“Tommaso Romano e la poesia contemporanea” di Amalia de Luca

Per motivo di chiarezza, ritengo utile richiamare alla memoria che la poesia contemporanea va letta tenendo presente il fatto che nei primi anni del novecento crollarono tutti i canoni relativi alla forma e al contenuto della versificazione mettendo spesso in difficoltà critici tradizionalisti di chiara fama, cultori di quest’arte che a gran voce senza le  linee guida della poetica tradizionale, diedero l’avvio a soluzioni critiche paradossali. Infatti la rima non fu più necessaria, la strofe sia delle canzoni e dei sonetti scomparve dall’orizzonte e anche le strofi ariostesche proprie dei romanzi epici.
La metrica dopo l’esperienza ben riuscita del Carducci nelle sue Odi Barbare, con qualche eccezione per alcune liriche del Pascoli e di D’Annunzio su cui ancora si discute,  non fu più presa in considerazione. L’esametro, il pentametro, il distico elegiaco, il senario giambico precipitarono nel dimenticatoio. Frattanto si affermarono il simbolismo e il classicismo francese tendenze che sfociarono poi  nel simbolismo pascoliano e dannunziano, nel decadentismo e il crepuscolarismo.
 A questo punto nel 1912 viene pubblicato a Parigi il “ manifesto tecnico del futurismo” in cui si sostiene  il rifiuto totale dei valori tradizionali del passato e nasce la nuova poesia ed una nuova scuola di pensiero che chiamarono per breve tempo ERMETISMO ( che con un po’ di dispregio vuol dire incomprensibile) sostituito poi da quello di “Poesia Pura” di cui ancora oggi siamo eredi. 
Questo breve preambolo inutile per gli addetti ai lavori e per coloro che conoscono la storia delle letterature mi serve per accedere debitamente alla esperienza conoscitiva dell’opera del poeta Tommaso Romano.
La domanda che i miei studenti mi posero frequentemente fu : che cosa è la poesia? E quando siamo in presenza di poesia?  Saltati tutti i canoni di forma e contenuto ( non dimentichiamo che i generi erano tre) quale è il mistero che ci consegna oggi alla poesia?
Torniamo alla definizione di poesia pura e forse abbiamo trovata la chiave che scopre il mistero e svela l’incanto poetico. Il fondamento della poesia pura è la parola purificata  cioè privata da tutte le distorsioni  che la parola ha subito nella sua storia per ridarle la riutilizzazione del suo valore primigenio.
D’altra parte la parola senza interventi dommatici  e impositivi può rappresentare tutto un universo: intimistico esistenziale, filosofico, paesaggistico memoriale, commemorativo, dedicativo ecc. ecc. con tutte le necessarie commistioni.
Infatti:
  1. la parola ha un suono (musica)
  2. la parola ha potere immaginifico (pittura e scultura o altro
  3. la parola è plurisemantica ( cioè può avere più significati)
  4. la parola ha una sua storia
 
e non fermi né sogno né ebbrezza,// sovviene qualche ricordo//pochi volti e voci e labili accenni// che si diluiscono stanchi// quasi fotogrammi sbiaditi// senza
menzogneri restauri// di vivezza presunta.
 
Il tempo che si consuma//fra consuetudini// e lontananze vicine//
 
Il silenzio di una notte// annuncia già// lo stridore// dell’assenza
 
Non resta// che il turno d’attesa//all’imperativa chiamata//da un lontano//megafono invisibile
 
Qualche barlume//segno// d’una epifania arcana//aspettiamo e vagheggiamo//una semplice carezza amorevole
 
Ma certezza è rammemorare//ciò che pure resta//oltre, ben oltre
 
Sopravviviamo alla vita// che pure irripetiamo// talvolta incalzandoci//e  troppe volte trovando asilo// vagheggiando da tanto tempo, ormai,//fuochi che non s’incendiano //
 
Noi che vivemmo di radici/ e le sentiamo gemere// fra indifferenza e fuoco impuro
 
E quella che apparve illusoria primavera// piombò nuovamente ingrigito autunno //
 
Verdi le dicembrine colline declinanti//     ma c’è sempre il solfeggio del mare//
per salpare o annegare// nella dimenticanza
*
Ci troviamo dinanzi ad una poesia nuova ma che possiede tutti gli strumenti con cui il poeta può compiutamente esprimersi.
Il segreto sta 1) nella conoscenza profonda del significato della parola o delle associazioni di parole ( metafore, osssimori , dicotomie ecc. 2) nella conoscenza della valenza subliminale che la parola possiede,  3) nella conoscenza del ritmo musicale che si realizza anche con un enjambement  dove una rottura della coesione unitaria metrico-sintattica si completa col verso successivo che ristabilisce il senso.
Io mi sono servita come campionatura della più recente sua produzione, di un volumetto di appena 15 liriche che hanno il grande pregio di essere le meno costruite razionalmente, più spontanee o, come qualcuno direbbe,” di getto”. Ma non è così. Un poeta che si è esercitato per tutta la vita nella scrittura e nella lettura non scrive più di getto perché la sua penna si serve spontaneamente di tutto il suo bagaglio culturale arricchito nel tempo, di tutto o quasi tutto il vissuto e della raffinata ricerca del valore semantico della parola.
Tommaso Romano è un poeta che, sin da giovane, si è cimentato, insieme ad altre illustri attività come l’insegnamento, la politica, la saggistica l’editoria, nella nobilissima arte della Poesia.
Si avverte subito che siamo in presenza di una poesia che contiene tutti gli elementi costitutivi della poesia contemporanea (convogliata con uno stile tutto personale ) con propensione verso l’affermazione della verità espressa con la parola sempre ferma e incisiva ( l’uso di suoni duri la “C” e la “G” seguita dalla acca che ne indurisce il suono)che rende lapidario il suo verso, l’amore per la sua terra con la dolcezza della sua rappresentazione, la sacralità dei riti, l’umiltà del dubbio.
Per concludere dalla lettura di questi pochi versi si deduce  che siamo in presenza di uno stile nel solco della poesia pura più moderna, densissima di riferimenti culturali metabolizzati e trasformati in materia assolutamente personale.. Per questi motivi il prof. Tommaso Romano assieme a pochissimi altri, rappresenta degnamente ed egregiamente la più alta poesia contemporanea nella quale troviamo la riflessione filosofica , la consapevolezza dell’essere, l’immaginazione e la speranza dell’OLTRE in veste estremamente sintetica ma di grande splendore poetico
 
*i versi riportati sono tratti dall’opera “ SOLFEGGI  D’OBLIO”
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