“Per una scienza e una tecnologia al femminile” di Maria Nivea Zagarella
- Dettagli
- Category: Categorie
- Creato: 19 Settembre 2023
- Scritto da Redazione Culturelite
- Hits: 50
Amalia Ercoli Finzi e Elvina Finzi, già autrici nel 2021 del libro per ragazzi “Oltre le stelle più lontane”, un racconto a due voci in cui madre e figlia, negli anni che vanno dal dopoguerra (quando erano ancora molte le cose poco adatte alle ragazze) al boom del benessere, scoprono e affermano la loro prepotente “vocazione” per la Scienza, tornano oggi sull’argomento, e sul reciproco passato, con il volumetto “Sei un universo”, “battagliero” sin dal titolo.
Il discorso delle due scienziate si rivolge specificamente alle ragazze di oggi, future, auspicabili, donne leader domani nel mondo delle scienze e della tecnologia. Il libro, scritto ancora una volta a quattro mani, alternando episodi della loro vita (Io, Amalia… Io, Elvina…) a valutazioni e moniti di carattere generale, fa emergere la straordinaria carriera di queste due coraggiose e determinate donne che, collaborate dai mariti, quelli che loro chiamano partner d’oro (non quello o quella che lava i piatti, ma chi ci sostiene e ci incoraggia, ci accetta per quello che siamo e alimenta la nostra autostima), sono state capaci di armonizzare famiglia e lavoro, maternità, professionalità e passione soggettiva, operando in campi a lungo considerati roccaforti maschili e da loro bellamente espugnate e segnalate a tutte le ragazze, non solo come un “diritto” ma come “un dovere” per migliorare la società. Osare autoaffermarsi -ripetono- e insistono:<<Se volete, potete tutto>> e vanno nelle scuole medie per invogliare le giovani a seguirle e superarle. <<Perché le cose cambino -scrivono- non basta che una sola donna ce la faccia, ma occorre creare una rete solidale di tante donne che rendano normale la presenza e la guida femminile in questi campi. Altrimenti quel primo sforzo straordinario fatto da alcune pioniere resterà vano… Unite, le donne possono stravolgere un pensiero denso di pregiudizi e fare in modo che le eccezioni smettano di essere tali>>. E quanto ai pregiudizi sulle donne non si limitano a ricordare le frasi “misogine” che soleva ripetere l’anziana nonna nata nel 1881 (Se vuoi fare un complimento a un uomo digli che è bello, perché lui di essere intelligente già lo sa, oppure… quando nasce una bambina piangono anche le formiche); elencano pure quelli attuali, personalmente riscontrati da Elvina negli ambienti di lavoro strutturati su esigenze maschili: le donne sarebbero molto precise ma poco efficaci, molto preparate ma poco decise, molto studiose ma per nulla imprenditoriali, analitiche ma non sintetiche. Insomma, ottime esecutrici, ma non leader. Per non parlare poi dell’ostacolo della maternità (per la quale si può perdere ancora oggi il posto di lavoro) o della differenza di retribuzione fra lavoro maschile e femminile, mentre -dicono Amalia e Elvina- il lavoro deve essere remunerato in maniera equa, sulla base di quello che si fa, non sulla base di chi lo fa. A corrispondente mansione, ci deve essere parità di salario. Tutto si presenta doppiamente in salita per le “donne “ in questa nostra società, soprattutto italiana che –protestano– non è realmente meritocratica, ma le donne non devono lasciarsi scoraggiare, non devono -insistono- mai dubitare delle loro capacità o temere di non riuscire, perché non meno dei maschi “sono” competenti, preparate e con capacità eccezionali.
