“L'attualità degli irregolari del Novecento” di Francesco Giubilei

Esiste un’altra cultura rispetto a quella "ufficiale” i cui protagonisti sono spesso relegati ai margini delle commemorazioni e del circuito mediatico ed editoriale. Pensatori che hanno contribuito in modo indi­scutibile alla cultura europea e mondiale ma il cui nome difficilmente, salvo rare eccezioni, è noto al grande pubblico. La loro unica colpa è stata quella di andare controcorrente, di non avvallare la vulgata dominante nel mondo postsessantottino che li ha condannati ad essere emarginati da quelli che oggi definiremmo i "giri che contano”. Ma il valore di questi conservatori, identitari, tradizionalisti, reazionari, anarco-conservatori, non è in discussione nemmeno per un attimo ed anzi, rileggendo a poste­riori le loro opere e i lori scritti, emerge non solo la profondità ma anche la lungimiranza delle previsioni.
Ricordarne il pensiero che si origina dalle pagine di libri, interventi, articoli è già di per sé un’opera meritoria che assume una particolare va­lenza nel momento in cui sono gli stessi protagonisti a parlare. È il caso del libro di recente pubblicazione di Gennaro Malgieri intitolato Collo­qui (1974-1991). Attraversando il bosco. Voce di primo piano del mondo conservatore culturale italiano, Malgieri, che è stato direttore del "Secolo d’Italia” e dell”’Indipendente” e autore di decine di libri, nella sua lunga camera ha avuto il privilegio non solo di conoscere ma anche di colla­borare con alcune delle voci che costituiscono il pilastro della cultura di destra e non conforme.
Un rapporto personale esplicitato già dalla dedica del suo libro in memoria di Giano Accame, Piero Buscaroli, Enzo Erra, Fausto Gianfran­ceschi, uomini di cui, nell’asfittico panorama culturale contemporaneo, si sente sempre più la mancanza. Così come, rileggendo le parole di alcune delle personalità che nel corso di un quindicennio hanno colloquiato con Malgieri, emerge lo sbilanciamento tra la profondità delle loro riflessioni e la banalità degli intellettuali nostrani contemporanei elevati al rango di icone dal panorama mediatico mainstream. Eppure, non tutti gli interlo­cutori di Malgieri appartengono al passato; voci come Alain de Benoist, Stefano Zecchi, Massimo Fini, intervengono periodicamente nel dibattito pubblico analizzando l’attualità con il loro lucido punto di vista.
Colloqui è una risposta a chiunque neghi o minimizzi l’esistenza di una "cultura di destra” così come l’intera produzione editoriale di Gen­naro Malgieri che negli ultimi decenni ha indagato, approfondito, scan­dagliato, contribuito a una riflessione culturale da destra in cui questo volume rappresenta solo l’ultimo tassello di un puzzle tuttora in costru­zione. Non a caso il testo è arricchito da un capitolo introduttivo intitolato Cultura e libertà e uno conclusivo Duemilaventi in cui l’autore si interroga su passato e futuro del mondo culturale destra. Un patrimonio editoriale, giornalistico, letterario, filosofico contrastato, attaccato, ghettizzato, dalla cultura dominante ma formato da voci di assoluto valore e indiscusse qualità intellettuali:
 
ma la cultura di destra, grazie a editori come Rusconi (il cui direttore era Alfredo Cattabiani), Giovanni Volpe (figlio di Gioacchino, il più grande storico del Novecento), le Edizioni del Borghese (dirette da Mario Tede­schi e da Claudio Quarantotto), unitamente a piccole case editrici (che a volerle definire tali ci voleva molta fantasia) e tantissime riviste che non citerò nel timore di dimenticarne qualcuna, animarono un mondo che secondo i "padroni del potere" non avrebbe dovuto avere cittadinanza nell'Italia "laica democratica e antifascista", come recitava la giaculato­ria assai in voga sui giornali e in televisione.
 
 
Un pantheon purtroppo sconosciuto ai più e non sufficientemente ricordato. Mentre mi accingo a scrivere queste parole, è in uscita per la casa editrice Thule un libro curato da Pierfranco Bruni e Tommaso Romano intitolato Le altre culture. Storia del Sindacato Libero Scrittori Italiani 1970-2020 in cui si ripercorre l’esperienza del Sindacato Libero Scrittori che dagli anni Settanta in avanti smosse il mondo editoriale italiano. Un'esperienza animata da Francesco Grisi a cui parteciparono importanti voci come Fasto Gianfranceschi, Rosario Assunto, Ettore Pa­ratore, Alfredo Cattabiani... Mi capita così tra le mani il libro di Gianfran­co De Turris I non-conformisti degli anni Settanta. La cultura di destra di fronte alla "contestazione" in cui l'autore si confronta con alcune delle figure più affascinanti della cultura novecentesca italiana.
Un leitmotiv collega i pensatori che animarono il Sindacato Libero Scrittori, che hanno dialogato con De Turris e Malgieri e unisce il pen­siero di Francisco Elias de Tejada con quello di Vintila Horia rispetto a Ernst Jünger e Andrej Sinjavskij; è la capacità di avere una visione in grado di predirre anzitempo sviluppi della nostra società che si sono pun­tualmente verificati. Così, nelle pagine di Colloqui, si possono leggere:
 
i pensieri attuali’ - di Jünger e di Freund, di Paratore e di Vettori, di Elias de Tejada e di Sinjavskij, di Gregor e di Bardéche, di de Benoist e di Horia, di Spiazzi, di Fini e di Zecchi, raccolti negli anni in cui alcune idee appena sfiorate accendevano prospettive che erano il nutrimento di minoranze che mai avrebbero immaginato contaminazioni tanto pregnan­ti con il mondo che stava loro davanti in maniera quasi sempre ostile.
 
 
Un lungo "cammino nel bosco" che non è stato vano perché ha lasciato un'eredità importante e non trascurabile, il pensiero degli "irregolari" che è nostro compito non dimenticare per conservare una tradizione cultu­rale fatta di diverse anime, sfaccettature e correnti ma accomunata da "una storia di conquista faticosa della libertà". Oggi occorre attualizzare le battaglie dei decenni passati aggiornando il linguaggio, i mezzi e gli strumenti per contrastare i nuovi avversari: "siamo ancora qui non più a combattere contro il materialismo scientifico, bensì contro quello pratico, la riduzione a quantità’ della vita umana dovuta alla rottura insanabi­le dei rapporti tra la cultura e la socialità”. Un fenomeno rappresentato dal pensiero unico che si concretizza in una serie di istanze come l’e­gualitarismo, il dominio delle grandi imprese tech della Silicon Valley e della tecnica, l’uomo massa... ma potremmo citare anche l’ideologizzazione dell’ambientalismo, la visione liberal sui temi etici, tutti risvolti della stessa medaglia del pensiero globalista che solo pensatori coraggiosi e irregolari possono contrastare.

 

da: "Nazione Futura", n. 11, Giubilei Regnani Ed., autunno 2020

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