Tommaso Romano: il custode inquieto della parola - di Antonella Lupo

Scrittore, poeta, filosofo, editore. Ma soprattutto: uomo di pensiero.
Tommaso Romano non si lascia definire facilmente, perché ogni sua opera è una soglia, un passaggio, un invito a pensare oltre.
La sua poesia è colta, stratificata, ma mai fredda.
Sa parlare al cuore senza rinunciare alla mente.
Evoca il mito, interroga il presente, accarezza la memoria.
Ogni verso è una fenditura nel tempo, ogni parola una scelta etica.
Come filosofo, Romano non cerca verità assolute, ma tensioni feconde.
Riflette sull’identità, sulla bellezza, sulla responsabilità dell’intellettuale.
Non si rifugia nell’accademia, ma si espone, si sporca le mani, si fa voce civile.
Come editore, ha costruito ponti. Ha dato spazio a pensatori marginali, a poeti silenziosi, a visioni non allineate.
Ha fatto della cultura una forma di resistenza, e dell’editoria una missione.
Tommaso Romano è un artigiano del pensiero.
Un seminatore di inquietudine.
Un testimone del valore della parola, quando non è consumo, ma destino.
 

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