L'IMMORTALITÀ DELLA POESIA "Ho innalzato un
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L'IMMORTALITÀ DELLA POESIA "Ho innalzato un monumento più durevole del bronzo
e più alto della regale maestà delle piramidi,
che né la pioggia che corrode, né l'Austro sfrenato
potrebbe distruggere o l'innumerabile
serie degli anni e la fuga delle stagioni.
Non morirò del tutto, anzi una gran parte di me
eviterà la morte; continuamente crescerò,
rinnovandomi con la lode dei posteri, finché il Pontifex
salirà il Campidoglio con la vergine silenziosa.
Si dirà che io, dove violento rumoreggia l'Ofanto
e dove, povero d'acqua, Dauno regnò
sui popoli agresti, fatto potente da umili origini,
per primo ho portato la poesia eolica a modulazioni italiche. Arrògati il vanto
ottenuto grazie ai meriti e a me, con il delfico
alloro, benevola, cingi la chioma, o Melpomene". Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo impotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
Non omnis moriar multaque pars mei
vitabit Libitinam; usque ego postera
crescam laude recens, dum Capitolium
scandet cum tacita virgine pontifex.
Dicar, qua violens obstrepit Aufidus
et qua pauper aquae Daunus agrestium
regnavit populorum, ex humili potens,
princeps Aeolium carmen ad Italos
deduxisse modos. Sume superbiam
quaesitam meritis et mihi Delphica
lauro cinge volens, Melpomene, comam.
(Orazio, Odi, III, 30) Nell'immagine, statua di Orazio a Venosa.