“I sistemi sociali nell'epoca dell'automazione” di Antonio Saccà

Nel 1963 pubblicai il Saggio sulla letteratura italiana attuale nella rivista Nuovi Argomenti. Alberto Moravia, che la dirigeva con Alberto Carocci, nella premessa dichiarava che io, pur giovane, avevo letto molto ed ero di orientamento marxista. Avevo letto molto da sovrastare persone con anni moltiplicati dalla mia giovinezza, vero, il testo lo svelava, una reale lettura di centinaia di narratori da Giovanni Verga all'ultimo Alberto Moravia, La Noia, credo. Ch'io fossi marxista, a modo mio,  ritenevo fondamentale cogliere il mondo di un autore, le classi, la visione sociale, i personaggi nelle loro identificazioni comportamentali, la concezione sull'esistenza, non limitandomi alla forma, no, meglio: ero interessato al modo espressivo di una visione del mondo, non limitandomi alla visione del mondo, nè limitandomi alla “scrittura”. Senza  raggiungere l'errore marxista, perfino di Gyorgy  Lukàcs, che il realismo della visione del mondo determina l'espressività, il che finiva con il conseguire:chi non vede nel proletariato il protagonista salvifico futuro, chi non critica la borghesia è retrivo o “interessante”(Lukàcs) ma non scrittore realista, scrittore “vero” e vero scrittore. Gli scrittori esistenziali, nichilisti,  tragici , a me interessavano appassionatamente. Oscillavo tra coloro che difendevano l'umanità e  i disperati, in ogni caso mai con i sottoumani. Anni ed anni a cercare i difensori dell'umanità. Erano i comunisti mediante il proletariato?  Karl Marx lo riteneva con argomentazioni multiformi. La borghesia trasformerebbe la società in luogo di vendita, renderebbe la merce il feticcio da venerare, distruggerebbe la civiltà artigianale, ultraparcellizzerebbe la divisione del lavoro imbecillendo gli operai, approfondirebbe almemo per un certo periodo lo scarto tra lavoro manuale e lavoro mentale, esproprierebbe il produttore, ossia il lavoratore dal suo prodotto (alienazione), gli strapperebbe la forza lavoro (pluslavoro), la valorizzazione della materia in merce (plusvalore), i rapporti umani diverrebbero rapporti di scambio economico, il pensiero, come sempre, si piegherebbe a questa realtà falsificandola, sostenendo i pregi del mercato, della concorrenza, dell'conomia privata, dell'interesse personale come interesse e vantaggio sociale, dando sorgiva  alla Ideologia, la falsificazione cosciente o incosciente degli interessi della borghesia come giovevoli a tutta la società, l'interesse di una parte trasfigurata in interesse generale (Rouseau, Giacobini), la borghesia pretendeva di rappresentare l'interesse generale. Questa una ,relativa, declaratoria delle considerazioni di Marx sulla borghesia ed il capitalismo. In tanto oceano, una corrente precisa, categorica, implacabile, lo sviluppo dei mezzi di produzione, la concorrenza che annienta e suscita imprese di vaste dimensioni, le macchine che sostituiscono i lavoratori, disoccupazione di masse, crollo dei consumi, crollo dei sistemi produttivi, la borghesia, è Marx che espongo, invece di sminuire l'orario di lavoro diminuisce i lavoratori e produce di più utilizzando le macchine, pervenendo all'incredibile, basta premere un bottone e le macchine fanno da sè. Ed i lavoratori ? Moriranno? Ed i capitalisti, a chi venderanno? A tal punto occorre rimettere ordine, produrre a scopi sociali, adeguando orari, salari, profitti a tali scopi sociali. Ma il capitalista fermo nel paradigma che il profitto personale è una manna sociale (Adam Smith) non vuole abbandonare la sinergia del profitto personale come utile sociale, condannando la società all'esplosione, perchè ormai il profitto non è il motore della società ma la catastrofe, avviene sostituendo le macchine all'uomo, generando disoccupazione e crollo dei consumi.Di questa sarabanda, che oltretutto riduco, pochissimi erano avveduti. Degli scrittori direi nessuno, Moravia aveva qualche sentore, Pasolini ripeteva : omologazione,  critica alla società dei consumi, quest'ultima la rimpiangeremo, in quanto all'omologazione la nostra epoca è la meno omologante della storia, ormai non esiste micropopolo che non sia renitente, riottoso, ribelle, si confonde il tentativo di omologare con l'omologazione attuata.

