Tradizioni e progresso: un equilibrio necessario - di Antonino Schiera
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- Category: Scritture
- Creato: 22 Agosto 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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Memoria, tradizioni, identità, progresso, adattamento alle nuove realtà sono elementi fondamentali e imprescindibili, seppur nella loro diversità, per una corretta correlazione tra ogni singolo individuo e la realtà che lo circonda.
Espandendo il concetto alla collettività gli stessi elementi hanno identica validità e importanza se applicati all'intera comunità di un paese, piuttosto che a quella di una regione o di una nazione.
La specie umana per sua natura tende a essere abitudinaria ovvero ad ancorarsi a riti, comportamenti, copioni ben definiti frutto dell'esperienza, ma anche delle regole che vengono tramandate di padre in figlio, di generazione in generazione. Rappresenta la naturale tendenza dell’uomo di rimanere in una ben sperimentata zona di confort e sicurezza dettata anche da norme comportamentali ben definite e spesso comunque restrittive.
Ma l'essere umano ha bisogno anche del progresso e di progredire processi che si scontrano molto spesso con la conservazione della memoria, delle tradizioni e dell’identità. Conservatorismo contro progressismo sembrerebbe a prima vista e la domanda spontanea è: possono convivere i due aspetti nella società?
Se possibile è anche necessario mantenere vive le tradizioni di un popolo che servono da un lato a rafforzare l'identità, dall'altro lato ad affrontare meglio le sfide e i rischi insiti nel progresso e nell'evoluzione della specie.
Ma facciamoci aiutare dagli antichi saggi legati all’antica Grecia. Platone considerava le tradizioni come un elemento essenziale per mantenere l'ordine sociale e la coesione della polis (città-stato). Le leggi e i costumi, tramandati di generazione in generazione, erano visti come strumenti per educare i cittadini e garantire una vita armoniosa.
All’opposto i sofisti in generale, tendevano a relativizzare le tradizioni, mettendo in discussione le credenze comuni e promuovendo un'analisi critica della realtà. La loro enfasi sulla retorica e sulla persuasione li portava a esplorare le diverse prospettive sulle tradizioni.
Anche nel pensiero del più moderno Heidegger, troviamo tracce critiche rispetto al concetto di tradizione infatti il pensiero sulla tradizione è complesso e si articola attorno al concetto di "oblio dell'essere". La tradizione, per Heidegger, non è semplicemente un insieme di valori o conoscenze tramandate, ma piuttosto un deposito di interpretazioni dell'essere che, nel corso del tempo, sono diventate predominanti, oscurando la comprensione originaria dell'essere stesso. Questa "tradizione" diventa quindi un ostacolo alla possibilità di un'autentica esperienza dell'essere, che Heidegger cerca di recuperare attraverso una "distruzione" della metafisica occidentale, ovvero un'analisi critica delle sue categorie fondamentali.
Può, pertanto, un popolo progredire rimanendo ancorato alle proprie radici, alle proprie tradizioni? Il naturale sviluppo e progresso dell’umanità tende a svilire le più altre espressioni religiose, anche artistiche, di un popolo, legate appunto all'ingegno dei propri padri?
Domande alle quali è difficile rispondere se non un’attenta e lunga trattazione dei temi all’interno di un saggio, ma ancora mi rivolgo alla saggezza dei nostri padri, latini in questo caso, che affermavano in medio virtus stat, ovvero ci vuole equilibrio in tutte le cose.
Volendo usare una metafora, senza il necessario progresso l’umanità è come una nave che rimane alla fonda, che non affronta il mare aperto forte dell’esperienza dell’equipaggio (identità e tradizioni) e nel contempo rischia di inabissarsi sotto i colpi di maglio delle ideologie, che tendono ad affermare le proprie visioni senza la necessaria libertà intellettuale e la necessaria attenzione verso la collettività.