“Astarte / Afrodite greca (Venere Ericina) confronto tra le due divinità” di Giovanni Teresi

 

C:UsersUtenteDesktop244561545_4550332578346457_615839105463675504_n.jpgÈ innegabile che la dea presenti un forte legame con il mare, le cui tracce si seguono soprattutto sul piano del racconto mitico Ciononostante, la posizione a 751 metri sul livello del mare dovrebbe scoraggiare l’uso della definizione di «santuario emporico», soprattutto se intesa in rapporto con il commercio marittimo. Tra le varie funzioni attribuibili alla dea, inoltre, quella di protettrice della navigazione, per quanto presente, non è certo la meglio rappresentata. Questo ruolo, piuttosto, spetta alla sua caratterizzazione come divinità dell’amore e della sessualità, che è troppo difficile costringere all’interno del legame con la prostituzione, intesa come attività tipica degli ambienti portuali. Riflettendo più estesamente sulla parabola del culto ericino, invece, si impongono due osservazioni: innanzitutto, la sua diffusione al di fuori di Erice avanzò sempre per ondate parallele ai rivolgimenti di potere che interessarono la Sicilia occidentale; in secondo luogo, la dea non mancò mai di intrattenere uno stretto rapporto con chi deteneva tale potere ed anzi si fece spesso strumento dell’integrazione delle nuove forze egemoniche all’interno della realtà locale. Certo, lo sfruttamento del valore simbolico e ideologico dei culti da parte del potere non è cosa di cui sorprendersi, né lo è il fatto che, per un culto documentato soprattutto per via non archeologica, si abbia notizia più della dimensione pubblica che della sfera quotidiana. Tuttavia, è probabile che ad Erice la situazione fin qui descritta nasconda implicazioni più profonde circa la fisionomia della dea. Un confronto approfondito dell’Afrodite greca con l’Astarte fenicio-punica, infatti, ha da tempo rivelato come uno dei principali tratti comuni a queste due divinità fosse proprio quello di combinare la tutela dell’amore e della sessualità con una spiccata vocazione politica. Per quanto riguarda Astarte, è noto che la sua figura si delineò fin dall’età del Ferro come la dea poliade per eccellenza, elemento femminile della coppia a capo del pantheon di ciascuna delle città della costa fenicia. Questa funzione, sviluppatasi in diretta connessione con l’ideologia della regalità, sembrerebbe poi essersi conservata, sia pure in un contesto politico diverso, anche nella maggior parte delle colonie occidentali (con la sola eccezione sicura di Cartagine). In Sicilia, a dire il vero, le tracce di un suo culto sono piuttosto labili. A Mozia, accanto a moltissimi indizi della venerazione di una figura femminile che si potrebbe facilmente identificare con Astarte, l’unica testimonianza affidabile resta una dedica di V sec. a.C. offerta a («alla Signora Astarte») e per il resto, purtroppo, illeggibile. A Solunto, una possibile presenza di Astarte può essere ricostruita solo attraverso una statuetta databile al VI sec. a.C. e raffigurante una figura femminile seduta forse identificabile con questa divinità per l’iconografia del trono fiancheggiato da sfingi. Anche in mancanza di documenti più chiari, però, non vi è ragione di ritenere che, sull’isola, il culto di Astarte avesse seguito un’evoluzione diversa che nelle altre aree coloniali fenicie, soprattutto se si considera la generale scarsità di testimonianze epigrafiche per la Sicilia punica. Del resto, almeno a partire dal V-IV sec. a.C., Astarte fu la destinataria di un culto piuttosto importante (noto anche a livello letterario), nella vicinissima Malta, dove, presso il santuario dalle lontane radici neolitiche di Tas Silg, essa detenne chiaramente il ruolo di protettrice dell’intera isola. Nel mondo greco, le funzioni politiche di Afrodite si esplicitano soprattutto nei luoghi dove la figura di questa divinità appare più direttamente influenzata dal contatto con Astarte. Da questo punto di vista, salta agli occhi soprattutto il caso di Cipro dove una funzione politica analoga a quella attestata nelle città fenicie è nota non solo per l’Astarte di Kition, ma anche per le Afroditi di Pafo e Amatunte. Inoltre, è possibile che un influsso orientale debba ricostruirsi anche per Corinto, l’unica città della Grecia propria dove Afrodite ricoprì il ruolo di divinità poliade, e per l’ambiente laconico, dove pure il culto di questa divinità assunse spiccate valenze politiche. In tutti questi casi, la funzione politica si accompagnò anche ad una connotazione guerriera più o meno spiccata, ben nota anche per Astarte, e che, in ambito greco, assunse spesso la forma di una protezione militare del corpo civico. A prescindere dall’influsso fenicio, invece, fu sempre possibile anche un’interpretazione in senso politico delle funzioni di Afrodite come divinità dell’armonia e della concordia: un fenomeno attestato dal V sec. a.C. fino a tutta l’età ellenistica compresa. 
Tra le sue più evidenti manifestazioni va citato un gran numero di iscrizioni che testimoniano di una devozione particolare per la dea da parte dei magistrati di molte città greche. Per l’età ellenistica se ne conoscono vari esempi anche dalla Sicilia e, in particolare, dalla subcolonia siracusana di Acrae.
 
Bibliografia:
Beatrice Lietz. Il santuario e la dea di Erice: una vocazione politica? Sicilia occidentale. Studi, rassegne, ricerche. Atti delle Settime Giornate internazionali di studi sull’area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo (Erice, 12-15 ottobre 2009), Edizioni della Normale, 2012
Le recenti scoperte di Astarte a Mozia
 
La campagna di scavi appena conclusa a Mozia dall'università La Sapienza di Roma e dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani ha portato in luce un importante reperto raffigurante la dea Astarte/Afrodite. Si tratta di una figura in terracotta con il volto bianco lucente e i riccioli dei capelli rossi. Poco distante è stata trovata una rosetta a rilievo con tracce di doratura; si tratta di uno dei simboli più diffusi e popolari in Oriente e nel Mediterraneo, che ci conferma trattarsi con certezza della dea fenicia.
La campagna di scavi è stata diretta dal Professore Lorenzo Nigro e da un team di ricerca di cui hanno fatto parte molti giovani ricercatori e studenti.
Pin It

Potrebbero interessarti

Articoli più letti

Questo sito utilizza Cookies necesari per il corretto funzionamento. Continuando la navigazione viene consentito il loro utilizzo.