Tommaso Romano, "Non bruciate le carte. Schegge del Mosaicosmo", a cura di Maria Patrizia Allotta, (ed. Prova d'Autore) - di Giovanni Teresi

L’etimologia di aforisma viene dal greco “aforizein” e significa separare / delimitare / definire, ma significa anche “orizzonte”. Provando a interpretare la sua etimologia, l’aforisma non è solo un “delimitare e un circoscrivere in uno spazio breve”, ma è anche un modo di prendere una parola, una immagine e un concetto per “trasferirla da un orizzonte a un altro orizzonte”.
Leggendo il testo “Non bruciate le carte – Schegge del Mosaicosmo”, edizione Prova d’Autore, giugno 2022,  io ho provato questa sensazione di trasferimento, di passaggio del linguaggio e del significato da uno schema, da un’abitudine e da uno stereotipo a una sfera completamente nuova, non abituale, non ordinaria.
Il testo si compone di sei capitoli e i frammenti, le schegge, le preziose tessere del Mosaicosmo si incontrano. “E dai frammenti sale un’armonia”, come ben descrive Marcello Veneziani: “Traspare nei brevi frammenti una visione del mondo; una concezione romantica fondata però sulla solida architrave della Tradizione, il senso del bello e del sacro, la passione della poesia e l’amore per l’arte, l’attesa di Dio e la fede in Cristo. E c’è più sommersa e discreta, ma viva, la passione per la propria terra, per la civiltà sì europea, sì italiana, ma mediterranea, meridionale e, soprattutto, siciliana”.
Tra le schegge del secondo capitolo: “L’Etica dell’essere del Mosaicosmo”, si legge: “ La cosmo visione è parte del Mosaicosmo. Non è definibile razionalmente e neppure argomentando sotto pulsioni, reazioni, numeri statistiche e secrezioni. Posando i piedi sulla terra la cosmo visione può far ricapitolare e vibrare, come un soffio che scuote l’erba, tutto l’infinito che è in noi e a cui torneremo se saremo all’altezza di conquistarlo attraverso l’estensione della propria sensibilità, repressa, a volte, dall’ansia o dal fuggevole godimento”.
L’aforisma, così, diventa  una spericolata acrobazia dello spirito, una scarica verbale, una esplosione, che fa saltare i passaggi intermedi del pensiero e della logica e fa apparire sensato ciò che è insensato.
Noi gestiamo veramente ciò che esiste con la pena di credere a ciò che non abbiamo mai creato”.
Il testo, nella seconda edizione aggiornata e arricchita di “Non Bruciate le carte”, vuole essere un regalo inconsueto per il pensionamento del Prof. di Filosofia Tommaso Romano, in virtù dell’alto magistero che ha saputo donare a svariate generazioni in nome del circuito alto del sapere e in relazione ai valori elevati dell’esistenza umana; come scrive la curatrice Prof.ssa Maria Patrizia Allotta.
Scorrendo i sei capitoli, le schegge, nella loro ubiquità, elasticità e maneggevolezza si mescolano con la poesia, il saggio, il racconto, il sistema filosofico, il trattato scientifico, il manuale di comportamento, e persino con la preghiera; così nella “Teologia dell’essere del Mosaicosmo” leggiamo: “Non è una comoda nicchia nel nostro tempo di crisi il cercare Dio, il credere in Cristo uomo-Dio, sapere o intuire che l’ombra presuppone la Luce, che la nostra umanissima fragilità, il nostro arbitrio, le nostre volontarie erranze, rimandano comunque al tribunale supremo della nostra coscienza, alla profondità dello spirito, alla libertà che è conquista, non solo diritto.”
Gli aforismi del Nostro possono essere letti nella loro sequenza tematica, oppure concatenati gli uni agli altri attraverso un legame tematico in serie di cinque o più aforismi, come le schegge del capitolo quarto “La Parola dell’essere del Mosaicosmo”: “La parola non è direttamente segno delle cose, ma segno di un altro segno, cioè dono del suono.”; “La parola è troppo importante per poterne a piacimento abusare. Limitarla è un obbligo”;”La parola è sempre magia che si appalesa perché nasce da un pensiero che si manifesta”;…
L’aforisma è nato migliaia di anni fa molto prima del romanzo o del teatro, e le sue frasi brevi e sintetiche dettavano norme di comportamento nel campo dell’etica tanto che spesso venivano incise sulla pietra o nei templi (si pensi ad esempio al famoso ΓΝΩΘΙ ΣΑΥΤΟΝ inciso sul tempio di Apollo a Delfi). E oggi, nell’epoca della rapidità e del frammento, se andiamo nelle bacheche di Facebook o Instagram o Tumblr, vediamo passare continuamente aforismi a commento di emozioni o avvenimenti della vita contemporanea.
