Le città antiche siciliane e le città de quindici minuti a piedi: innovazione o distopia? – di Ciro Lomonte
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- Category: Scritture
- Creato: 22 Maggio 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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È per me un grande onore partecipare alla cerimonia di conclusione del II Corso di Lingua e Cultura Siciliana “Aci e Galatea”. Non solo per la stima che nutro nei confronti dell’avv. Carmelo Sardella e del geom. Angelo Russo, anime dell’Associazione Culturale “Terre di Aci”, come pure della famiglia Ortolani, ma anche per l’amore che suscita Acireale in tutti coloro che la conoscono. Ricordo in particolare il 4 luglio 2015, quando demmo il dovuto risalto alla collocazione di un busto di bronzo, opera del giovane scultore Mauro Gelardi, nel cortile del Collegio Santonoceto. Ricordo le altre volte che sono passato da questa regale città per i motivi più disparati. Il contesto della prestigiosissima Biblioteca Zelantea nella quale ci troviamo riuniti rende ancora più mirabile l’evento odierno.
Oggi parleremo di città, dedicando un’attenzione prioritaria alla ricchezza di civiltà – i due termini sono strettamente collegati – presente in quelle siciliane, di grande valore in sé oltre che in relazione al processo di disumanizzazione degli insediamenti urbani tristemente in atto dall’Ottocento ad oggi. Il futuro distopico, da incubo, descritto in tanti romanzi è sempre più un presente terrificante. Tralasceremo invece i criteri in base ai quali i processi di concentrazione geografica della popolazione, degli impianti produttivi e dei servizi, insieme alla qualità delle istituzioni educative e culturali, differenziano le città – per struttura e dimensione – dai centri rurali, dai piccoli villaggi, dai borghi urbanizzati.
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