Un contributo prezioso del poeta e pensatore Guglielmo Peralta per il culturelitefestival in programma il 21 settembre circolo ufficiali di Palermo
- Dettagli
- Category: Scritture
- Creato: 20 Agosto 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
- Hits: 232
ALL’ORECCHIO GENTIL IL CANTO SEMPRE S’APPRENDE
Variazioni sonore in forma di meditazioni e aforismi sul tema della Poesia, o della Bellezza
Poesia rima con Bellezza. (La rima è ‘nascosta’, ma è alquanto ‘manifesto’ che è una rima baciata)
In poesia è questione soprattutto di musicalità, di ritmo. La parola deve tornare a essere suono, ed essa suona in base al posto, alla collocazione che le si dà. E il posto glielo dà l'orecchio, che la sceglie. Esso non è meno importante dell’occhio che 'vede' ciò che poi in versi si racconta. ‘All’orecchio gentil il canto sempre s’apprende’. E non c’è ascolto migliore del vedere, del toccare con gli occhi la divina bellezza, la sinfonia dei suoni e delle immagini generati dal felice accordo tra l’orecchio e la voce interiore, dietro le quinte dell’occhio, dove si apre la scena; dove il canto si concede allo s-guardo, che rischiara l’oscurità sostando in contemplazione. E il canto si fa ‘udibile’ e richiede la vista interiore. Esso è il sogno che non ha bisogno degli occhi. Perché bisogna essere ciechi per vedere. La “cecità” è la condizione necessaria affinché i poeti possano cantare.
La Poesia è una potenza che ha per base la bellezza e per esponente l’Infinito.
Poesia è soggiornare nella luce della bellezza, nell’attesa sempre rinnovata che la bellezza diventi la residenza permanente dell’uomo. La Bellezza, che in sogno si concede allo s-guardo e lo innamora, si dilegua negli occhi incapaci di contemplarla, perché essa dimora nel regno dell’invisibile e incanta i sensi con le diverse forme dei suoi simulacri arretrando e nascondendosi dietro la loro apparenza. E quando, di fronte a una ‘creatura’ dell’Arte, gli occhi cedono allo s-guardo e si riempiono di stupore, allora accade il miracolo. Nell’epifania dell’opera “si mostra” la Bellezza. Ed è lo splendore dell’ombra.
Anche se nell'opera si "dis-vela" la presenza divina, l’amore che lega il poeta alla Poesia non è un rapporto di fede religiosa. Per questo esistono poeti “maledetti” e miscredenti, e tuttavia grandi. La Poesia non distingue tra i suoi eletti e, benché li governi, lascia loro libero arbitrio e libertà di espressione. Come la natura non cessa di essere bella quando mostra il suo aspetto terrifico, così la Bellezza non muta se sono cattivi poeti a rappresentarla. Integro rimane l’amore per la Poesia anche se questa difetta nelle loro produzioni. Infatti, il suo spirito aleggia sia nelle grandi che nelle piccole e insignificanti opere.
Nella luce della parola poetica è la presenza del sacro, di cui il poeta fa esperienza nella contempla-zione. Ed è la Bellezza che egli avverte ed è il suo più alto sentire. Allora i segni sono indizi di una verità che sa di vita eterna, di un sogno infranto che richiede nuovi occhi per la rivelazione.
Nulla è impossibile alla poesia. Tutto le è concesso. Le si addicono i voli pindarici, l'apparente mancanza di senso e di connessione logica, le esagerazioni iperboliche, il distacco dalla realtà, il superamento degli ostacoli, le utopie, il taglio dei nodi gordiani. La Bellezza, che genera e dissemina nel testo insensate e lecite licenze, ha il potere di cancellare le assurdità, le contraddizioni, giustificandole e rendendole verosimili, credibili. Tutto si perdona alla Bellezza, tutto acquista senso nella sua contemplazione. Al suo cospetto non ci si avvede di ciò che è distante dalle regole della logica, e la mente e il cuore del lettore vedono solo la normalità. Verità si celano nel pensiero poetico/analogico, per cui non manca mai il senso che la stessa Bellezza gli assicura e del quale ci fa persuasi se balena il dubbio sulla bontà e sulla serietà dell'opera. Dove c'è Bellezza, arte pura, c'è sincerità, onestà. L'inganno è nell'artificio, nel volere fare apparire bello ciò che non lo è, di passare per innovatori a tutti i costi. Il libero pensiero critico ha il compito di smascherare gli spacciatori di opere "false" e il dovere di dedicarsi alla Bellezza, solo per la quale vale l'interpretazione: l'arte che crea ed espone l'arte; che ricostruisce il legame logico; che toglie i veli alla notte, e rischiarando e dileguando le ombre lascia che le parole rifulgano delle segrete luci della sorgente.
