“Pierfranco Bruni con “Il sortilegio della speranza” nella pazienza dello scrivere” di Stefania Romito

Visionarie affabulazioni convivono in un libro dal fascino onirico in cui il rimembrare è un intreccio di personaggi che viaggiano in carrozzoni fiabeschi tra intagli di tempo e girotondi mistici dalle movenze sufiche. Un inno alla fantasia che custodisce canti di passioni nel sortilegio del segreto.
Il nuovo libro di Pierfranco Bruni “Il sortilegio della speranza”, edito da Tabula Fati, seduce nell’alchimia di un silenzio rivelante e nella concezione di letteratura come coscienza del tragico esistere. Non consolazione, illusione o evasione, bensì consapevolezza dell’ineluttabilità del sogno e del mistero. “La fantasia è la vita e la vita se non è fantasia è un giocattolo che non serve più” recita Pierfranco Bruni riecheggiando le parole dell’amato Corrado Alvaro: “La favola della vita mi interessa più della vita stessa”.
Sapori di Calabria bagnano il mare della Magna Grecia colorando di Oriente la terra promessa riflessa tra maree di pensiero nelle erranze di una geografia dello spirito. Scavi di epoche si avvicendano a personaggi storico-letterari in un alchemico girotondo di danze intorno al falò della memoria. Un ballo circolare in cui eroi e antieroi si scontrano e si confrontano guidati dalla invisibile mano dell’autore che, da abile burattinaio, muove i fili della sua esistenza in un ordito dai toni fanciulleschi, atmosfere infantili e consapevolezze vissute.
Tagli nostalgici abitano frammenti di spazio vissuti nell’infanzia del ricordo, quando in via Carmelitani la palla rotolava tra i confini di un giardino bagnato da gocce di fontana in un tempo in cui il calore dell’abbraccio di madre si dissolveva nella fiaba del destino. Un
calore, che come ricorda l’autore, è sommità. Infinitudine di un istante dal sapore di eterno.
Solitudini nel gioco delle nostalgie che hanno movenze di fiaba in un viaggio che è “sempre accanto” e “sempre dentro” quel bosco le cui oscurità illuminano spiragli di speranza.
Chiara e Filippo, Stelakian e Garcia… Coppie di amanti innamorati nell’amore che familiarizzano con personaggi usciti dalle pagine del Gattopardo, in uno spazio temporale che oscilla tra la contemporaneità e il Risorgimento, tra labirinti di fantasia ed essenze d’anima.

Personaggi sublimati nei confini di un’immagine metafisica, rivissuti dalla mai scontata penna di Pierfranco Bruni, innovatore e rinnovatore della tradizione dei linguaggi.
La magara, lo sciamano, la principessa, il pirata. La danzatrice di tango che sventola ventagli di ricordi. Il vecchio dalla barba bianca che sottolinea l’implacabilità di un tempo ormai trascorso e che mai più sarà. Protagonisti di un teatro del grottesco che si muovono come sfere impazzite nella contemplazione del ricordo dell’autore e che ritrovano il vagheggiato ordine soltanto nella consapevolezza dell’imprescindibilità del caos. Sullo sfondo la straordinarietà di un amore che si specchia nei lineamenti immortali della dea Calipso e nelle epiche onde del navigante Odisseo, per risolversi nella cognizione che è l’amare stesso ad aprire le porte all’immortalità.
Un libro che parla all’anima tra soffi di mito e venti di sogno, nella mistica magia di una sublime spiritualità… oltre la Porta degli Angeli.
Nonostante tutto.
 

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