"L’arco creativo di Enzo Tardia" di Giovanni Teresi

La grande comunicativa del "linguaggio" rispecchia in tutto il suo essere il pittore trapanese Enzo Tardia, che segue la propria innata creatività astratta lasciando emergere un nuovo modo di dipingere nel quale, ritengo, possa rispecchiarsi il suo animo artistico-giovanile sempre contento di tracciare linee concentriche all'infinito manifestando il proprio pensiero più recondito.

La sua è una ricerca che, partendo dalla cosiddetta pittura tradizionale, si appalesa e diventa variazione continua di contenuti, di processi e di forme.
Peraltro, giocando con i colori, l'artista ci fa leggere, a chiare lettere, lo stesso suo percorso pittorico che segue l'analisi profonda del dinamismo cosmico proiettato in uno spazio architettonico colmo di trasparenze e di movimenti spettrali ma reali.
La sua tavolozza investe il fruitore, con la ritmica distribuzione di forme e colori, una vera ed accattivante sovrapposizione razionale-irrazionale di rettangoli, piccoli o grandi- quasi luminoso caos ancestrale- sì che, leggendo ogni nuova tela, debba farci conoscere la sua stessa e sicura ispirazione alle origini del mondo.
Un mondo, questo, non piatto ed uniforme, ma vibrante come un'anima in piena effervescenza cromatica. L'artista sembra giocare con la tavolozza adoperando alcune volte toni accentuati, palpabili, altresì egli fascia superfici, irradiazioni conturbanti, radiosorgenti cosmiche di colori caldi che fuoriescono a volo radente dalle tele facendo riflettere il fruitore sulle interazioni della vita con lo stesso micro- macrocosmo.
Dimostrando di come l'arte non possa perdere i suoi caratteri fondamentali, nonostante le imposizioni dell'ambiente esterno, in quanto il senso dell'infinito artistico è innato in ogni coscienza, in Leonardo Basile la fantasia continua sempre a manifestarsi anche quando le pressioni esterne cercano di soffocare ogni movimento d'arte.
Il superamento dell'atmosfera fisica avviene a gradi ed in lui c'è sempre un ritorno alla scomposizione-composizione, quasi un ritorno ad elementi simbolici attraverso un geometrismo coerente ma discontinuo, per certi aspetti quasi modulare, nel quale le varie parti che formano un quadro si armonizzano con raffinato gusto e con coesistenti espressioni di colori diversi.

Enzo Tardia sembra aver affidato parte del proprio bagaglio di sensazioni, del proprio incanto, trascrivendo un personale suggello dalla evoluzione delle forme, a volte sospinte verso un modo frattalico, tridimensionale, sorrette da imput morfologici, pervenendo così ad una lettura che ci riconduce ad elementi organulari propri della citologia, a lancinanti erosioni della materia organica. Altre volte è lo spazio ad avere il sopravvento: il silenzio astrale lungo informi meteore, o nei contorni delle orografie proprie dell’isola continente, viene rivissuto ed empaticamente assunto quale dimensione del proprio esistere.” (Per una circolarità critica 1993-2013 Un elogio della simmetria di Aldo Gerbino).

Il vorticare di queste particolari linee, consolidatesi negli anni Ottanta, immerse in vaste campiture cromatiche, mosse dalla leggibilità di un’astrazione schematica ed ordinata, favoriscono il successivo approdo di Trardia.

Al desiderio di denunciare una caparbia linearità, ritmica, astratta, e, nello stesso tempo, fondamentalmente legata alla geometria, nei suo ultimi lavori il segno si mostra deciso, vivace, solerte all’effetto cromatico. In questa pittura è il gioco delle linee a ricreare, nel contrasto dei toni freddi, l’ampio diorama naturale, tra curve che s’intrecciano oltre levigati spazi e siderali essenzialità. Inoltre, le suggestioni sottilmente provenienti dalla ricerca computerizzata, si delineano nella bidimensionalità soprattutto nelle più recenti produzioni dove il Nostro inserisce, tra i suoi moduli espressivi, la tensione laminante di decori, matrici policromatiche, frammenti di lieve gusto informale tesi a rendere più accentuato il suo discorso.

È un risveglio di sensi che porta a riscoprire sia i significati dei singoli colori, e le sensazioni a cui associarli, sia quelli delle forme geometriche che i colori stessi, intersecandosi, producono. Oggi assistiamo ad un ritorno a quella pittura colta nell’opera di Tardia nella quale ad essere recuperati sono i significati cromo-geometrici creati dall’intreccio colore-linee.” (La scatola dei sogni 2015 di Domenico Scardino).

Le fantasmagorie di Enzo Tardia conducono alle essenze attraverso i perigliosi labirinti esistenziali.

Una poetica, la sua, che rifiuta la standardizzazione tecnologica, inseguendo quell’unicità e quell’irripetibilità dell’opera creativa che non trova fondamenti nell’io, come pensavano i Romantici, ma nell’Oltre, dacché l’Io pensa sempre in fotocopia e non in originale come tutto ciò che viene dalla radianza cossmica.” (Il Caleidoscopio ipnotico di Enzo Tardia –  2016 di Franco Campegiani)

In quasi tutte le opere Enzo Tardia gioca molto con il trasporto cromatico, l'intensità dei colori fatti per abbagliare, incantare, meravigliare, conquistare il fruitore che viene trasportato, quasi d'incanto, nel bel mezzo dell'universo dove palpitano all'unisono forze gravitazionali del creato.
Nella pittura del Nostro al di là di ogni tecnica, c'è il talento che emerge in cui si dibatte l'uomo-artista nella piena convinzione che oltre il reale c'è l'irreale e, con esso, lo stesso profondo mistero dell'uomo stesso nell'universo.

La Mostra di Enzo Tardia è un’opportunità di conoscere i talenti artistici nati nella terra di Sicilia, un invito a un viaggio interiore a partire da sé, una sfida a perdersi e ritrovarsi nei numerosi meandri nei quali si dispiega la nostra anima.

 

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