La Bellezza non è meta da raggiungere, non è luogo dove arrivare. Il cammino verso la Bellezza è l’immobilità assoluta. Si gode di essa quando siamo profondamente attratti o distratti dalla vita; quando, "sedendo e mirando", assistiamo a «qualcosa» che è lì per manifestarsi, che si manifesta all'improvviso; quando, sprofondando nell’abisso di una parola, di una nota, di un colore, di una forma, di un volto, di un verso, ci leviamo «dentro» in gran volo. Nell’interiorità accade il miracolo della contemplazione, anche quando i nostri occhi sono volti all’esterno e ammirano lo spettacolo della natura o un capolavoro dell’arte. Perché contemplare è guardare “dentro”; è andare oltre l’oggetto, oltre la rappresentazione visibile, nello spazio dell’invisibile, nella distanza che abitiamo nell’estasi, che è una siesta: un so-stare ‘dentro e fuori’ di sé, il riposare nella contemplazione della Bellezza, L’Invisibile richiede occhi che sappiano vedere e ascoltare perché sulle labbra fioriscano le parole, impazienti del loro battesimo di luce.
La scrittura - la poesia in particolare - è un atto di perfezione. Essa è il mezzo più adatto all’uomo per ascendere al paradiso quando le parole, ricevendo il crisma della bellezza, cessano di essere anime del purgatorio o dell’inferno. Visioni paradisiache dobbiamo alla nostra immaginazione; esse sono le figure del linguaggio, le sue poetiche costruzioni, le cattedrali della scrittura, lo specchio delle parole, dove si riflette l’ombra della Poesia. La scrittura imita l’universo. Infiniti mondi si aprono in un romanzo, in una poesia, persino in un frammnto, se la cometa/Bellezza vi sparge le sue polveri celesti. Perché la scrittura è ascolto e visione; è interrogare e dare voce al silenzio, in cui parla, nell’assenza assoluta, la voce di Dio.
Accanto all’albero della conoscenza, che aprì ad Adamo la vista sul mondo terreno percepito umanamente, sensibilmente, ora cresce nel ‘giardino interiore’ l’albero della visione, che riaccende nell’uomo il desiderio del paradiso perduto, sulle cui tracce lo mette la scrittura: il locus amoenus dove fioriscono con le parole le idee, le nuove delizie, in virtù dello s-guardo, che ara il terreno spirituale, lo coltiva, vi semina i sogni che mettono radici e si fanno pianta da innestare e trapiantare, a bella vista, nel terreno mondano, affinché l’uomo possa godere dei frutti, “mangiarne” senza divieto, senza peccare, e con gli occhi educati allo s-guardo torni a contemplare e ad essere per la bellezza il nuovo Adamo.
Realizzare l’«essere per la bellezza» è andare oltre Heidegger; è mutare in questa nuova formula la sua locuzione: «essere per la morte», la quale ricorda il memento mori, l’esortazione a realizzare una vita autentica attraverso la consapevolezza della propria finitudine: un progetto, questo, che resta irrealizzato e insostenibile. «Essere per la bellezza», invece, significa prendere coscienza dell’essere in quanto bellezza; è comprendere che la bellezza ha la sede, soprattutto e innanzitutto, nel mondo dell’interiorità e che è la sorgente di tutte le cose, delle creazioni umane. Essa ha il suo massimo splendore e la sua massima riconoscibilità nel linguaggio poetico, perché in esso abita l’essere, come asserisce lo stesso filosofo. Abitare la bellezza che ci abita e praticarla è rinvigorire la ragione, ridestarla dal sonno profondo, generatore di mostri, e ridarle il senso perduto, una nuova luce che orienti il nostro cammino e ci consenta di progettare una vita autentica, migliore, virtuosa, di realizzare il nostro essere.
Allo s-guardo, o pensiero poetante, va riconosciuto il primato sulla ragione, sul pensiero riflettente. Perché ciò che resta oscuro alla ragione è colto dall’immaginazione creatrice. Allo s-guardo tocca contemplare la Bellezza. Alla ragione praticarla. Praticare la Bellezza è agire nella legalità della luce. Essa dà la facoltà di dire: «Io Posso!», rendendo lecito il Potere, in cui è assente ogni potere.
