“Considerazioni sul fiumanesimo” di Ferdinando Bergamaschi

Nel 2002 Claudia Salaris pubblica presso Il Mulino quello che è forse il suo libro più importante, Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume. In questo volume si prendono in considerazione i temi e le figure più significative di quella esplosiva e irriverente esperienza che fu l’occupazione di Fiume iniziata nel settembre del 1919 e conclusasi negli ultimi giorni di dicembre del 1920: da Gabriele D’Annunzio a  Filippo Tommaso Marinetti, da Mario Carli a Ludovico Toeplitz, da Guido Keller a Leon Kochnitzky, da Giovanni Comisso ad Harukichi Scimoi, da Emilio Settimelli a Mino Somenzi. Ma soprattutto in questo lavoro viene portata avanti una tesi di fondo che scorre per tutto il libr

o come un filo rosso. Questi futur-arditi, infatti, secondo l’Autrice, sarebbero i precursori di tutti i movimenti ribellistici-libertari di tutto il Novecento, specie del femminismo e del Sessantotto, ma anche del movimento del Settantasette, e di fenomeni come il naturismo, il nudismo, l’emancipazione sessuale e quindi l’emancipazione omosessuale, la liberalizzazione delle droghe (tutte situazioni anche attuate da alcuni di questi libertari durante l’occupazione di Fiume) o di proposte completamente visionarie come l’abolizione delle carceri e l’eliminazione del denaro. Inoltre la via intrapresa dalla Salaris è quella di aver voluto negare, nella sua essenza per lo meno, la correlazione tra l’esperienza di Fiume e l’esperienza del fascismo. Guardando la cosa da un certo punto di vista, in effetti, se da un lato la Carta del Carnaro fiumana può essere considerata come una delle genitrici non solo della Carta del Lavoro fascista ma di gran parte delle conquiste sociali e sindacali del fascismo, è evidente che tutto quel che riguarda invece il libertarismo individuale di Fiume non si addice con un autoritarismo quale il fascismo fu. Questa tesi sviluppata dalla Salaris (e cioè l’affinità di fondo tra fiumanesimo e sessantottismo e la non continuità tra fiumanesimo e fascismo) ha suggestionato molti. Ma in essa troppi nodi rimangono al pettine e troppi conti non tornano.  Intanto, ciò che prima di tutto balza all’occhio, è che la grande maggioranza dei personaggi che diedero vita all’esperienza-avventura di Fiume aderirono in vario grado al fascismo di Mussolini: da Marinetti (che aderì anche alla Repubblica Sociale Italiana) a Mario Carli a Emilio Settimelli a Mino Somenzi che aderirono convintamente al fascismo insieme con quasi tutto il movimento futurista; a Guido Keller e Giovanni Comisso che, pur senza grande partecipazione, fiancheggiarono il fascismo; e a tutti è noto il rapporto di stima e amicizia, pur fra tanti distinguo da parte di entrambi, tra il vate e il duce. E quasi tutti i legionari fiumani saranno poi fascisti.  Questo già a un primo sguardo. Ma oltre a questo vi sono almeno due temi che sono comuni a fascismo e futur-arditismo fiumano, e sono due temi fondamentali: il patriottismo e il mito della giovinezza. Questi due temi incendiano sia il fascismo mussoliniano (sfociando anche nell’eccesso purtroppo)  sia il futur-arditismo fiumano e senza di essi i due movimenti non hanno alcun senso. Se a ciò si aggiunge, come si è detto prima, il tema della giustizia sociale e della emancipazione sociale, che il fascismo approcciò con riformismo e gradualismo e il fiumanesimo con impeto rivoluzionario, si ha una comunanza tra i due movimenti veramente notevole. Certamente rimane fuori da tutto ciò la questione dell’emancipazione individuale (ma non collettiva) femminile, unico tema importante a marcare la distanza tra fascismo e fiumanesimo. Da questo punto di vista il fiumanesimo fu innovativo e il fascismo reazionario. Infatti il fascismo frenò gli importanti impulsi femministi che il libertarismo fiumano aveva proposto e da questo punto di vista si può invece constatare una comunanza tra fiumanesimo e sessantottismo; ma, a ben vedere, riguardo i temi fondamentali, solo da questo punto di vista.

Comunque, se si volesse approfondire il confronto tra fiumanesimo e sessantottismo (da non assimilare con il ben più serio movimento dei primi beat di Kerouac e sodali), diremo che il Sessantotto se da un lato ebbe il merito di accogliere la dirompente questione femminile e di sviluppare innovativi impulsi in campo artistico (specialmente nella musica), dall’altro lato fu davvero poco interessante e seppe solo incidere nel creare un nuovo conformismo, nel quale questo movimento infine sboccò. Un conformismo esistenziale, che si prefiggeva di far piazza pulita del mito patriottico, senza però avere per questo scopo un degno sostituto se non un astratto internazionalismo slegato dalla realtà. Anche nel fiumanesimo era forte lo slancio internazionalista, e in parte persino nel fascismo, ma in quanto in essi (a prescindere da come li si giudichi) questo “internazionalismo” prendeva le mosse dalla “coscienza di popolo-nazione” e in questa coscienza aveva il piede d’appoggio per gettarsi dal nazionale all’universale. Nei protestatari sessantottini invece questa “coscienza di popolo-nazione” viene negata e denigrata ed essi si gettano nell’universale senza avere nulla sotto i piedi. Ecco perché il loro approdo esistenziale sarà quello di un particolare conformismo borghese: non più il vecchio conformismo borghese (ancora accettabile) dei prudenti ma quello nuovo (e intriso di pensiero unico) degli intolleranti.

La Salaris tira le somme della sua ricerca con l’esprimere queste parole: “La vita-festa è tipica soprattutto delle ribellioni caratterizzate dalla transitorietà, nate non per durare, ma per tracciare un segno, indicare una via, comete effimere destinate però a rimanere nella memoria collettiva e a incidere anche dopo la conclusione della loro parabola, come il Sessantotto, o la reggenza di Fiume, nella cui costituzione si legge che la musica è il principio centrale dello Stato. Uno stato davvero irreale che si finanzia con i clamorosi colpi di mano degli Uscocchi, in ricordo degli antichi pirati, che attira a sé artisti, bohémien, anarchici, avventurieri, apolidi, omosessuali, dandy, militari, riformatori d’ogni tipo.” A parte il paragone forzato col Sessantotto, di cui si è detto, vi è del vero in queste parole. Ma in quanto vengono subito dopo integrate e completate da un pensiero del tutto “aristocratico” e cioè dalle parole di Nietzsche in quel passaggio delle Considerazioni inattuali che dice: “agire in modo inattuale, cioè contro il tempo, e così sul tempo, in favore (spero) di un tempo a venire”.

 

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