“Casa dell’anima, fenomenologia dell’ideale” di Gabriella Maggio

C. G. Jung  in “ Ricordi sogni riflessioni” ha scritto :
Il significato della mia esistenza è che la vita mi ha posto un problema. O, viceversa, io stesso rappresento un problema che è stato posto al mondo, e devo dare la mia risposta, perché altrimenti mi devo contentare della risposta del mondo.
Questa affermazione  si può ragionevolmente riferire anche all’esperienza di Tommaso Romano, protagonista dell’incontro odierno con due sue opere, La casa dell’Ammiraglio e Filosofia del collezionare.
Ritornando alle frasi di Jung, la risposta che Tommaso Romano,  poeta, filosofo, ideatore del moasaicosmo, editore,  dà al mondo è proprio l’edificazione della casanima attraverso l’atto del  collezionare. Il suo è un modo molto  personale di inverare il collezionista come colui che compie un’attività creativa e per molti versi artistica. Già Alessandro Parronchi, aveva  riconosciuto ed apprezzato nella poesia di Romano  il carattere  riflessivo,  affermando che si tratta di  una “poesia attraente e ricca di esperienze molteplici, propria  di un poeta che ha riflettuto sulla vita e sul suo mistero”. Individuando così un habitus filosofico a cui Tommaso Romano si  è  sempre mantenuto fedele. Con Parronchi concorda Dante Maffia  nella   recensione di  Esmesuranza- poesie 1968-2007, Pesaro, Heliopolis  Edizioni , quando  cita,  per delineare   l’anima di  Tommaso Romano, la sua aria disincantata, la sua sensibilità acuta, la sua spiritualità accentuata da una fede che illumina, e cita alcuni versi della poesia  Athos: Io che ho tanto parlato / rischiato e battuto, / mi sono rialzato al vento dell’oblio / da sempre / ho sognato il mitico richiamo / di quel monte sacro e quieto / a picco sul mare di luce: / conventi come fortezze celesti / dove il silenzio è sapienza e mistero / il tempo una musica mistica e greve / la morte una certa sconfitta, / l’icona, arcana bellezza / d’angelicate preghiere, / presagio d’eterno immortale”.
Se  la  creatività  ha bisogno per dispiegarsi pienamente di un certo grado di disagio da  trasformare   in fonte di energia, quello di Tommaso Romano  nasce  dall’assedio tecnologico e mediatico odierno, da quello  stordimento  che  influenza  il nostro immaginario  e ci rende “ un caleidoscopio dotato di coscienza” , come diceva già  Baudelaire. A cui fa eco  Paul Valéry:
L’uomo civilizzato delle grandi metropoli ricade allo stato selvaggio, e cioè in uno stato d’isolamento. Il senso di essere necessariamente in rapporto con gli altri, prima continuamente ridestato dal bisogno, si ottunde a poco a poco nel funzionamento senza attriti del meccanismo sociale. Ogni perfezionamento di questo meccanismo rende inutili determinati atti, determinati modi di sentire. Gli utenti si assimilano al meccanismo. 
 Coerente la risposta che Tommaso Romano dà  al suo “disagio della civiltà”  edificando la casanima…per tentare di ricreare, a volte invano, l’armonia perduta del mondo e questo lo incoraggiava e dava vigore a quel segreto intento di riunire in una casa i simboli dell’Arca metaforica, della semplicità, dello stile, della bellezza e, quindi, della vita o sopravvivenza possibile…( La casa dell’Ammiraglio, p.15). L’Ammiraglio  che viveva d’una vita/altissima taciturna/ e sacra per  citare G. D’annunzio (Maia, Laus vitae) alter ego dell’autore ricerca  l’ultimo alito del buon vivere, della gentilezza, dello sfarzo, del lusso, della penombra, dell’erotismo lirico, della capacità di dominare la tecnica… e per usare le parole di Baudelaire in Invitation au voyage :
Là, tout n’est qu’ordre et beauté,
Luxe, calme et volupté…
Tout y parlerait
À l’âme en secret
Sa douce langue natale….
La casanima, l’ultima Thule, accoglie un Ulisse contemporaneo combattuto tra spleen e idéal che come  nella canzone di Fr. Guccini guarda:
le vele pendere afflosciate
Con i cordami a penzolar nel vuoto
Che sbatton lenti contro le murate
Con un moto continuo, senza scopo
….
E qui da solo penso al mio passato
Vado a ritroso e frugo la mia vita

 
Ma ancora farò vela e partirò
Io da solo e anche se sfinito
La prua indirizzo verso l'infinito
Che prima o poi, lo so, raggiungerò
 
