Antonino Schiera, “Il tutto e il niente” (La Gru Edizioni) - di Francesco Pira

Non è solo un libro: è un atto d’amore verso le parole, verso la vita, verso l’altro. È una risposta lenta e pensata all’immediatezza sterile dei nostri tempi. È una raccolta che parla al cuore, ma interroga anche la mente, con la forza del pensiero e la delicatezza dell’emozione.

Viviamo un tempo in cui la comunicazione è rapida, liquida, spesso evanescente. Nell’epoca dell’“usa e getta” anche le parole rischiano di perdere peso, le relazioni si sfaldano nella fretta, l’amore si trasforma in un consumo emotivo, privo di radici. È in questo contesto che la scrittura di Antonino Schiera, nel suo ultimo libro Il tutto e il nienteAforismi e divagazioni sull’amore (Edizioni La Gru), si propone come un atto di resistenza culturale e spirituale. Attraverso aforismi, monologhi e componimenti poetici, l’autore restituisce alla parola il suo valore originario: strumento di rivelazione, riflessione e comunione. Da sociologo della comunicazione, trovo in quest’opera una proposta significativa che non si limita a esprimere emozioni individuali, ma ci invita a guardare dentro i meccanismi della nostra epoca, interrogandoci su cosa siano diventati l’amore, il pensiero e il linguaggio oggi.

La forza del testo risiede nella sua ibridazione stilistica. Aforismi, monologhi e versi poetici si alternano in una sinfonia di voci che non solo raccontano l’amore, ma lo pensano, lo osservano, lo analizzano. Come afferma il prof. Daniele Fazio nella prefazione: “Si presenta, innanzitutto, come un intreccio di generi letterari – l’aforisma, il monologo, la poesia – che esprimono la riflessione, ma ancora di più le emozioni dello scrittore innanzi all’esistente e ciò a partire da una dimensione fondamentale dell’essere umano: l’amore”. In una società dominata dalla brevità e dalla superficialità della comunicazione digitale, l’aforisma torna ad essere una forma potente di condensazione del pensiero. Schiera lo utilizza come una lama sottile: ogni frase è una ferita o una carezza. Gli aforismi “succosi e sofferti”, come li definisce Fazio, sono strumenti per “il dialogo, la meditazione e la provocazione”.

 

E proprio qui risiede la valenza sociologica dell’opera: l’aforisma, nella sua concisione, costringe il lettore a fermarsi, a pensare, a prendere posizione. È una forma controculturale nella società della velocità. È pensiero rallentato, resistenza alla dissoluzione del significato. Il monologo, come “pennellata di riflessioni ad alta voce”, mette in scena un Io che non è mai del tutto chiuso in sé stesso. La voce dell’autore, pur profondamente intima, intercetta costanti universali: “diventa indicazione per esplorare sentimenti ed emozioni proprie dell’Autore, ma che in qualche modo intercettano costanti appartenenti alla vita di ogni essere umano”. Nel mondo contemporaneo, dove la dimensione interiore è spesso anestetizzata, dove l’autenticità è sostituita dalla performance dell’identità, il monologo di Antonino Schiera è un ritorno all’essenza. È un recupero del sé come soggetto critico e sensibile.

I versi poetici, infine, rappresentano i picchi emotivi dell’opera. Non sono solo espressione lirica, ma strumenti di comprensione antropologica. Come ci ricorda Fazio: “offrono immagini che vanno accostate senza fretta e che possono essere oggetto di aperture nuove circa le dinamiche interumane contemporanee, fungendo anche da richiamo all’autenticità per sottrarre quanto più possibile l’umano alla superficialità e all’appiattimento”.

In chiave sociologica, uno degli aspetti più significativi del libro è la sua riflessione sull’amore. In un mondo dove le relazioni sono sempre più liquide, come descritto da Zygmunt Bauman, l’amore perde consistenza, diventa prestazione, paura, attaccamento momentaneo. Eppure, Schiera lo restituisce nella sua duplice essenza: “L’amore può essere veramente tutto e può essere anche niente – mancanza e sovrabbondanza – tanto che con amore spesso si dicono anche esperienze che distruggono l’uomo stesso perché incendiate da passioni tristi.”

Questa visione richiama proprio la crisi semantica del termine “amore”, oggi svuotato dal suo senso originario e spesso ridotto a semplice desiderio di possesso. In tale contesto, la scrittura di Schiera diventa una forma di riappropriazione simbolica: amare significa tornare a sentire, a vedere, a comprendere. Il suo amore non è idealizzato né retorico. È un amore pienamente umano, fragile, capace di ferire e salvare. Come sociologo, vedo in questa ambivalenza una verità profonda: l’amore è lo spazio in cui il soggetto si misura con l’altro, ed è proprio nell’incontro – spesso asimmetrico, a volte fallace – che si costruisce lo scopo dell’esistenza.

La nota dell’autore ci offre un’ulteriore chiave interpretativa. Scrivere, per Schiera, non è solo espressione artistica: “Scrivo perché amo scrivere, perché mi fa stare bene. Scrivo perché mi piace fare riflettere e fare sognare le persone. Scrivo perché mi fa sentire vivo, perché sono vivo”. Questa dichiarazione non è affatto banale. In un’epoca in cui l’essere umano rischia di diventare consumatore passivo di contenuti, Schiera incarna l’autore come soggetto attivo della comunicazione, che scrive per lasciare un segno, non per ricevere like. E ciò rende questo libro una testimonianza esistenziale oltre che letteraria.

Il tutto e il niente non è solo un libro: è un atto d’amore verso le parole, verso la vita, verso l’altro. È una risposta lenta e pensata all’immediatezza sterile dei nostri tempi. È una raccolta che parla al cuore, ma interroga anche la mente, con la forza del pensiero e la delicatezza dell’emozione. Come studioso della nostra società, posso dire che opere come questa sono più che mai necessarie. Esse ci aiutano a ritrovare il valore del linguaggio, a riflettere sull’essenza dell’amore e dell’identità, a riscoprire la bellezza del pensiero riflessivo nella contemporaneità che troppo spesso lo rimuove.

Antonino Schiera ci lascia parole da sentire, da meditare, da abitare. E, soprattutto, ci ricorda che scrivere – e leggere – può ancora essere un atto di libertà e di verità.

 

 

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