Antonio Faita - Luciano Antonazzo, “La famiglia Letizia in età barocca. Ricostruzione storica e biografica. Opus pennicilli xcellentis pictoris Agnelli Letitia Alexanensis” (Schena Editore) - di Giuseppe Massari

Dalla Prefazione di Mimma Pasculli Ferrara,  Professore Associato dal 2000 (Settore Scientifico Disciplinare L-ART/02 STORIA DELL'ARTE MODERNA) titolare della Cattedra di "Storia dell'Arte Moderna", "Storia Comparata dell'Arte dei Paesi Europei", ricopre per affidamento l'insegnamento di "Storia dell'Arte Regionale in Puglia" presso la ex Facoltà di Lingue e Letterature Straniere (Dipartimento di Lettere Lingue Arti) dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro".

Il volume illustra la biografia del pittore Aniello Letizia (napoletano di nascita ma per parte paterna di origine alessanese, cioè di Alessano , centro cittadino in provincia di Lecce), nonché del cugino Oronzo Letizia. Di entrambi, che con la loro arte diedero lustro al Salento dalla fine del XVII secolo fin oltre la metà del successivo, si tracciano anche le vicende familiari, aspetto fin qui mai affrontato dagli esperti. Con l’ausilio di documenti inediti, rinvenuti sia in Napoli, presso gli archivi di Stato, Fondazione Banco di Napoli e Curia Arcivescovile; in quello di Stato di Lecce, in quelli parrocchiali (Alessano, Patù, Presicce, Lecce, Gallipoli e Galatone) e diocesani (Gallipoli, Lecce e Ugento), si fa piena luce sull’anno di nascita e sul primo nome di battesimo di Aniello, come anche sulle vicende sue e della famiglia Letizia. Si sapeva che era figlio d’arte in quanto il padre Domenico era iscritto alla Corporazione dei pittori di Napoli mentre non si era a conoscenza che la sua specializzazione fosse quella di pittore su cristallo. Rientrato in Alessano sul finire del 1600 in un primo tempo collaborò verosimilmente col cugino Oronzo che con la sua famiglia si era trapiantato a Lecce. Nonostante la sua arte fosse considerata dagli esperti inferiore a quella del cugino la sua produzione pittorica fu di gran lunga maggiore. Ciò è dovuto certamente ad un suo presunto apprendistato presso Luca Giordano, ma forse in misura maggiore al clamore suscitato nel 1714 da un presunto evento miracoloso riconducibile ad una immagine di san Bernardino Realino da lui dipinta. Delle prime opere di Aniello si è rinvenuta solo qualche sporadica notizia mentre la sua attività è ben documentata per i lavori eseguiti, a partire dal primo decennio del 1700, per la chiesa del SS. Crocifisso della Pietà di Galatone e per gli oratori confraternali della Purità e del SS. Crocifisso di Gallipoli. Inoltre, un excursus delle sue opere ‘certe’, documentate o datate, senza sconfinare in fantomatiche analisi comparative, con ipotetiche attribuzioni sulle varie opere disseminate in ‘Terra d’Otranto’. Aniello dalla consorte Agnese Fanuli non ebbe discendenza, ciò che gli consentì di vivere una vita agiata a differenza di Oronzo che vide dilapidata la sua fortuna ad opera dei suoi due figli maggiori già durante la propria vita. Negli ultimi anni della sua esistenza infatti fu costretto a far entrare in Conservatorio le due figlie più piccole mentre Aniello accoglieva presso la sua casa la nipote Chiara, figlia del fratello Gennaro che ebbe buona fama di scultore. E fu proprio Chiara ad essere nominata propria erede da Aniello. Ma alla morte di questi sorsero gravi controversie su detta eredità con una netta contrapposizione tra Gennaro e la figlia che si vide costretta anche, per l’opposizione del padre, a contrarre un matrimonio segreto. La questione dell’eredità di Aniello rimase aperta e sembra che solo dopo la morte di Chiara e di Gennaro la vicenda trovò una soluzione. Questo lavoro è rivolto a tutti gli studiosi di arte, di storia-patria, alle guide turistiche per approfondire il loro operato e a tutti coloro che con la loro sensibilità vogliono preservare e recuperare il nostro patrimonio storico-artistico.

 

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