La maggior parte dei critici letterari ignora completamente l’aforisma. Non sa che cosa sia, fa fatica a parlarne, lo tratta come un oggetto misterioso, spesso finisce per identificarlo con La Rochefoucauld o Oscar Wilde o Karl Kraus, ignorando l’esistenza di centinaia di altri autori.
Infatti, lo troviamo nelle tragedie di William Shakespeare, nei film di Woody Allen, nei romanzi di Miguel de Cervantes, nelle poesie di Emily Dickinson, nei testi filosofici di Friedrich Nietzsche, negli sketch di Daniele Luttazzi e Luciana Littizzetto, nelle preghiere di Madre Teresa di Calcutta.
Ma torniamo al testo del Prof. Tommaso Romano. Il “meta individualismo” del Nostro è il superamento dello stesso personalismo, aperto all’altruismo vero, non buonismo ma umanitarismo cristiano. Come lui stesso ci dice nell’introduzione a “Marginalia” della collezione Mosaicosmo sulla sua attività di editore, e come ci ricorda Antonino Sala nel suo pensiero al Maestro Tommaso Romano: “pubblicare è comunque trasmettere idee, un documento, non uno sterile parlarsi addosso, alla ossessiva ricerca di una perfezione, tanto auspicabile quanto irraggiungibile. ai bordi si può stare e osservare meglio sia ciò che si svolge al centro, sia ciò che l’universo ci fa intravedere dell’oltre e immaginare ciò che è a noi ignoto. Ne consegue una rinnovata coscienza che, senza arrendersi, si ripara laboriosamente dal turbinio, come può, senza abdicare e senza nutrire velleitarismi e sostanzialmente insidiosi”.
Le schegge del capitolo quinto “L’estetica dell’essere del Mosaicosmo”, nella loro brevità ed essenzialità, sembrano dei monoliti apparentemente semplici e poco complessi, ma appena ci si avvicina assomigliano a quelle particelle che nella fisica quantistica sfuggono all’osservazione nel momento in cui si cerca di descriverle. A rendere l’aforisma sfuggente, contribuisce anche la loro estrema versatilità.
L’arte è l’anima di un cosmo d’amore da preservare”; “Nella magica e irripetibile convergenza fra la luce e l’immagine si eterna l’attimo dell’arte”; …”L’aurora del bello non è creazione sistematica e arbitraria, ma un soffio del divino immanente che è in noi”;”estetica come etica della speranza”.
Generalmente l’aforisma vive ai margini di un’ampia superficie di bianco che può mutare dimensione ogni volta. Tra la pagina incontaminata e il nero del testo grafico si creano legami sorprendenti a seconda del numero di aforismi per pagina, della loro disposizione e dell’uso dei segni grafici; ma nelle schegge del capitolo sesto “Il Cammino dell’essere del Mosaicosmo”.
“Le frasi carpite al passaggio riescono ad evocare l’integrità di un pensiero e la compiutezza di un percorso, benché frammentarie, a volte spezzate; a volte come volessero farsi oracolari. queste frasi sottratte ai rispettivi testi somigliano a iscrizioni di templi distrutti;capitelli mozzati, …, allusioni di architetture più complesse, brani sottratti a discorsi più lunghi e fra loro diversi” (… E dai frammenti sale un’armonia di Marcello Veneziani).
La politica è soprattutto servizio alla comunità e quindi, valorizzazione della pluralità del pensiero e delle diverse espressioni culturali”; “Oggi la politica si è spesso ridotta a vuoto esercizio di un logos che difficilmente può suscitare sentimenti di philìa, ma forse proprio la riscoperta delle radici lontane può contribuire a ridarle senso e dignità”; “I diritti dell’uomo non possono mai prescindere dal diritto dell’uomo appena nato nel ventre materno ad essere rispettato non solo in potenza ma in atto”;…; “Il vero Umanesimo è scientifico, la vera scienza è umana”.
 
Eppure, la frase essenziale e incisiva spesso lascia un'eco nella mente e nel cuore molto di più di quanto accada con un lungo argomentare.
Infine, le schegge, i vari frammenti del testo del Nostro, ben catalogate dalla curatrice Prof.ssa Maria Patrizia Allotta, sono eterogenee, ma danno un’architettura alle varie tematiche del Mosaicosmo  sulla base dei contenuti. Pertanto possiamo asserire che se la Musa è la divinità della poesia, il Dio Proteo, il dio della trasformazione e del mimetismo, è la divinità dell’aforisma.
Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.