“Tornare a se stessi ossia all’arte” di Antonio Saccà
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- Category: Arte e spettacolo
- Creato: 12 Dicembre 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Tra la fine del XX secolo è l'inizio del XXI si confermò una tendenza che aveva origini da alcuni decenni, conclamata da pochi ma rispettabili analisti: il fallimento del proletariato e della borghesia. Mi riferisco al fallimento qualitativo non quantitativo,. dal punto di vista della civiltà. Quello che conta.Gli strumenti di produzione al maggior potere suscitano un consumo esteso al maggior numero, un consumo di massa, viene definito, è una possente conquista dell'umanità. La gente può avere qualcosa e qualche piacere, qualche godimento ,qualche vanità, qualche esibizionismo, niente da criticare, la penuria non è una virtù se non scelta, La povertà è da lasciare alla volontà degli asceti , dei santi non agli affamati che stentano la vita.
Esiste, però, un gravissimo elemento turbativo. Se la borghesia produce per il maggior numero, per le masse, le masse consumano dei prodotti confacenti
alla massa, stabilendo il trionfo della non qualità. Il maggior numero prevale in quanto è il maggior numero di compratori. Chi produce cerca di vendere il maggior numero di prodotti. Abbiamo una produzione di massa per le masse .Niente da
dire,dicevo, ma la quantità sostituisce la qualità. Soprattutto in campo estetico. È la rovina delle civiltà, anche per un elemento insinuato decisivo, la reclamizzazione, un prodotto non vale in quanto vale ma in quanto è reclamizzato che vale. Tutto ciò che passa per le strutture mediatiche comunicative che rendono famoso ,notorio il prodotto fa dominare il prodotto. E’ una alleanza ferale, prodotto di massa reclamizzato con strumenti percepiti dalle masse che lo conosce in tal modo e se ne convince conoscendolo in quel modo grandioso. Se non scorri per tali mezzi di reclamizzazione non esisti. COME SAREBBE IMMAGINABILE CHE UN PRODOTTO ESPOSTO DA TALI MEZZI NON VALE! Ne viene la glorificazione e il fallimento della borghesia e del proletariato, dal punto di vista esclusivo della civiltà, ripeto. In quanto la combinatoria, prodotto di massa reclamizzato alla massa, quindi conosciuto e vantato, rende vendibile qualsiasi prodotto anche deteriore. Al venditore conviene, al compratore non conviene ma è offuscato dalla reclamizzazione; acquista un prodotto vantato. Ignoro se vi siano studi sugli effetti sociali della reclamizzazione e la connessione con la vendita di prodotti di massa in tal modo mentisca la qualità. Il prodotto più reclamizzato diventa il migliore. Si comprenderebbe il maleficio delle nostre società,. la catastrofe, addirittura. Tutti coloro che sognavano, ipotizzavano teorizzavano una civiltà diversa e qualitativa mediante l'avvento del proletariato sono disillusi doppiamente, perché il proletariato non ha assunto il potere, perché il proletariato, non soltanto il proletariato è aggiogato al sistema della vendita reclamizzata al di fuori della qualità. Da precisare, il rapporto della merce non è soltanto con il proletariato ma con tutta la società, nomino il proletariato in quanto vi fu una prospettiva alternativa alla merce reclamizzata dequalificata nel proletariato. Delusa..
