“Ricordo di Leonardo Sinisgalli, e una sua lettera a Lucio Zinna” di Nicola Romano

Leonardo Sinisgalli nasce a Montemurro (Potenza) il 9 marzo del 1908. Egli appartiene a quella che può essere definita la seconda generazione di poeti ermetici, o almeno vicini alla tradizione lirica dell’ermetismo, una generazione a cui appartenevano anche Mario Luzi, Alfonso Gatto, Vittorio Sereni, Giorgio Caproni, nati tutti intorno agli anni 10 del secolo scorso. Terzo di una numerosa prole, Sinisgalli visse nel suo piccolo borgo un'infanzia tanto felice e spensierata da incidere profondamente sulla sua formazione e sulla sua personalità, tanto che gran parte delle poesie e delle prose narrative verterà sui richiami alla sua terra. Leonardo frequenta la scuola di don Vito Santoro, e fu proprio il maestro, affascinato dalle straordinarie capacità del ragazzo a consigliare alla madre che continuasse gli studi, e per convincere la madre (che considerava Leonardo ancora un cucciolo) dovettero intervenire il notaio e l'arciprete.
La partenza, che avvenne nel 1918 alla volta del Collegio Salesiano di Caserta, fu una lacerazione drammatica. Dal Collegio di Caserta passa, perché ritenuto più adatto, a quello di Benevento, dove prepara la "bellissima licenza" che conseguirà a Napoli nel 1925. La sua media risulterà la più alta dell'intera Campania.
Visti gli eccellenti voti conseguiti in matematica e in disegno, si iscrive a Roma presso la facoltà di Matematica ma, ultimato il biennio, in preda ad una crisi, passa ad Ingegneria.
E intanto, s’innamora della poesia di Sergio Corazzini, il più struggente dei poeti crepuscolari, e a tale poeta, che sempre verrà ricordato con affetto da Sinisgalli, si ispirò per i suoi primi componimenti che pubblicò in autoedizione nel 1927, con il titolo Cuore
Invitato da Enrico Fermi, nel 1929, ad entrare nell'Istituto di Fisica tra i “ragazzi di via Panisperna”, preferì rinunciare, allo studio dei "neutroni lenti e della radioattività artificiale" per seguire "pittori e poeti", ma non senza incertezze e dubbi: confesserà che non riusciva a vederci chiaro nella sua vocazione, e che gli sembrava di avere "due teste, due cervelli, come certi granchi che si nascondono sotto le pietre...".
Dopo la laurea in Ingegneria elettronica ed industriale, e l'esame di stato sostenuto, per l'abilitazione alla professione, a Padova nel '32, passa alla "conquista di Milano"; ma i primi tempi sono difficili, nonostante qualche collaborazione alle riviste "L'Italia letteraria" e a "La lettura".
Determinante fu l'incontro con Ungaretti, poeta già famoso, che all'inizio del '34 dimostrò tutto il suo entusiasmo per il talento poetico di quel giovane ingegnere lucano, prima con una corrispondenza sulla "Gazzetta del Popolo" sui primi versi di Sinisgalli, poi a Torino, in occasione di una conferenza su Petrarca.
Nel '34, su suggerimento di Zavattini, partecipa ai Littoriali per la gioventù a Firenze, e una giuria composta da Ungaretti, Bacchelli, Palazzeschi decreta a Firenze la vittoria di Interno Orfico, una poesia di Leonardo Sinisgalli. Attilio Bertolucci è secondo, mentre Alfonso Gatto è primo nella prosa.
Tornato a Montemurro, nel '35 scrive Quaderno di geometria e molte delle 18 poesie che pubblicherà l'anno successivo. Ma le insistenze di Cantatore, di Zavattini e di altri amici, lo riportano a Milano dove iniziò per lui una stagione particolarmente fortunata. Su consiglio dell'amico Alfonso Gatto, risponde ad una inserzione e all'inizio del '37 viene assunto dalla “Società del Linoleum” per organizzare convegni e collaborare alla redazione di una rivista specializzata. Nasce così il lungo sodalizio che legherà Leonardo Sinisgalli al mondo della grande industria fino agli anni Settanta. L'anno successivo, il grande Adriano Olivetti, affascinato dalla lettura del "Quaderno di geometria" lo chiama a sé alla Olivetti, con il prestigioso incarico "di cui andò sempre particolarmente fiero" di responsabile dell' Ufficio tecnico di pubblicità.
I due anni passati alla Olivetti sono segnati da una straordinaria vitalità creativa: l'umore di Sinisgalli è alle stelle. Le sue vetrine a Milano e a Roma, così come i manifesti pubblicitari, che anticiparono le tecniche della pop-art, diventano un evento mondano, atteso e commentato: la sua rosa in un calamaio accanto alla "moderna" macchina da scrivere "Studio 42" è emblematica del suo modo poetico di reclamizzare i prodotti dell'industria, e di comunicare, contestualmente, il cambiamento del gusto e l'ansia di trasformazione. Quei poster e quei manifesti hanno ormai un valore storico, presenti in tutti i repertori e in qualche museo.
Pubblica nello stesso periodo, sempre per le edizioni del Pesce d'Oro di Scheiwiller «Campi Elisi» (1939) aderendo pienamente al gusto ermetico. Di «Campi Elisi» scrissero subito Contini, Anceschi e Bo. Quest'ultimo pose in risalto la "leggibilità estrema e la concretezza dei sentimenti", così da smentire le accuse di gratuità e di oscurità di cui erano fatto bersaglio le liriche ermetiche.
È proprio durante la seconda personale presso la sua Galleria che un infarto il 31 gennaio 1981 stronca la vita di Leonardo Sinisgalli. Viene sepolto, come espressamente chiesto più volte, a Montemurro, nei suoi “Campi Elisi”. 
 
 
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