Madre e figlia si augurano che si possa arrivare presto a una “massa critica” al femminile nel campo delle competenze STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), in cui anche le donne possono e sanno raggiungere l’eccellenza e i cui diversi settori, sempre più in crescita in futuro, offrono vaste possibilità di occupazione. Nel mondo del lavoro si chiedono infatti alte competenze tecno-scientifiche, ma il numero di studenti “disponibili”, e soprattutto di ragazze (solo una su 5 maschi), resta tuttora inadeguato, come risulta dal Bilancio di genere 2020/21 del Politecnico di Milano, di cui Amalia Ercoli Finzi è professoressa emerita. Nata nel 1937, è stata la prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aeronautica. Appassionata sin da bambina di spazio e di stelle (io e mia sorella nelle chiare notti d’inverno stavamo abbracciate là fuori [nel balconcino] ad ammirare la volta stellata), è attualmente consulente della Nasa e dell’Esa (Agenzia Spaziale Europea); è stato dato il suo nome a un asteroide e al modello di rover che scenderà su Marte nel 2030, e con successo ha collaborato alla missione spaziale “Rosetta”, che dopo un viaggio di 10 anni ha portato sul nucleo di una cometa a 500 milioni di km dalla Terra una strumentazione scientifica tra cui una trivella progettata dalla stessa Amalia. La figlia Elvina, studiosa di ingegneria nucleare, è oggi una dirigente nel mondo delle tecnologie e consigliere di amministrazione in due grandi aziende. Per Amalia e Elvina non è solo una questione di “parità” di affermazione e di felicità, felicità che per loro due una donna raggiunge, se riesce ad armonizzare vita affettiva, vita lavorativa e vita personale (cioè il non perdere di vista il faro/guida di un progetto tutto e solo personale). Ma anche di democrazia reale, potendo in tali aree scientifiche e tecnologiche pure le donne pervenire a posizioni decisionali e fare così la differenza con l’andazzo collettivo a guida maschile. Amalia si definisce una femminista antesignana, narra di essersi ribellata sin da piccola tutte le volte che volevano farle fare solo cose da femminuccia (ricamare, stirare) mentre a lei piaceva giocare al pallone, smontare e rimontare le biciclette, e dice di avere vinto il complesso che si era fatto rispetto alle compagne di classe, perché bassa di statura e dai piedi piccoli, concentrandosi su ciò in cui riusciva bene, la matematica appunto! Racchiude pertanto in un acronimo, assieme alla figlia Elvina, la loro comune ricetta/regola per acquisire piena consapevolezza di sé e non deviare dal sogno di dare una forma unica e speciale alla “propria” vita di donna contro ogni scimmiottamento conformistico e devianti sirene pubblicitarie. L’acronimo è S.P.A.C.E.S. cioè Stima di sé, Preparazione, puntare in Alto, capacità di Collaborare, focalizzare pochi Elementi essenziali, Spirito d’iniziativa. Ogni ragazza deve trovare -dicono- la “sua” nicchia di eccellenza (che non è nella vacuità corrente) e coltivarla, allenarsi, prepararsi al domani. Elvina puntualizza la sua dura preparazione giovanile in un liceo classico sperimentale, dove imparavano ancora a memoria i testi latini ma studiavano anche le lingue straniere: Solo sfidandoci -precisa- possiamo davvero dare il meglio (altro che la scelta della scuola “più facile”, o le “coccole” di genitori arroganti!), e segnala la sua “diversità” di ragazza abituata (essendo in famiglia 5 fratelli) a fare a meno di vestiti firmati, locali alla moda, jeans e felpe trend, e “centrata” invece sulle cose essenziali e veramente importanti nella vita, e sul sogno di essere un giorno “il capo”, non una semplice “segretaria”.
E “reinterpretano” madre e figlia, facendola rientrare nel loro “prontuario” per le ragazze leader di domani, la favola di Cenerentola, tradizionalmente usata invece per mitizzare l’attesa del principe azzurro, che potrebbe arricchire -sottolineano loro- solo “una” delle tre vite di una donna, facendo passare però il messaggio retrogrado di accantonare le altre due vite di cui sopra si diceva: quella professionale e quella personale. Cenerentola -osservano Amalia e Elvina- per sposare il principe e uscire dallo stato di disgrazia in cui è caduta, a parte l’appoggio della fortuna, ha consapevolmente messo in atto una strategia che puntava in alto. Aveva già una solida e adeguata preparazione (conosceva cioè bene modi e riti di quell’alto ambiente), credeva in se stessa (aveva cioè una forte autostima), altrimenti non avrebbe nemmeno osato avvicinarsi al ballo, si era costruita una rete di alleati (i gatti, i topi, la fata madrina) che l’hanno incoraggiata e preparata a dare il meglio di sé al gran ballo, e per Amalia e Elvina alla donna che vuole realizzarsi e affermarsi in una società maschilista sono “necessarie”, oltre le specifiche solide competenze professionali, anche le cosiddette competenze morbide o trasversali (empatia, resilienza, capacità di sviluppare una rete di connessioni sociali, di fare squadra). Infine, al ballo Cenerentola ha puntato in alto: ha costruito un rapporto diretto con il Principe, l’unico che poteva tirarla fuori dalla sua sventura. E concludono che avere un sogno dentro (I sogni son desideri, cantava Cenerentola) e riuscire a “crescerlo”, puntando a un obiettivo che vola il più in alto possibile, è avere una marcia in più nella vita.
