VII Capitolo - "La mia vita" di Antonio Saccà

Antonio Saccà
nel dopoguerra

Nel dopoguerra quanto accadeva lo apprendevamo dalla voce non dalle immagini. Vi era il

cinematografo, la documentazione, ma dentro casa  la voce nella radio  ci parlava. Gli adulti , i “grandi” giravano dei bottoni e mutavano luogo con freccette che ottenevano  la collcazione delle “stazioni” e programmi talvolta anticipati da un “segnale”. Celebre il fischiettare di un uccello , dava la partenza del “Giornale Radio”, informazioni, credo fosse usato pure come imtermezzo. Nella ricerca dei programmi  e durante il movimento della freccetta udivamo molte sonorità, rumori, addirittura parlate straniere, infine si centrava la “stazione”. Per una occasione a me ignota,  venne da noi un tedesco che  sanava l'illuminazione,  la voce nella  radio infornava sulla guerra, altrove continuava o era appena conclusa, il tedesco ebbe una espressione dolentente , mormorò qualcosa del genere: Avremmo vinto, non  traditi. Mia madre si adirò, il tedesco ammutò, non avrebbe taciuto anni passati, i tedeschi spadroneggiavano, da ultimo li avevo visti passare da Gualtieri Sicaminò, in ritirata, fiaccati, consumati, erano, ed eravamo sconfitti. Furono gli anni della sconfitta,anche se  ci scatenammo nella risorgenza come  naufraghi che on vgliono affogsre furono anni della sconfitta, anche se noi meno dannati che i tedeschi. La “sconfitta!”, la vedevi nei volti smagriti, nell'ansia della sopravvivenza, nelle macerie, nella roba  che indossavi, nelle file e purtroppo nella guerra, ancora tra noi , per ruscire a campare  anche negando gli altri(Non dico a guerraa Nord in Itaia).. Vedevo, proprio,  accadeva,uno che portava un sacco di farina,  un altro glielo strappa,  lottano, sangue, i pugni, il naso, gli occhi, tutto ferito, si stringono, si strascicano, si mordono, ed infine,il colpo della morte, un corpo  steso,  sangue cntinua, la gente fugge, la gente grida, io ero in quel preente.

 Oltre la voce dall Radio giungeva la musica, ed il canto, le “canzoni”. E coloro che cantavano, i cantanti, taluni mi gradivano almeno al grado dei giornalini fumettati. Non preciso gli anni ,dico: il dopoguerra. Voce sostenuta, piena, sicura, scelte di argomenti seri, si chiamava Nilla Pizzi, non era la prediletta ma la ascoltavo per quel modo dosato, colmo, senza sforzo, mi pare iniziasse allora, e reggerà decenni; il Quartetto Cetra, tutt'altro, tre uomini ed una donna, giocavano con le voci, cantavano e recitavano, volevano rallegrare e riuscivano, essendolo, allegri tra di loro, staranno a fare compgnia  per decenni, accrescendo  le forme esibitive, è un ricordo insopprimibile. Cantanti di stile   legato al passato, melodioso, malinconico, voci sottili, lo sfumato, stava su di una sedia, spezzato nelle gambe, si  chiamava Luciano Tajoli, da accostsrgli Giorgio Consolini, melodico anch'Egli . Non si udivano le canzoni del tempo fascista, risonanti anni prima, mesi prima,  le orchestrine dalle scarne sonorità, di accompagnamento, canzoni  spesso imperative, glororificanti, ma anche esotiche, quando l'intera Africa appariva italiana, quando sconfiggevamo tutti, quando Roma tornava l'antica  Roma e il Duce reincarnava Cesare. Il tutto insieme al ritorno in campagna, all'esistenza modesta ed appagata e sempre la “mamma”. Tra aspirazioni imperiali e consuetdini moderate  l'ambivalenza dell'epoca, l tragedia della guerra. Ed ora  il dramma del dopoguerra.

