"Genio Palermo è una evocazione" - di Tommaso Romano

 

 

 

Non è il Genio di Palermo, ma ciò che Palermo ci assegna e consegna come simbolo vivo, mito, storia, senso della comunità.

Malgrado il goffo tentativo di storicizzare fra monumentalità e iconografia, il Genio vive sulla sua imperitura saggezza, vegliando su un popolo che pur si massifica nel nulla e che si nutre troppo spesso di surrogati sterili.
Senza la forza della Tradizione, Palermo è solo un itinerario fra gli altri, una capitale perduta, una illusione ottica, magari abbagliante.
Genius e daimon s’incontrano nel Genius loci, a chi sa coglierne però l’essenza, nei luoghi e negli archetipi ontologici e sacrali, una deità che è metafora di una minuziosa e complessa radice che nella singolarità si fa universale, senza smarrire l’identità aurorale e propiziatrice che connota il Genio. Simbologie cosmologiche si ritrovano nei segni e nelle rappresentazioni: l’uovo, il serpente, la corona, il monte, la somma maestà. In Grecia e con Euripide, a Roma con Virgilio, in Sicilia nei riti orfici e con il culto a Mitra, nel Cristianesimo e nella celestiale Madonna che schiaccia la testa al serpente, nel Rinascimento neoplatonico e umanistico, nella pittura e nella scultura popolare e d’autore, il Genio vive, fino ad oggi.
Perfino nella dimensione archetipica psicoanalitica. Fra tradizione orale e leggenda i Geni di Palermo vigilano: al Porto e al Molo, a Piazza della Fieravecchia e al Palazzo Pretorio, nella splendida fontana del Garraffo e a Palazzo Isnello, a Villa Giulia e nel vestibolo della Cappella Palatina, a Villa Fernandez a Villagrazia e nell’Arazzo di Palazzo Comitini, a Villa Igea e nelle Chiese (nella Cattedrale, vestibolo, e a Casa Professa), all’Arsenale e al Lazzaretto, al Monte di Pietà e fra private collezioni di vetri pirografati, tele, mosaici e incisioni, bassorilievi e fra le pagine di testi sapienziali, memoriali e scientifici. Tante tipologie, un solo punto luce.
Scriveva il Marchese Francesco Maria Emanuele e Gaetani di Villabianca ne Il Palermo d'oggigiorno: “Dato conto ora fin qui delli quattro quartieri, o sian delle quattro città, che compongono Palermo, colla distinzione minuta delle parti di essa e de’ loro particolari stemmi, è giusto che si dicesse del genio naturale in figura, che tengono li cittadini palermitani. Ed esprimersi questo nella persona di un vecchio coronato Duca, con una biscia al petto e co’ piedi nudi, che tuffa a bagno dentro una conca”.
Il cerchio con la serpe che inghiotte la sua coda, Eros e Thanathos che si incontrano negli stati molteplici dell’essere, lì c’è il Genio da riscoprire. Il Genio va conosciuto, non semplicemente ammirato nelle sue molteplici rappresentazioni.
È una identità perenne che vive per chi sa indagare la profondità oltre l’apparenza e la storia stessa come vento d’anima.
 
 
 
 
 
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