A tal proposito citano pure l’esempio di Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana e prima donna italiana al comando di una Stazione Spaziale Internazionale. Una Samantha preparatasi per anni, studiando materie STEM e lingue e culture diverse, lavorando duramente e senza tregua, facendo progetti passo dopo passo, accumulando un grande bagaglio di conoscenze, competenze, esperienze tutte finalizzate a realizzare un obiettivo assolutamente ambizioso, fino a quando è il sogno -precisano- a scegliere lei. Il “suo” sogno! Una Samantha che con le sue straordinarie capacità ha saputo però fare squadra con gli altri, ha saputo cooperare, approccio necessario questo per affrontare -affermano le due scienziate-. le sfide più grandi e più difficili di oggi. Piace di questo libro di Amalia Ercoli Finzi e Elvina Finzi l’insistenza, e con un tono perentorio e di antica sanità a cui purtroppo le generazioni giovanili odierne non sono più abituate per la bagarre distraente di media e social, piace -dicevo- l’insistenza sul ruolo fondamentale e fattivamente educativo sia di una “famiglia illuminata”, che dovrebbe mettere fra le mani delle bambine, oltre a bambole e peluche, anche il Meccano, il Lego, il Piccolo chimico… stimolando il gusto della scoperta, la naturale curiosità infantile, la voglia di sperimentare, sia di una “scuola” affrontata (e gestita dal soggetto) seriamente e responsabilmente, per acquisire le conoscenze/competenze che sono requisito fondamentale per risultati di spicco (sic!) in campo lavorativo, e piacciono inoltre, sia l’invito a non sfuggire alle “difficoltà”, anzi a cercarle, soprattutto -dicono- quando si è giovani e si sta crescendo, perché bisogna farsi le ossa e imparare a risolvere problemi via via più complessi, sia il monito a non tirarsi le ragazze mai indietro (solo nelle cose difficili noi mettiamo alla prova il meglio delle nostre energie e capacità e capiamo quanto valiamo) e ad avere anzi spirito d’iniziativa e coraggio, come Amalia che negli anni ’80, in un Convegno a Taiwan organizzato dagli Stati Uniti, non si lasciò intimorire dall’essere fra i relatori l’unica donna, l’unica italiana, l’unica europea e con un inglese avventurosamente appreso dalle audiocassette tra il trasporto di un bambino a scuola e un altro, e parlò e si impose a un uditorio maschile e straniero. E’ tuttora orgogliosa Amalia di avere allora portato l’Italia ai confini del mondo. Le donne dunque devo solo “imparare” a prendersi i loro spazi, oltre che nelle altre attività professioni mestieri, anche nella tecnologia, nella politica, nella scienza, nella comunicazione, nella leadership.
E una “sana ambizione” sarebbe oggi -suggeriscono madre e figlia- imporre un marchio “anche femminile” al grosso problema della transizione ecologica Sono necessarie -scrivono- rete e cooperazione, e le donne hanno sensibilità, intuito, passione, oltre che pragmaticità, capacità di vedere un problema in tutti i suoi aspetti e da diversi punti di vista, e hanno pure la cultura del dubbio (rispetto a certa chiusa saccenteria maschile) che consente di mettere in discussione soluzioni già acquisite. Al talento femminile dunque bisogna “anche” attingere, per immaginare i contorni assolutamente nuovi del nostro futuro, in una lucida simbiosi di metodo scientifico e sensibilità empatica (che è tipicamente femminile), simbiosi che chiami a raccolta ferree e lungimiranti sinergie di risorse personali e collettive per la salvezza del pianeta e la sopravvivenza (a rischio oggi) dell’umanità.