“I dilemmi della libertà. Due opere saggistiche di Antonino Sala” di Antonio Saccà

Una raccolta di Note pubblicate ne L'Opinione delle libertà , edita da L'Opinione , Prefazione  comprensiva del  Direttore Andrea Mancia; un ulteriore testo che noterò, consentono di valutare quanto Antonino Sala  concepisce sulla libertà.

Oggi la libertà deve gareggiare  con i mezzi di comunicazione di massa, con la democrazia, quest'ultima è una confrontazione ormai secolare. La libertà può non valere alcunché. addirittura può diventare nemica di se stessa. Le comunicazioni di massa furono ampiamente studiate dalla Scuola di Francoforte ,specialmente ,ma oggi, dicevo,la comunicazione di massa è immensamente pervasiva, domina, suggerisce cognizione, ciò che non passa ,ciò che non è mediato dalla comunicazione di massa non vale. L' espressione, il media fa il messaggio non ha mai avuto attuazione come ai nostri tempi “democratici”. Con un  media potente la più comune notizia fa testo, indipendentemente dal suo valore. E' la rovina della cultura e la rovina della libertà, la libertà non  valorizzata  per il valore intrinseco di ciò che si comunica ma per la diffusione della comunicazione .E' un pericolo  mortale,suscita l'altro pericolo connesso, la perdita di qualità, Rivologendosi alle masse la comunicazione perde qualità. La democrazia moderna e la comunicazione di massa sono avvinte. Tutti in linea di principio oggi hanno diritto di esporre la propria opinione, dire sì o dire no, questa è la democrazia,il diritto di tutti ad esprimere l'opinione. Ma l'idea che la maggioranza abbia la migliore qualità di scelta non è affatto realistica, meno che mai se non stringiamo la libertà con la qualità. Le scelte più volgari sono massimalmente diffuse specie se proposte da media consistenti. Un rigoroso  Liberalismo deve essere cauto con la democrazia, non  antidemocratico perché tradirebbe la libertà ma non cadere in braccio alla  certezza che la maggioranza ha sempre ragione. In questo senso la libertà è fondamentalissimamente “critica”, non che la libertà deve essere sempre critica, tutt'altro, lo è  per contrapporsi ai mezzi di comunicazione di massa in senso critico, basilare come  valore dell'opinione individuale, individuale, ripeto ,non basta dire i più, la maggioranza, il consenso, e così via  senza opinioni personali, soggettive ,critiche, di testa propria, non si tratta di individualismo si tratta di difesa della propria mente e di non farsi assorbire dai mezzi di comunicazione di massa e dalle democrazie di massa.Il vero pericolo per la Libertà è la democrazia avvinta ai mezzi di comunicazione.Una questione da discutere, complessa, non  sopprimere, limitare la democrazia, tutt'altro, piuttosto dichiarare che la Democrazia non può essere soltanto vittoria della maggioranza e sicurezza che la maggioranza ha ragione, verità, qualità. mentre il liberalismo afferma proprio l'opposto, anche un singolo può avere ragioni rispetto alla maggioranza,  teorizza il valore del singolo, singolo e liberalismo si identificano ovviamente i singoli in quanto singoli possono diventare maggioranza ma in quanto singoli non per correre all'aggregazione passiva. Ma come stabilire se l'aggregazione è passiva o determinata da convinzione critica? Sala è cosciente del dilemma e mi pare decida in favore della scelta quale che sia, il cittadino scelga di suo quanto  e cosa preferisce. Non che lo Stato sparisca ma che non limiti  , determini, imponga scelte. Certo, non tutte le scelte  sono consentite, non quelle che vulnerrebbero lo stare in società, ma insomma limitare minimamente e consentire al cittadino la più vasta libertà autodeterrminante. Sala respinge i sistemi autoritari  in quanto si sostituiscono alle scelte individuate del cittadino. E questa ampiezza di scelte Sala la sostiene in ogni terrritorio sociale, per dare un microesempio, la carne da laboratorio sia consumata da chi  la preferisce non proibita. Indispensabile imoltrarsi nella faccenda, molto intricata. E' il punto cruciale del volume di Sala, e del Liberalismo . Lo Stato non può consentire ogni libertà, altrimenti avremmo la condizioe naturale, non il passaggio dalla Natura alla Società. Il Contratto Sociale è sottoscritto nascendo nella Società. Ora questo “involontario” Contratto pone a fondamento non danneggiare il prossimo