Nota di Tommaso Romano alla silloge "Azzurra" di Maria Nivea Zagarella (Ed. Thule)

Una raccolta di parole poetiche può essere l’espressione compiuta, o meno, di un percorso temporale o di un evento spirituale di variopinte tonalità.

Eppure, ci sono tappe che contraddistinguono il cammino, che segnano la libertà ispirativa senza canoni ingombranti.

È questa la dimensione plurale delle liriche di Maria Nivea Zagarella, Azzurra, di una donna che ha dedicato il suo alto magistero attraverso lo scandaglio dell’analisi, ora letterario-creativa, ora critico-estetica con risultati significativi e di orme indelebili.

Tuttavia Nelle parole, breve ma intenso testo di questa raccolta che segue un preciso disegno architettonico, è espressione eccezionale di una weltanschauung che fonda e riconsidera tutto un viaggio esperienziale, una necessità di dire, di porre mente al “pendolo” che ci richiama sia Seneca che Heidegger, con una qualità che incide.

Parole come fuga, sosta, morte e vita, mare e vento, abisso e ardore. Cito le stazioni di meditazione di questa poesia paradigmatica, scarna, evocatrice, solenne senza esibizione del sovrappiù.

La fioritura della Zagarella nel viale della sua vita non è solo eden. È piuttosto consapevolezza del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto, verso quella pace dell’anima che solo la Parola nelle parole può consegnarci come autentico miracolo del quotidiano all’eterno.

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