La  casanima  non è un museo   piuttosto la casa della propria esistenza….(idem, p.17). Lo “streben “ faustiano dell’Ammiraglio verso l’ideale di compiutezza e bellezza esprime un insanabile dissidio tra essere e tempo, è  tormentato tra passato e presente  nel tentativo di dare senso al presente che risulta afferrabile  e godibile solo attraverso la ricerca dell’oggetto. La casa si presenta come un monumento e uno strumento alla memoria dell’uomo e  della creatività umana  e naturalmente  dei suoi  rapporti col mondo. È la Wunderkammen, luogo vibrante di belle memorie ed incontri e sacralizzato dalla bellezza dei molti oggetti raccolti con devozione estetica nel corso di una vita ( Franca Alaimo-Quaderni del Sigillo Cultura, n.6,Palermo 2015)
Le opere raccolte  nella casanima conducono  dall’immagine visiva , primo stadio della consapevolezza umana  alla religione, alla scienza e alla filosofia, prodotti di una ricerca di un assoluto, che influenza comportamenti e azioni dell’uomo in generale e del protagonista “ artefice” in particolare. La casanima  oscilla tra l’illusione della compiutezza e la vertigine dell’inafferrabile ideale.
Romano non si stanca mai di spostare gli oggetti, così come Aby Warburg spostava i libri della sua biblioteca , perché , come ha detto W. Benjamin Così l’esistenza del collezionista è tesa dialetticamente tra i poli dell’ordine e del disordine. Ciò che muove la mano ordinatrice del collezionista nella disposizione e nel cambiamento di posto degli oggetti è la relazione esclusiva che lo  lega ai singoli pezzi. Molte volte cambiare di posto gli oggetti  conferisce a questi un altro significato che rivela la sostanziale ambiguità del collezionare, avere un ordine molto vicino al caos. Ogni passo avanti nel sistema di pensiero, ogni nuova idea  sulla interrelazione dei fatti induce a nuovi raggruppamenti. Senza trovare una soluzione definitiva. Collezionare è per Tommaso Romano uscire dalla logica della mercificazione degli oggetti, fuori dal canone del consumismo dilagante  per farsi esperienza personalissima e sentimentale ricca di evocazioni esistenziali. W. Benjamin afferma che  collezionare attua una sorta di trasfigurazione degli oggetti inserendoli in un contesto diverso da quello immediato e spesso banale in cui si incontrano nella quotidianità.
Secondo Massimo Recalcati, “ il godimento del collezionista è un godimento puro e contemplativo, perché è separato da ogni finalismo. Al tempo stesso però ogni pezzo di una collezione non può mai bastare a concludere la serie […] Pena il venir meno della collezione stessa. Non siamo lontani dalla struttura immaginaria del desiderio così come Lacan la descrive: non esiste a rigore un Oggetto del desiderio perché il desiderio mostra incessantemente che ogni oggetto del mondo non potrà mai appagare in modo definitivo il suo slancio “.    (  La psicologia del collezionista” in    I tabù del mondo”, Einaudi, Torino 2017, pp. 120 -121)
Collezionare rappresenta  anche un tipo speciale di comunicazione  che introduce uno scarto semiotico : il suo segno è fatto da altri segni, originariamente appartenenti a situazioni comunicative proprie che diventano essi stessi oggetti della comunicazione. E così la comunicazione della collezione non potrà vertere che sulle opere in quanto segni: sul codice comunicativo, sulle caratteristiche formali dei segni, sui loro autori e sui giudizi che di essi dà l'autore della  collezione.  L'atto del collezionare  viene scandagliato  ed investito di significati profondi nel romanzo La casa dell’Ammiraglio attraverso il colloquio tra l’Ammiraglio con sé stesso  e gli oggetti della casa  animati dallo spirito che vive in ogni cosa. Riflettendo sul brusio delle cose a lui prossime  e attraverso i colloqui con alcuni amici sull’argomento,  l’Ammiraglio  scopre di comprendere pienamente l ’amor fati, l’ accettazione attiva del proprio destino.  Filosofia del collezionare completa ed arricchisce il significato del romanzo La casa dell’Ammiraglio, rivelandone pienamente il carattere autobiografico.  Attraverso l’intervista condotta da Carlo Guidotti Tommaso Romano parla della sua formazione culturale, a partire dall’infanzia, presentandosi come uomo di squisita raffinatezza, di gusti essenziali che tendono all’armonia attraverso la buona Arte, la buona musica, la letteratura ancora leggibile. L’edificazione di Thule, della sua dimensione atemporale e sacra  nel palazzo di famiglia non è fuga o indifferenza ma un modo di tenere alta la fiaccola capace di diradare le tenebre della realtà attuale, esaminata  con libertà critica  in tutte le sue componenti (Fr. Alaimo,idem). La filosofia  mosaicosmica sottesa al collezionare ha come centro il concetto di valore, non commerciale, ma ideale dell’oggetto in quanto libera attribuzione del soggetto e vera  esperienza del vivere. Immergendosi nelle cose,  Romano  realizza la scultura di sé, per citare Nietzsche, e la  parte fondante della filosofia mosaicosmica secondo la quale  tutti gli spiriti con gradazioni e intensità diverse collaborano a formare la catena che non si spezza tra vita e oltrevita, tra mondo e cosmo, fra terreno e Infinito.
All’autobiografia, come racconto della costruzione armonica di sé, delle letture  e delle esperienze  che hanno contribuito  alla sua formazione,  si unisce il catalogo ragionato delle opere  contenute a Thule, una breve storia del collezionismo  a partire dai graffiti, due interessanti  saggi sul collezionismo , rispettivamente di Salvo Ferlito e Antonio Saccà. Filosofia del collezionare  in sintesi ci consegna un intellettuale, un uomo che “decide sempre ciò che è “, che vive appartato nella casanima, al quale ben si addicono i versi di Guido Gozzano :
 
e il mio sogno di pace si protese
da quel rifugio luminoso ed alto
( Guido Gozzano  da “”I colloqui” ” La Signorina Felicita”)
La casanima  rappresenta perciò  una fenomenologia dell’esperienza umana volta a realizzare l’ideale.  Romano vi apporta la sua aria disincantata, la sua sensibilità acuta, la sua spiritualità accentuata da una fede che illumina spesso le situazioni e le rende momento di grazia: “Oh, carte raccolte imbrunite / imperdonabili aneliti / alla perfezione celeste: / ciò che brevemente ci rimane d’intatto”.
 
 
 


 
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