del c.d. “ Firriato di Villafranca” dove nel 1891-1892 si svolse l’ importante Esposizione nazionale parte il il primo percorso mentre il secondo segue la via Dante, già via dell’Esposizione per concludersi nel Villino Florio. Segue il terzo percorso della via Libertà verso il centro storico cittadino dove insieme ad altri stili e stratificazioni millenarie, vi è anche il Liberty.
Lo stile Liberty è intessuto nella città ed illustri architetti con le loro scuole si sono cimentati in molte opere, tra i tanti Ernesto Armò. Il Liberty è stato anche un sistema che ha connotato alcune aziende semi artigianali, che hanno prodotti mobili come i Ducrot, ma anche i tanti artigiani dell’intonaco che hanno costruito dei fregi che hanno inserito in costruzioni non di rilievo e importanti, come pure in quartieri popolari. Vi è stata una vera e propria contaminazione con questo gusto che ha permeato tutta la società dell’epoca. Uno stile che è stato riscoperto, prima considerato intorno agli anni Quaranta, vecchio e obsoleto se non di cattivo gusto La demolizione di edifici ecclettici e liberty, sull’asse Libertà Notarbartolo, nutrirono il sistema mafioso che aveva in appalto le demolizioni, le costruzioni, gli stessi lavoratori edili. Ma, la vera causa di questo sfacelo fu il piano regolatore che non seppe fare argine alla speculazione edilizia.
Il merito di questo libro è quello di ricostruire una città Liberty, un’impresa non facile da realizzare, andando a cercare nei meandri, nei vicoli, nelle strade e traverse, tutto quello che poteva essere legato a questo stile. Un libro che ci illustra i fregi e le decorazione ma che esplora anche iniziative contemporanee di Case e abitazioni private, Case Museo quasi del tutto sconosciute quali Casa Thule costruita intorno all’idea di bellezza e collezionismo di Tommaso Romano e Casa  museo Raffaello Piraino. Sono due idee di colto collezionismo che raccoglie tra le pieghe, l’idea del Liberty nelle diverse realizzazioni e arti decorative, quali la ceramica Florio. Sono due luoghi fuori dal tempo dove ci si immerge in un passato e un tempo perduto che fa memoria.
Tra i tanti esempi di questo stile, si citano nel libro due sedi di istituzioni culturali, come Villa Zito, sede della Fondazione Sicilia e la GAM (la Galleria di Arte moderna) che sono due fiori all’occhiello per l’arte e la cultura di Palermo.
Nei tre percorsi indirizzati non solo ai turisti ma anche se non soprattutto agli indolenti residenti, dimentichi delle loro origini, si è voluto allargare il percorso ai contenitori museali, che possono essere un’espansione ed estensione dell’esperienza estetica che si vuole promuovere. Con questi edifici si scende vieppiù nel particolare, accarezzando e godendo con gli occhi la pittura. Villa Zito ha un repertorio floreale importante strettamente legato alla produzione di Ettore De Maria Bergler come il ritratto della bellissima figlia di Donna Franca e Ignazio Florio, che morì colpita da una terribile pestilenza che avviene a Palermo nei primi del Novecento. Passando alla Gam, vi è invece da ammirare un opera fascinosa quale “Il Peccato" assolutamente da vedere, un magnifico e suggestivo quadro di Franz Von Stuck , il più importante rappresentante della “Secessione di Monaco” che annovera anche Klimt tra i suoi massimi esponenti,  dove viene raffigurata un donna voluttuosa con un serpente che la cinge intorno.
Uno dei punti finali degli itinerari è piazza Principe di Camporeale dove vi era la tenuta dei Florio all’Olivuzza, un vero e proprio paradiso terrestre con voliere e struzzi che circolavano liberamente.  Rimane il Villino liberty ristrutturato dopo l’incendio che ne ha distrutto gli interni e gli arredi ma che nondimeno testimonia una dimensione domestica particolare. Il “Liberty” veicola e diffonde un’idea di bellezza che investiva tutti gli strati sociali come nel caso della “Pupa del Capo”, magnifica insegna liberty a mosaico di un panificio nell’omonimo quartiere popolare di Palermo.
 
 
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