Se tutto ciò è indigeribile nel terreno della merce, diventa velenifero in terreno estetico. È incredibile come la reclame, il rumore, fattori esterni all’opera penetrano, distorcono, volgono il giudizio. Pochissimi leggono, sentono, vedono con sensibilità personale. Piuttosto, se l’opera scorre nei mezzi di comunicazione e la reclamizzazione. Avendo insegnato Sociologia delle forme espressive(Arte) ho esperienze umoristiche. Leggendo Autori non dichiarandone i connotati , gli uditori, studenti o in conferenze, strisciavano i volti in smorfie di noia, ma se svelavo i nomi diventavano seri e si vergognavano di essersi ammorbati. Il giudizio conforme per il tremore di opporsi alla reclamizzazione degli autorevolissimi strumenti di comunicazione reclamistici..Paura di sbagliare e di essere contro l'onda corrente comunitaria. Si può mettere fine a questo andamento antisoggettivo, antipersonale, antilibero? No. Non c'è possibilità.SE ENTRI NEL MECCANISMO DESCRITTO.L'unica soluzione , paradossale,sta nel coraggio del fallimento apparente o del fallimento diciamo reale che però viene trasvalutato. Volgersi radicalmente, assolutamente alla qualità, a costo di sacrificare l’immediato, sterzare l’orientamento dal piacere al “pubblico” a piacere da sé per sé,ma scontenti anche sulle vette, e ammirare la strabiliante presenza di uomini che hanno tenuto il livello espressivo come la più amata passione sfuggente però cercata e talvolta abbracciata, soli, chiusi, ostinati, pagandone il costo del non presente riconosciuto. Qualcuno raccoglierà l’opera? E’ il paradossale cammino imposto oggi alla qualità dell’arte. Entrando nella via corrente si scade diventando corrivi. Un rischio presso che suicida. Nessuna certezza che avverrà il capovolgimento. Innumeri suppongono queste metamorfosi. Ma per taluni è impossibile oltrepassare la solitudine insoddisfatta dello specchio: tu e la tua opera, in te e per te. Una sensibilità vulnerabilissima impedisce di farsi avanti, reclamizzarsi, sbandierarsi, primeggiarsi, rendersi.pubblico. In epoca i reclamistica è un precipizio. Niente da fare. Il terrore della volgarità, paralizza l’entrata in territorio sociale.corrente.E l’Autore si rende inesistente, esiste l’opera.E con la sua opera è possibile che qualcuno raccolga l’AUTORE SIGILLATO.Del resto la nostra ’epoca incorona riesumazioni, da Fernando Pessoa, che non si riconosceva esistente a Franz Kafka che esisteva per negarsi, scendendo a Gìuseppe Tomasi di Lampedusa, isolano isolato, a Guido Morselli che comprendendo la degradazione del sistema culturale scelse addirittura di non fare parte degli esistenti. Qualche nome. Personalità indicative. Vince chi percorre strade senza uscita che altri temono di affrontare?No. Chi sa quanti restano sepolti con opere che meriterebbero nomea. Vale però il contrario, la coniugazione della reclamizzazione con il prodotto al maggior numero di vendita è la stufa per una sera e si fa cenere prima della mezzanotte.TENTARE DI MANTENERE VIVA LA VITA INDIRETTAMENTE CON L’ESPRESSIONE E’ LO SCOPO RISULTANTE DELL’ARTE COMPIUTA. L’UNICA MANIFESTAZIONE DELL’UOMO CHE MANTIENE IL SENTIRE OLTRE LA VITA DI CHI LA ESPRESSE. IN QUESTO TENTATIVO DI IMMORTALITA’, ILLUSORIA PER TE, MA TALVOLTA NON PER L’OPERA TUA, SII TE STESSO.MANTIENITI INDIVIDUO. NON FALSARE IL TIUO SENTIRE. SCRIVI PER TE STESSO SOLO IN TAL MODO SCRIVERAI O COMPORRAI O DIPINGERAI PER GLI ALTRI. L’INVIDUALITA’ E’ IL RICAMO DELL’UNIVERSO E L’ARTE LO MANIFESTA ESPRIMENDOLO.LA RECLAMIZZAZIONE E’’ LA VOLONTA’ DI UNIFORMARE. OSSIA LA MORTE. . QUALE INNUMERABILE GEMMAZIONE VIVE NELL’ INDIVIDUALITA’. CIASCUNA HA ESPRESSO, CIASCUNA TI ACCRESCE NELLA DIFFERENZA E TI RENDE INDIVIDUALE NEL TUO SENTIRE.. QUESTA E’ VITA, IL MOLTEPLICE INDIVIDUATO ESPRESSO DSALL’IO DALL’IO. IL RESTO DIAMOLO ALLA MORTE. INSENSITIVA UNIFORME. OGGETTIVA.