né, in fondo, noi stessi. Ma a riguardo ,una divisione:coloro che ritengono lo Stato garante, coloro che ritengono il singolo garante di sè da sé. Il Liberalismo estremo o comunque il Liberalismo ritiene che il singolo  ha capacità di decidere il proprio bene o comunque per  se stesso da sé. Ed il compito dello Stato  è di garantire le decisioni del singolo non di decidere al posto del singolo. Non mi spingo alla sofistica, giacchè si potrebbe  dichiarare che  in fondo è lo Stato che decide la libertà del singolo,  torno alla sostanza. E se una maggioranza democraticissima di singoli mediocrissimi sosrtenuti da potenti mezzi di diffusione comunicativa pervade la società che avviene?Avviene che la libertà uccide se stessa! Lo ribadisco, la libertà  oggi , dico:oggi, subisce una dequalificazione per il costituirsi come “neutra”. La libertà deve associarsi al valore, deve scegliere. Non basta garantire la libertà di scelta, occorre schierarsi nettamente per la qualità della scelta. Il rischio della libertà come garanzia della pluralità è che vinca il numero, la “maggioranza”. Oggi, e da tempo,  gli associati in gran numero vulnerano la qualità in modo radicale. La negano, prevale ciò che si confà al maggior numero. Una libertà dequalificata è il suicidio della libertà, ed è vano ripetere siamo sociertà libere. Libere di suicidarci come civiltà.  Ma Antonino Sala  non è un liberale neutro meno  ancora dequalitativo, rovina del liberalismo, è un liberale qualitativo, connotativo, valoriale, e forse sarebbe stato opportuno definirlo maggiormente. L'ulteriore  libro, da Lui curato, “L'Ordine Teutonico”, Baliato di Santa Maria degli Alemanni, Sicilia,  pone l'aspetto qualitativo della scelta, la scelta, al dunque. “Una patria spirituale. 830 anni al servizio di Cristo”, il sottotilo chiarisce la scelta. Non entro nella problematica storica, se i Teutoni  furono il braccio dominativo dell'Occidente contro popoli confinanti o esterni, se i moventi religiosi rivestivano interessi commerciali, territoriali, strategici, colonialisti anzitempo, la realtà non è scindibile, si può combattere unitariamente per Cristo e per un luogo vantaggioso militarmkente, economicamente,anche la spiritualità si incarna. Mi  premeè un diverso aspetto, l'aristocrazia, l'elite, la scelta qualitativa, rigorosissimamente selettiva. Ribadisco e insisto. La democrazia dovrebbe  costituire una condizione di partenza selettiva, altrimenti ricade su se stressa. E si compiace dell'essere il maggior numero, la maggioranza. Questa concezione della maggioranza come valore in sé distrugge le civiltà. Anche e soprattutto perchè le “aristocrazie” avendo necessità del consenso democratico si piegano alle masse. E' una combinatoria senza scampo. Il testo sui Teutoni va letto in questa visione: minoranze altamente selezionate, fortissimamente motivate, per un lunghissimo tempo aristocratiche come rango, addirittura pienezza di aristocraticità, da apprezzare la succinta storia che Pierr Felice Degli Uberti annota sui Teutoni, come le appassionate tensioni spirituali, aristocratiche in senso spirituale, sebbene rese da un aristocratico pure di rango, l'amico Guglielmo De' Giovanni Centelles, il busto di un Suo antenato eretto in una chiesa accanto alla mia abitazione familiare, a Messina, e da un altoborghese aristocraticizzato, l'amico Tommaso Romano, la tensione della loro scrittura  è il segno che vorrei far comprendere e “sentire”, il segno della qualità interiore, della spiritualità che riesce ad attuarsi nello stile di vita, nei compimenti esteriori. Se non vi è questo “dentro” che si esteriorizza diventiamo oggetto, cosa, accettiamo il reale quale che sia. Occorre una qualche dose di donchisciottismo non paranoico ma realizzato per evitare che il reale statico, ammassato, pitonesco del maggior numero prevalga, la comunità in quanto tale, senza un oltre sé, slancio di un fine, che non deve essere necessariamente religioso, purchè sia estetico espressivo e morale come autoelevazione. Ora, senza discorrere dei Teutoni, in quanto al libro fa piacere “sentire” questo impulso elettivo, questa volontà di oltrepassarsi, e di consorteria degna  vicendevole. Sarebbe opportunissimo che le società democratiche mantenesserro, coltivassero ordini selettivi, una democrazia senza tensione aristocratica è terra nera. 

