Il Paradiso e la scrittura di Guglielmo Peralta - di Gabriella Maggio
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- Category: Scritture
- Creato: 08 Agosto 2025
- Scritto da Redazione Culturelite
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“Signis tantum, et non rebus, latent res eximiae” diceva Tommaso d’Aquino. E questo vale ancor di più oggi dal momento che abbiamo bandito il divino e il segno . Ma da allora avvertiamo il vuoto del significato, la mancanza, e ne ricerchiamo almeno un’ombra. Soprattutto i poeti avvertono questa mancanza e rinnovano la “ preghiera” di Dante di poter manifestare almeno ” l’ombra del beato regno “ o tentano di spezzare il montaliano “sigillo” che vieta “il limpido cielo”, “ l’azzurro mirabile”. Il poeta, romanziere e saggista Guglielmo Peralta autore del saggio “ Il paradiso e la scrittura”, ed. Il Convivio, 2023, pp. 78, €12,00 si propone di collegare l’atto della scrittura al sacro per porre un argine alla deriva dell’uomo contemporaneo succubo della fantatecnologia e del labirinto virtuale. Nella sua argomentazione l’autore elabora un pensiero filosofico che spazia da Duns Scoto a Heidegger con espliciti riferimenti alla Bibbia. Nella figura di Adamo, Peralta vede quella del poeta che, come il progenitore, sogna il paradiso perduto, sebbene abbia rinunciato all’immortalità per conoscere e vivere. La poesia è quindi νόστος, ritorno, nostalgia dell’Eden e della sua compiutezza. E con questo stato d’animo il poeta si fa viandante per ritrovare la Parola, la Poesia, Dio, è un mistico, visitato dall’angelo della scrittura, un vate: “Infiniti mondi si aprono in un romanzo, in una poesia….dalla poesia le parole ricevono una nuova vita tramite lo s-guardo del sognatore, che obbedendo alla voce le trae dal silenzio” dando “un sens plus pur aux mots de la tribu”, come diceva Mallarmè, per tentare disperatamente di attingere all’inaccessibile, mistica verità, conferendo alla letteratura, nell’ universo laicizzato, una precaria supplenza del sacro. La Poesia, secondo Guglielmo Peralta, disvela il senso autentico delle cose, la verità celata ai “profani” immersi nel frastuono dell’oggi, ma non è una conquista definitiva :“È la promessa del linguaggio, una promessa inevasa e sempre rinnovata….che ha come posta in gioco la sua e la nostra rivelazione…l’azzardo del linguaggio che scava nell’abisso”. È proprio della lingua poetica, per la ricchezza e la forza evocativa dei suoi significati, trasformare il nostro essere nel mondo attraverso il “naufragio nell’essere…e l’ideale ritorno allo stato paradisiaco” come accade in Leopardi e in Hölderlin. Accanto al poeta, Peralta pone anche il suo interprete che attraverso l’opera del poeta fa esperienza dell’invisibile. L’autore delinea nel saggio una ontologia poetica che sfocia nella consapevolezza di “essere per la bellezza”, liberata dal relativismo del pensiero “debole” e dall’ interpretazione negativa del nichilismo. Fonda quindi un nuovo realismo degli occhi, del cuore e della mente, che esprime lo slancio insopprimibile verso l’essere e la sua fenomenologia. “Il paradiso e la scrittura” è un’opera dotta e coesa in tutte le sue parti, si compone di quindici capitoli che sviluppano il tema della creazione poetica dal “Superamento del nichilismo” a “I numeri e l’infinito” in cui l’autore definisce “l’albero della visione” (di cui il poeta può liberamente nutrirsi senza infrangere alcun divieto, diversamente da Adamo) … che dà senso poetico all’esistenza ed evoca la vita eterna in ogni sua creatura….ed ha nel paradiso le sue radici. Il numero quindici potrebbe non essere casuale perchè, secondo la numerologia, ha un significato positivo legato alla creatività, che è il tema di fondo del saggio. A questo punto è chiaro il senso del titolo che mette in relazione, con la congiunzione “e”, la scrittura e il paradiso. Si raggiunge il paradiso, secondo Peralta, non soltanto nella realizzazione della poesia, ma in tutte le manifestazioni artistiche e scientifiche nell’ affermazione dell’unità epistemologica del sapere perché: il Linguaggio universale comprende tutti i suoni e tutti i linguaggi…. “Ci solleva alle soglie del paradiso l’amore per la verità, l’irresistibile richiamo dell’Infinito, il sogno dell’origine e del ritorno che animano allo stesso modo i poeti, gli artisti, gli scienziati”.