La Polonia diffama la memoria di Karol Wojtyla – di Domenico Bonvegna

Da qualche anno dalla Polonia arrivano notizie che mi sembrano abbastanza paradossali, c’è in atto un oltraggio più o meno palese del polacco più rappresentativo della sua Storia, pensate in certi ambienti politici polacchi si cerca di diffamare il grande Karol Wojtyla, il Santo Padre san Giovanni Paolo II. Il giornalista polacco Wlodzimierz Redzioch esperto di politica polacca ci offre un interessante servizio apparso sul giornale internazionale americano di Miami, “Exaudi.org”, (Come nei tempi del regime comunista nella Polonia di Tusk si attacca Papa Wojtyla, 25.11.25, exaudi.org) con un appello dell’Episcopato polacco che chiede rispetto per San Giovanni Paolo II. Il giornalista inizia citando i vescovi polacchi riuniti nell’Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Polacca, tenutasi il 22 novembre 2025: “Ci riempiono di tristezza i continui tentativi di screditare l’autorità di San Giovanni Paolo II nel nostro Paese. Tali azioni sono ingiuste e offensive, soprattutto perché sono rivolte contro un uomo al quale non solo la Chiesa e la nostra nazione, ma anche il mondo intero devono così tanto”. Tutto questo sta succedendo durante il governo Tusk, come nel periodo buio del regime comunista, si attacca e si denigra la figura di Papa Wojtyla nel tentativo di sminuire il suo ruolo storico e l’importanza del suo Magistero, di mettere in dubbio la sua statura morale e di farlo dimenticare dalle nuove generazioni dei polacchi. Peraltro, lo stesso Redzioch è autore di un servizio pubblicato recentemente dove sostiene che in Polonia i gerarchi comunisti sono ancora al potere (Polonia, i comunisti non se ne sono mai andati dai posti di comando, 21.11.25, lanuovabussola.it)
Gli attacchi a Wojtyla partono da lontano per Redzioch, almeno occorre fare riferimento al periodo comunista, quando la religione era considerata l’oppio per i popoli, e la Chiesa nemica da distruggere. Dal 1945 al 1989 la Polonia ha vissuto sotto il regime comunista imposto alla nazione con l’arrivo dell’Armata Rossa: i liberatori dall’occupazione tedesca sono diventati i nuovi occupanti. Sotto il regime comunista, all’interno del Ministero degli Interni, (MSW) fu creato un dipartimento speciale, il cosiddetto Dipartimento IV, che si occupava specificamente della lotta contro la Chiesa: allora i comunisti parlavano della lotta contro il “clero reazionario”. Nel mirino dei servizi si trovavano anche i vescovi, tra cui due carismatici cardinali: Stefan Wyszynski e Karol Wojtyla. Il regime comunista non ha mai sopportato l’arcivescovo di Cracovia prima e Pontefice poi. Durante i viaggi di Giovanni Paolo II in Patria i servizi del regime preparavano vari tipi di provocazioni e tentavano ad ogni prezzo di screditarlo. Fino al 1989 facevano di tutto per sminuire l’impatto dell’azione pastorale del Papa nella sua patria. Tuttavia, le stesse forze ex-comuniste continuarono a criticare Giovanni Paolo II anche dopo la svolta democratica nel 1989, alleandosi con gli ambienti anticlericali liberali e con i cattolici “aperti” che mal sopportavano la linea “conservatrice” della Chiesa di Wojtyla. Gli anticlericali cercano di distruggere l’eredità di Giovanni Paolo II nella Polonia “democratica”. Dopo il 1989, le varie forze anticlericali lavoravano e lavorano ancora per distruggere “il mito di Wojtyła”. Inoltre, oltre ai politici di sinistra, si è formata una vera coalizione mediatica con lo scopo di rompere con l’eredità di Giovanni Paolo II. Una coalizione composta dalla Gazeta Wyborcza, dal settimanale Newsweek, dalla televisione TVN e dal portale Onet: la TVN, la televisione che è di più impegnata nell’attaccare la Chiesa, i valori cristiani e l’identità polacca, ed oggi punta di diamante nel denigrare la figura di Giovanni Paolo II, è stata fondata dalla gente legata al regime comunista e i suoi servizi segreti, invece Newsweek e Onet sono i media in lingua polacca ma di proprietà del gigante dei media svizzero-tedesco Ringier Axel Springer: hanno la linea decisamente anticlericale, liberal-libertina ed anti polacca. Ad alimentare questa campagna di diffamazione hanno purtroppo contribuito i casi di abusi, veri e presunti, dei minori da parte di sacerdoti e le accuse alla gerarchia di tollerare la pedofilia hanno dato a questi media un’arma formidabile per colpire la Chiesa e Giovanni Paolo II. Tuttavia, a venti anni dalla morte di Giovanni Paolo II la nuova generazione dei polacchi ne ignora la grandezza e spesso cede alla campagna d’odio che ne macchia la memoria persino nella sua Polonia. (Il mio nuovo libro potrebbe contribuire a far conoscere la grande figura di san Giovanni Paolo II) Negli ultimi anni, infatti, i