“Orazio Garofalo. Arte in pENombra” di Giovanna Cavarretta

L’arte contemporanea è caratterizzata da una pluralità di linguaggi sviluppatisi in parte sia dalle matrici novecentesche che dalla scoperta del potenziale delle nuove tecnologie. Movimenti, correnti e scuole sorte grazie al fuoco del fermento culturale che alimenta ogni civiltà. In tale contesto di mutamento anche la definizione di Arte non ne rimane esente e ingloba al suo interno nuove forme di espressione, come la Videoarte. Infatti, la ricerca e la sperimentazione di ulteriori mezzi di rappresentazione costituisce un punto di partenza per quegli artisti che intravedono un” mare magnum” di straordinarie possibilità onde esprimere le loro capacità tecniche al servizio della creatività. In codesto focolaio di grandi opportunità l’opera di Orazio Garofalo, che ha avuto inizio nel lontano 1973, si distingue per l’accuratezza delle indagini svolte e per essersi cimentato con rivoluzionaria incisività in questo percorso innovativo. La sua lunga attività di videoartista, che comprende, all’incirca, duecento opere, conferma la scelta di voler comunicare in modo coerente e sistematico un determinato progetto artistico-estetico. E questo al fine di esprimere attraverso le immagini, la propria interiorità evidenziata da una visione esistenziale dell’uomo e così dare corpo ed essenza ad un immaginario colto e sofisticato oltre che sorretto da rimandi filosofici di notevole rilevanza. La caratteristica principale che emerge da un’attenta analisi è l’imponente impronta gestaltica, che funge da linea guida per la realizzazione del video. Risulta, così, evidente il riferimento alla teoria della percezione visiva, enunciata da Rudolf Arnheim. Quest’ultimo suddivide le qualità fenomenologiche in tre categorie: strutturali, costitutive ed espressive, tutte congiunte alle esperienze soggettive dell’osservatore. Ne risulta consequenziale un crogiolo dove le proprietà percettive si fondono con il mondo emotivo e mentale dei fruitori e dove le “esperienze estetiche” emergono differenti a seconda del vissuto di ognuno. Tale approccio lo si riscontra nei video d’arte “Estasi”, “Minimal Ombra”, “pENombra”, realizzati tra il 2012/2013 per arrivare a “Shady Shot” del 2020, tanto per citarne alcuni. In essi l’artista affronta sia il tema della “forma” che la relazione con la pittura. “Il video è luce per i tuoi occhi proiettata dal display. Chiudi ogni luce nella tua stanza, abitua gli occhi al buio e gira le spalle allo schermo. Grazie! Adesso, la tua ombra ballerà per te”. Queste poche righe che Garofalo scrive all’inizio di ogni video, relativo al ciclo delle ombre, ne evincono l’originalità. E qui lo spettatore assume un ruolo fondamentale divenendo performer e fruitore allo stesso tempo. Egli “danza” quella musica che lo condurrà ad interagire con la sua “ombra” e che metaforicamente lo condurrà ad un processo di integrazione e trasmutazione alchemica pur riconoscendo egli i propri lati nascosti, secondo la dinamica psicologica ben descritta da C. G. Jung. Un cammino interiore in cui il soggetto-fruitore è indotto a guardare le parti inconsce che si rivelano al suo Essere così da potersi liberare dalle pesanti catene del proprio Ego. Un viaggio iniziatico quindi, che Garofalo lascia intraprendere a quanti desiderano entrare nei loro oscuri abissi. Dal punto di vista tecnico, il legame tra il video d’arte e la pittura risulta più evidente se la proiezione del video ha luogo all’interno di un museo o di una galleria con una mostra in corso. Le opere d’arte verrebbero così ad essere non soltanto schermi di proiezione ma “oggetti” riceventi e in grado come a dipingersi in un’unica grande tela. In tal modo i punti, le linee e le figure geometriche nella loro corsa immaginativa, si riverserebbero sulle opere e sui fruitori, dando vita ad un “trait d’union” fra le arti, in un’intima comunicazione estetica tra “oggetto” ed ambiente esterno. Un’opera, questa di Garofalo, che pur mantenendo confini e connessioni ne oltrepassa le soglie. A volte, infatti, trasforma il linguaggio terso del video, in una parabola ascendente indirizzata alla ricerca di una personalissima manipolazione del mezzo. Tutto ciò al fine d’acquisire un’espressività vigorosa tanto nella lentezza quanto nella velocità d’immagini, preservandosi comunque la scelta delle colonne sonore sempre conformi al tema trattato. Un’indagine ricca di effetti che diventano corollario di manifestazioni di archetipi dell’immaginario collettivo. A conclusione possiamo affermare di trovarci di fronte ad un’indagine filosofica che dall’universale va al particolare e viceversa. E, se vogliamo, davanti un intellettuale gioco fatto da alternanze e ribaltamenti e in cui la creatività resta primigenia fonte dell’Idea.

I video d’arte si possono visionare sul canale youtube dell’artista.

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