"Bronzini: tra nero, grigio e azzurro" di Tommaso Romano

Georg Simmel teneva in gran conto, e giustamente, la creatività intellettuale e la incardinava in uno spazio più vasto della relazione, in quella che è comunicazione di stati complessi e molteplici del singolo.

In Alessandro Bronzini, nel periplo difficoltoso e a volte periglioso dell’esistenza, i raccordi con le suggestioni, le citazioni riepilogative, le visioni oniriche, si uniscono sempre nell’ambito liberante del concetto dell’arte come autentica espressione del sentire, del conoscere e del concepire, per affermare e non per esibire.

C’è, insomma, in Bronzini una grande capacità tecnica, unita alla stimolazione più compiuta con toni spesso espressivamente ironici e paradossali, che la sua pittura, i suoi cicli, in coerente unità, manifestano come organicità di ricerca.

La “citazione” è quindi un pretesto nell’arte di Bronzini, un modo per richiamare ad una realtà, un atteggiamento, un evidenziare il potere occulto e palese, l’ingiustizia, un ripiegamento ed insieme una apertura, sulle ali di un volo di libertà, di un segno di ricominciamento, di un dolore che si trasfigura, di un dissenso che si coglie come ulteriorità.

Temi e valori che Bronzini approfondisce in autonomia, filtrando la lezione novecentesca con rara capacità di espressione plurale ed esemplare, con una padronanza della cromaticità che si manifesta anche nelle scomposizioni a sfondo di un neocubismo esistenziale dove la forma geometrica ritorna ad essere quella greca con un supplemento di spazi autonomi, quasi di monadi, che ora si incontrano, ora si allontanano, in una dimensione ascendentista che ricorda l’aeropittura di Gerardo Dottori.

Bronzini è uno spirito libero, che sa cogliere nella cronaca, nella storia e nel testo, anche nel registro letterario (è il caso di una sua splendida opera che ha mirabilmente interpretato un mio testo poetico dedicato a Christo e Jean Claude, che ha voluto intitolare “Oltre i veli...”).

La ricreazione di atmosfere, sensazioni, umori oltre ogni siepe, ogni inciampo, ogni banale conformismo e stereotipo danno all’opera complessiva di Alessandro Bronzini il sigillo di una simbolicità emblematica che è specchio di una umanità che è insieme consapevolezza fisica e metafisica.

 

 

 

 

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