social polacchi si sono popolati di meme ingiuriosi nei confronti di Wojtyła nell’ambito di una vera e propria campagna diffamatoria. Come ha constatato monsignor Jan Machniak, professore della Pontificia Accademia Teologica di Cracovia: «Colpire Giovanni Paolo II e le persone a lui legate ha come scopo distruggere la grande eredità che il Papa ha lasciato non soltanto alla Chiesa ma all’Umanità intera». Invece il cardinale Stanisław Dziwisz, ex segretario personale di Wojtyla, rivolgendosi ai fedeli di Cracovia ha detto: «Non permettete di privare il dovuto onore di colui che ha rinnovato la Polonia e il mondo ed è diventato l’orgoglio della nostra nazione tra le nazioni del mondo». L’apice della “guerra” al Papa polacco è stato ha toccato con la negazione di istituire il Museo “Memoria e Identità” di Giovanni Paolo II a Torun. Redzioch ricorda che nel 2005 è stato pubblicato l’ultimo libro di Giovanni Paolo II intitolato proprio “Memoria ed Identità” che fu una riflessione sulla storia della Polonia, sull’identità dell’Europa plasmata dal cristianesimo, sul mistero del male, incarnato nei grandi sistemi totalitari. Quando in Polonia è nata l’idea di organizzare un museo dedicato al patrimonio intellettuale di san Giovanni Paolo II, si è pensato di chiamarlo Museo “Memoria e Identità”: doveva essere un museo della storia polacca vista con gli occhi di Papa Wojtyla, come quella raccontata nel libro. Questo Museo, costruito nella città di Toruń, ha avuto due co-fondatori: il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale e la Fondazione Lux Veritatis. Oggi, quando gli edifici del futuro Museo sono stati completati e bisogna ultimare l’esposizione, il Ministero della Cultura del nuovo governo, sta cercando di distruggere questa grande iniziativa come molte altre simili che mirano a mantenere viva la memoria del Papa polacco. Il governo di Tusk, il più anticlericale degli ultimi decenni, lo fa per puro scopo ideologico, anche a costo di non rispettare gli accordi firmati e mentendo circa le condizioni di contratto con la Fondazione Lux Veritatis. A questo punto dell’intervento il giornalista pubblica l’intervento integrale dei pastori della Chiesa cattolica in Polonia presenti alla 403ª Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Polacca nel monastero di Jasna Góra, a Czestochowa, il 22 novembre 2025 dove hanno firmato un appello ai polacchi: “La storia della Polonia conosce molti personaggi importanti ed eccezionali che hanno contribuito a plasmarla e influenzarne il volto dal punto di vista sociale, politico, culturale e religioso. Tra questi, figura senza dubbio San Giovanni Paolo II. Di particolare importanza sono i suoi insegnamenti, che in modo chiaro e coerente avvicinano alla ricchezza spirituale e alla luce della Buona Novella, difendono la vera libertà, la dignità e il diritto alla vita di ogni essere umano, mostrano il valore inestimabile del matrimonio e della famiglia e aiutano a comprendere i problemi contemporanei in modo da poterli risolvere efficacemente. San Giovanni Paolo II è stato la voce eloquente dei poveri, dei perseguitati, dei discriminati, dei maltrattati e degli schiavizzati. Grazie al suo ministero, numerose nazioni hanno riconquistato la libertà e molte persone hanno creduto in Cristo, hanno ritrovato il senso dell’esistenza, hanno rafforzato la speranza e hanno cambiato la loro vita.
Il suo pontificato ha contribuito in modo determinante alla caduta del comunismo e al ripristino dell’unità in Europa. Lo stesso papa ci ha ricordato che, affinché questa unità resista alla prova del tempo, deve basarsi sui valori cristiani. Ha insegnato che per preservarla è particolarmente necessaria la solidarietà tra gli uomini, che ha definito come «uno e l’altro, e non uno contro l’altro».
Ci vuole molta malafede per non vedere l’enorme ricchezza di bene che è il frutto del suo ministero estremamente laborioso e creativo sulla Cattedra di Pietro e del contributo che ha dato ai cambiamenti positivi in Polonia. Per questo motivo, i continui tentativi di screditare la sua autorità nel nostro Paese ci riempiono di tristezza. Tali azioni sono ingiuste e offensive, soprattutto perché sono rivolte contro un uomo al quale non solo la Chiesa e la nostra nazione, ma anche il mondo intero devono così tanto. In esse si trova, come una nuova conferma, la dolorosa parola di Gesù sui cittadini della sua città natale, Nazareth: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6, 4). Ringraziamo tutti coloro che difendono il rispetto dell’insegnamento e dell’eredità e la reputazione di San Giovanni Paolo II, uno dei più grandi polacchi nella storia della nostra Patria”.
 
 
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