 Le Radio erano mobili robusti, con rilevanza decisiva  nella nostra vita, oltretutto l'unico strumento per conoscere il mondo, la realta esterna, lontana, una immedsimazione, entravamo nella Radio, misteriosissimo come da quello strumento uscissero parole e suoni, chi c'era, dentro? Dunque, l'uccellino ed il Giornale Radio, cantanti a  giordini fioriti, perfino teatro, capivo e non capivo, dialoghi, insomma, e le voci si incidevano secondo le necessità dell'espressione, dolore, invocazione, ira, capivo e non capivo, stavo di fronte alla Radio e tutto mi giungeva, certo, la musica, le voci nel canto, le orchetrine, dirige il Maestro, ed i nomi si rendevano conosciuti, Nello Segurini, Cinico Angelini,anno prima, anno dopo, forse conbtinuavano il passato, “Grazie dei Fioeri”, “Una signors di tret'anni fa”, forse non i titoli ma versi,  era Achille Togliani  che cantava, alto, diritto, ben messo, “Nel millenovecentodiciannove, vestita di voile e di schiffon, io vi ho incontrato non ricordo dove(...) Vi chiamavate forse gioventù”.  E “Come pioveva”, forse non è il titolo, chi la cantava, il serio, pensoso Achille Togliani? Non si smuoveva,restava nel suo impegno  desolato  e lo rispettava. Mi sembrano andati secoli, quando ancora il canto veniva cantato, e le parole dicevano una storia, non erano le  gambe, i seni, le schiene, i   salti, l'equivocità  dell'identità corporea a truccarsi di un  canto, inesisrente.  Claudio Villa,  anno prima, anno dopo, gettò la sua romanità da osteria che fa le serenate, si coronava di qualche acuto tenorile  da banditore, era animoso, litigiosetto, prepotentuccio, ma nato per cantare in quel modo popolaresco “romano de  Roma”. Ricordo al minimo, una corona di voci e di orchestre, si ballava ovunque, e penetravano anche  i ritmi, le canzoni americane. Anche presentazioni di cantanti che aspiravano ad essere riconosciuti in gare  libere selettive, spiccava come annunciatore de L'ora del dilettante(credo) Nunzio Filogamo, il quale esordiva con questa espressione: “Cari amici vicini e lontani, buonasera”. Mio fraello Francesco(Franco) gareggiò, inevitabilmente,cantò “Addio sogni di gloria”(titolo incerto) e il suddetto Nunzio Filogamo  disse al termine che appunto mio fratello perdeva i sogni di gloria. In vero gloria dal canto non gliene  giunse ma gran piacere, cantò e suono finchè visse, ordinò orchestrine, locali, e se non dedicava al pianoforte qualche tempo, no, non credo sia accaduto. Lo ricordo così. E lo voglio ricordare così.

Ma ecco , si presenta, incombe, il rivale, tremendo, della musica e del canto, e la voce precipitosa, attiva, movimentata secondo gli accadimenti, “E' Nicolò Carosio che vi parla”, ed io ricevevo quel suo gesticolare verbale come un rimescolio interno di fili che mi traevano in ragione degli avvenimenti: questo passa a quello, quello riceve, scavalca l'avversario, entra in area, tira, gol, gol, gol, il termine veniva ripetuto per  l'importanza, ed anche Gooool! Io e mio frstello ci esaltavamo o accasciavamo  in relazione a chi conquistava o riceveva il solenne  “goooool”. La squadra assolutamente vincente era il Torino, anzi, il “Gande Torino”, ne so i nomi, Bacigaluo, Ballsrin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loick, Gabetto, Mazzola, Ossola( ci sarà qualche imperfezione). Quando l'aereo che li riportava dall'estero si schiantò,  a Superga, immane il dolore, inconsolato il pianto, eterno il lutto.

La vita politica, le proteste, le piazze, i comizi, uomini che avranno nome e compiti , Alcide De Gasperi, Parlmiro Togliatti, uomini garbati, non gridavano, giacca e cravatta non divise militaresche. La società soffriva penuria, la prostituzione era spesso una maniera per sfamarsi e sfamare, il mercato  furtivo   dilagava, gli stranieri “vincitori” ben messi, rosei, nutriti, le divise lucenti.Se non vi erano immagini nella descrizione di una partita di calcio, uno scontro di pugilato, una corsa con le macchine, ciò non rendeva meno interessante l'ascolto, anzi, la fantasia immaginava , Gabetto ad Ossola, Ossola a Mazzola,tiro, Goooool! Carosio si scatenava, forse in piedi.Vedevamo quel che non vedevamo, e la fantasia  generava il non veduto. Non bisogna offrire tutto. Di questo ,a suo luogo futuro. Oggi, società visiva, è difficile immaginare le persone intorno ad una radio come se appunto vedessero ascoltando, così,vedevamo ciò che sentivamo , la parola si trasformava in vedere perché aggiungevamo noi il vedere ma anche perchè chi parlava esprimeva emozionalmente ciò che egli vedeva mediante la parola. E l'insieme “viveva”, società epressive non soltanto comuncative. Poi, sì, vi era il cinematografo, Charlot, Stanlio ed Onlio, Totò, Tarzan, Tom Mix, gli indiani, i neri. La vita, Il dopoguerra. La vita.  

Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.