Torniamo al problema determinante. ll problema che stiamo subendo: non c'è scampo all'automazione se non si mutano gli assetti produttivi. Il proletariato resta il soggetto  storico della economia in una economia a favore di tutta la società  anche se decresce il suo contributo del lavoro? Problema epocale.  Il lvoro umano diminuirà ma la produzione dovrebbe, deve realizzarsi a favore di persone che lavorano di meno o non lavorano? Sembra una contraddizione, e lo è. Meno lavoro umano, maggiore produzione dovuta alle macchine, distribuzione socializzata, non relazinara al contributo di lavoro ma secondo la potenza produttiva. Infatti: con minimo lavoro ma potenti macchine si produce moltissimo, non vi è relazione tra lavoro e produzione. Inevitabilmente la distribuzione è svincolata dal lavoro . Ma i lavoratori lavorano di meno? Però si produce maggiormente! Dunque? Non distribuire secondo il lavoro ma secondo la potenza produttiva edi bisogni sociali/individuali(Critica al Programma di Gotha)?. Questa la “rivoluzione” inevitabile, nei processi di automazione, per Marx.. Altrimenti non avremo consumatori. Fantastico: accresciuta produzione, scemati cnsumatori. Con il rischio di una inflazione speculativa perchè se diminuiscono i consumatori le merci aumentano di prezzo, si vende meno ma a maggior  costo. Quel che stiamo sperimentando, Ma sono fenomeni paradossali di breve periodo, i consumi catroficheranno continuando questi sortilegi. Allora? Il coraggio di riordinare i sistemi produttivi. Stabilire criteri diversi in epoca di minor rilievo del lavoro ed accresciuta produzine. Dimuire l'orario di lavoro? Diminuire i profitti? Diminuiren il prezzo delle merci? Qualcosa occore mutre se è mutato il rapporto tra lavoro umano e prduzione! Aveva ragione Karl Marx? No.  Il proletariato non dimostra capacità di  alternativa, del resto l'automazione lo sventrerà.  La mia biografia di Karl Marx, 1983, ha per titolo :Marx contro Marx, (ancora regge la vendita su Amazon). Marx contro Marx, in quanto l'automazione antiveduta da Marx, ha infiacchito il proletariato, dissipandolo. Chi è il soggetto della modificazione dei sistemi produttivi adeguandoli all'automazione? Certo non le guerre nè le pandemie per diminuire le popolzioni e “risolvere” la disoccupazione! Per anni ho supposto la evenienza di un lavoratore imprenditore, scrivendo a tal fine (Lavoratore imprenditore, 1999; Dal lavoratore imprenditore  al cittadino imprenditore, 2012). Ragionavo così:il capitalista preferisce(e deve) licenziare per competere sostituendo macchine ai lavoratori, quindi creerà disoccupazione, i lavoratori invece non avendo come scopo il profitto ma il profitto a scopi di autoccupazione potrebbero articolare salari, orari, profitti a tale scopo, l'occupazione autoprotettiva.  Ma a quanto pare di tutto si discute tranne dell'essenziale. I sistemi sociali nell'Era della automazione. Poi esistono complicazioni internazionali . A parte. Per ragioni esistenziali (la negazione dell'individualità in Marx, l'assurda convinzione che è il lavoro produttivo  con strumenti a connotare l'uomo non l'autocoscienza!), per la delusione dal proletariato  cessai di cogliere in Msrx una prospettiva. Ma l'automazione e la necessaria modificazione dei sistemi produttivi è questione  oggettiva come la presenza delle montagne.                                                                                                                

 

 

 

 

 

 

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