Al di là di tutte le argomentazioni, problematiche e discutibili che siano, vi è una considerazione Radicale mantenere il livello della comunicazione ,anzi:della espressione, non basta comunicare, non basta la comunità ,bisogna considerare il livello del comunicare e della comunità, non  proibire la comunicazione e l'espressione anche se non vale ma bisogna tendere estremamente a coniugare lihertà con qualità. L'obiezione su che sia “qualità” è nichilismo oggettivo. Significa NON POSSEDERE IL “SENSO” DELLA QUALITA'. Bene,, ciascuno difenda la qualità che crede qualitativamente preferita e superiore, e si abbia ilo coraggio di difendere la qualità della libertà, anche se minoranza. Spezzare la catena tra libertà, maggioranza. Ma unire la libertà alla qualità, poi i più si considerino liberi, ma la minoranza qualitativa non ceda al “consenso”. Mi riferisco in specie all'arte, alla cultura. In concreto , ed in oggetto legga i testi di Sala, entrambi,  libertà ed aristocrzia dello spirito. Esplicitamente, e paradossalomente, opere che durano, reggono, incarnano lo spirito di un popolo, opere che sembrano, e sono, “aristocratiche”, al di sopra di condiscendenza , finiscono con il farsi civiltà di una nazione, divengono “democratiche” non essendolo o non ritenute tali dal giudizio corrivo.  Perchè mantenere, volere la qualità?Perchè alla resa diventa patrimonio di un popolo, democrazia trasversale. Quando un gruppo di uomini qualiativi trae il popolo abbiamo le civiltà superiori, che, ripeto, sono democratiche nel loro mantenersi aristocratiche. E' una visione del mondo classico, ripresa dal cattolicesimo del passato, oggi erquivocata. Oggi si oppone aristocrazia con democrazia, ma la qualità è la più generosa, espansiva, democratica virtù sociale, solo che invece di abbassarsi, innalza. Se manterremo civiltà lo dovremo a questa aristocrazia traente. Il primo libro di Sala, ma anche necessariamente, il secondo libro. Sul quale sarà opportuno tornare. Le nostre società sono comunicative ma non espressive. Le strabilianti acquisizioni comunicative annichiliscono l'espressione invece di valorizzarla. Tanto più facile comunuicare, tanto più facile non pesare le parole. Una lettera era meditata nell'essere scritta.Le immani conquiste di facilitazione cominicativa  sviliscono la ponderazione espressiva proprio in quanto la facilitano. Inoltre svanisce la comuncazione simbolica, svanisce la sacralizzazione, la realtà si mostra nella sua  realtà desertificata buona per l'uomo qualsiasi che esige poco o niente. E questo “andare incontro” all'uomo quallsiassi che ci squallidisce. SONO NECESSARIE MINORANZE ESIGENTI, TRATTIVE,  CHE INDICHINO METE QUALIFICATE. Le quali se non riescono a farsi indicative, non coercitivamente, sia chiaro, almeno salvino se stesse. E la insopprimibile libertà sposi la qualità. Quanto segnato è l'incubo della modernità. In passato le aristoccrazie esistevano per nascita vi era la prosecuzione, intendo, dopo una originaria qualificazione per qualche virtù. La cultura, l'arte si volgevano a questi “signori”, i quali stimavano se stressi e volevano immortalarsi. Oggi , accennavo, il compratore non è il “signore” che vuole immortalarsi ma il consumatore, che non ha stima di sé eventualmente presunzione nebulosa. Se non reggono gruppi capaci di tener duro sulla qualità, è finita. La libertà è il modo per consentire l'affermazione della formulazione:io valgo quanto te perchè sono libero come te;io la penso come voglio. Grande libertà, insopprimibile. Ma fa società non civiltà.Il libro curato da Sala va ripreso, si tratta del tema epocale:che civiltà stiamo edificando?Basta definirci liberi?  E LA RELIGIONE, SEGNATAMENTE CATTOLICA, PUO' COSTITUIRE LA QUALIFICAZIONE DELL'OCCIDENTE COME INDICA IL GRAN MAESTRO DELL'ORDINE TEUTONICO  FRANK BAYARD  E RIPRENDE SALA CITANDO GIOVANNI PAOLO II? E TORNA L'INTERROGATIVO:LA LIBERTA' BASTA CHE SIA MOLTEPLICITa' DI PARERI, IL SI' ED IL NO, O DEVE VALERE NEI MODI IN CUI SI MANIFESTA? ANTONIO SACCA'

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