Si gode nel contemplare la bellezza. Ma il maggiore godimento è nel crearla. La bellezza è la linea di confine tra l’umano e il divino. Essa è negli occhi di chi impara a sognare. L’occhio che sogna la bellezza ha la “pupilla” innamorata. Benedette sono le lacrime che sanno di bellezza! Alla bellezza si addice la lentezza. Lo sguardo che la contempla è il suo fermoimmagine. Nella bellezza abita il paradiso perché esso fu la sua dimora. Il paradiso è perduto negli occhi di chi non sa contemplare. Dove c'è bene c'è bellezza. Ma non sempre c'è bene dove c'è bellezza. La bellezza non salverà il mondo, ma è un cammino che non ammette deviazioni. Si gode della pura visione della bellezza contemplandola oltre il corpo visibile. La bellezza è lo ‘stupefacente’, il cui abuso non nuoce alla salute. Fare della bellezza il Principio delle proprie azioni è operare poetica-mente. È in virtù della bellezza che possiamo considerare e affermare, in sintonia con Hölderlin, che “poeticamente abita l’uomo su questa terra”. Abitare poeticamente è fare della Poesia la nostra dimora, perché in essa «siamo», ritroviamo e abitiamo il nostro «essere». La bellezza sollecita l’immaginazione, in virtù della quale accade il miracolo della creazione, e lo spirito della Parola splende e si coniuga con l’infinito delle opere, delle scoperte, delle invenzioni. Perché Tutto è Parola, e nella Parola si avvolge la Poesia. E l’anima che partecipa della loro essenza, anela a fare dell’universo la propria casa.
La Poesia, quella autentica, conduce alla rivelazione dell’essere, lo salva dall’oblio, ed Esso emerge «nel» “dolce naufragar” nel suo “mare”. Naufragare nell’immensità sognata, immaginata dal Poeta è approdare all’Essere; è perdersi nel Tutto e ritrovarsi nella sua dimora.
Col poeta sogna il lettore innamorato. Nella lettura di un testo accade qualcosa di simile alla transustanziazione: il lettore, consacrato alla bellezza, ‘mangia con gli occhi’ il corpo dell’opera e assume col suo significato quanto c’è in essa di poetico, di divino, e ne riceve godimento spirituale. E questo è l’ostia, la sostanza che nutre la sua anima e lo purifica elevandolo alla soglia del paradiso: non quello che ci è promesso con la morte e del quale non abbiamo certezza, ma quello di cui possiamo godere in vita attraverso la contemplazione e la scrittura creativa, dove s’incontrano il visibile e l’invisibile.
In principio è lo s-guardo. Sulla scena interiore, dietro le quinte dell’occhio, lo s-guardo, attore e spettatore, dà inizio allo spettacolo. Così cresce, senza divieto, l’albero della visione, e l’implume conoscenza prende il volo sulle ali del sogno pantocratore.
Il sogno è il tessuto della realtà e la sua veste nuziale. Dal matrimonio del sogno e della realtà nasce la soaltà: la luce dell’est, dell’oriente e dell’essere; la nuova visione, che discopre all’uomo la natu-ra originaria e universale di tuttte le cose riconducendo l’umano al divino. L’est è la radice di luce, su cui si fonda l’est-etica, che fa della soaltà un’ontologia, la quale ha come principio e fine l’«es-sere per la bellezza». Riconoscere che il sogno è la natura spirituale delle cose e che queste sono la sua trasfigurazione e incarnazione è destarsi con queste dormienti e proclamarne la resurrezione.
La ragione soale si avvale della poesia dello s-guardo. Il senso è il dono della visione che incanta gli occhi e si prolunga sulla scena del mondo. E il pensiero, che ne riceve la luce, acquista quel sen-so radiante che lo rinvigorisce. Fortezza del pensiero è la poesia che estende su di esso il proprio ‘potere’. La ragione, che apprende il sogno, governa l’uomo poetica-mente. E la «lex» che essa ‘emana’ è la «lux» del canto. Coltivare il canto è portare la luce nel mondo. La ragione, che si ade-gua alla Bellezza, riflette e agisce con senso est-etico. Ed è questo il nuovo illuminismo. Ad esso volgano il passo i pellegrini del sogno e della luce.