“Aspra. Il borgo di oggi nella memoria del tempo” di Dorothea Matranga

Il profumo di salsedine, già lo sento al solo pensiero di parlare di Aspra, un gioiello incastonato tra il mare, che lambisce una fantastica spiaggia interrotta in alcuni punti dagli scogli, dove ogni giorno innumerevoli gabbiani sono di vedetta in attesa di cibarsi dei pesci, sfuggiti alle reti dei marinai, e la montagna d’Aspra che dà il nome alla località, e il monte Catalfano, meta di gite ed escursioni dei cittadini bagheresi ed asprensi. Un gusto e un sapore che solo le città e i borghi che hanno la fortuna di essere baciati dal mare regalano a coloro che vi abitano o che vi soggiornano anche solo di passaggio. Ad Aspra, antico borgo marinaro, risalente al tempo della dominazione araba, si arriva seguendo il cosiddetto “rittufilu”, il Corso Butera, che dal Palazzo omonimo a Bagheria prosegue diritto fino al mare, dove il borgo si posiziona al centro dello splendido Golfo di Palermo, tra Mongerbino (un promontorio noto come Capo Mongerbino) e Porticello a est, e il fiume Eleuterio a ovest. Al termine “ru rittufilu”, nel confine orientale di Aspra, il litorale presenta tre caratteristiche calette, ma solo la prima e l’ultima ospitano una piccola spiaggia. La prima insenatura naturale è denominata “Sarello” in dialetto siciliano “u sarieddu” ampia poco meno di 80 m. La piccola ma suggestiva caletta, ospita al suo interno una spiaggia che ha carattere ghiaioso con un’altezza media sul livello del mare di circa 2 m e una profondità di circa 20 m. La seconda delle spiaggette che insistono su questa porzione di litorale, denominata “i francesi” è di natura ghiaiosa-ciottolosa. La caletta del Sarello rappresenta il raccordo tra la costa bassa e la costa rocciosa che si incontra procedendo a est. A levante della zona Sarello, la costa cambia aspetto e subentra l’alta scogliera di calcari compatti che prosegue fino a Mongerbino. Dal punto di vista geologico l’unità è quasi interamente caratterizzata da falesie di natura calcarea. Solo nell’ultima delle tre calette il paesaggio cambia aspetto e i calcari compatti lasciano il posto alle calcareniti per poi ricomparire a Capo Mongerbino. Tra il promontorio di Capo Mongerbino a ovest e le propaggini di Capo zafferano a est c’è la suggestiva baia Cala Dell’Osta. All’ingresso del piccolo borgo di Aspra dopo lo scoglio del Sarello, sorge il grande caseggiato dell’antica colonia estiva Cirrincione, risalente agli anni 20, ubicata sulla scogliera di calcarenite di Punta Aspra, a pochi metri dalla zona frangiflutti. Oggi la colonia è in disuso, ma negli anni 50 accoglieva i bambini dell’orfanotrofio. Ѐ definita da tutti “mostro” edilizio perché occlude con la sua gigantesca struttura, visibile già all’ingresso del borgo marinaro di Aspra, una parte della costa, e impedisce il pieno   godimento del mare. Oggi, la struttura, non utilizzata, potrebbe, se ristrutturata, diventare una imponente e splendida location per accogliere i turisti che numerosi giungono da ogni dove, attirati dalla magnifica vista e allettati dalle magnificenti opere d’arte, corredo monumentale- culturale del piccolo centro, e anche per gustare i sapori della Dieta Mediterranea, proclamata dall’Unesco uno dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità. Il passato e la storia di Aspra è interconnesso a quello di Bagheria per molti aspetti, in quanto geograficamente il territorio di Aspra non è altro che la continuazione di quello di Bagheria (di cui è frazione) ed anche dal punto di vista antropologico le due aree hanno molti punti in comune.
 
Alcune delle ville di Bagheria (Città delle Ville) si affacciano sull’incantevole mare asprense, come Villa Cattolica, Villa Ramacca, e Villa Sant’Isidoro in terra d’Aspra, diventata museo di conservazione di arredi interni e abiti regali, che contribuisce con panorami mozzafiato ad ingigantire la loro, già superba bellezza, opere magistrali nelle loro architetture settecentesche di stile neoclassico. Dal punto di vista culturale, poi, molti sono i legami tra i due centri per la presenza di grandi personalità, gloria di un passato recente, che respira ancora nei luoghi, teatro del loro talento, ispirazione delle loro opere immortali, come il grande poeta bagherese Ignazio Buttitta, il pittore Renato Guttuso, lo scultore Civiletti, la scrittrice Dacia Maraini ecc. Ma la commistione dal carattere antropologico non riguarda solo i personaggi famosi, vale anche per tutti i cittadini bagheresi e asprensi, perché essendo le due realtà a contatto, la frequentazione reciproca avviene quotidianamente, per via biunivoca in entrambi i sensi per l’intera popolazione, che si mescola in modo omogeneo nelle passeggiate domenicali di intere famiglie sul lungomare di Aspra, e negli eventi delle feste religiose rionali, e dei loro rispettivi patroni, nonché nelle attività culturali di entrambi, che si intersecano anche con la più ampia realtà del capoluogo, Palermo, diventata una delle Capitali della cultura nazionale. Una terra, dunque, che pullula di fermenti nuovi, e si nutre dell’antico prolifico humus culturale di vasta proporzione che alimenta il turismo. I numerosi turisti scelgono la Sicilia non solo per le meravigliose opere d’arte, anche per il clima favorevole e per i piatti tipici, sapori nostrani e gli odori aromatici inconfondibili delle piante della macchia mediterranea come il finocchietto selvatico e i capperi che crescono abbarbicati sulle rocce dove la scogliera, unita al mare, mostra angoli di natura mozzafiato, e ancora il sapore genuino del pesce appena pescato che arriva in un baleno dalle reti alla tavola. L’omogeneità delle due popolazioni, il loro naturale mescolarsi, la loro reciproca convivialità, trae le origini sempre dal mare. Il mare, da cui la Sicilia tutta si vanta di essere bagnata, come un dono della Provvidenza, è stato ed è tutt’oggi un padre generoso che ha dato e dà lavoro a intere generazioni, ha nutrito e nutre intere famiglie che dal mare hanno avuto ed hanno il loro sostentamento materiale, da cui deriva anche il benessere mentale e la felicità degli abitanti delle zone costiere. Anticamente, il mare del litorale di Aspra bagnava il territorio di Bagheria. Più tardi, arretrando nella sua collocazione odierna, scopriva ampie zone di roccia sedimentaria, accumulatasi nei secoli dal movimento di andirivieni delle onde, che trascinavano con sé o depositavano conchiglie e pietre, portando all’accumulo, nel tempo, di materiale che sovrapponendosi formava rocce e sedimenti diversificati per durezza e composizione. Le cosiddette “pirriere”, cave a cielo aperto, che insistevano nel territorio di confine tra Aspra e Bagheria, erano le aree dove in tempi antichi c’era il mare. La “pirriera” aveva dimensioni anche gigantesche, quadrata o rettangolare, lunga e larga centinaia di metri. In origine, prima di essere scavata, procedeva parallelamente al manto stradale. Dalle prolifiche “pirriere” si estraevano i blocchi di calcarenite, pietra più o meno dura, a seconda della composizione in percentuale dei minerali presenti e di conchiglie. Alcune “pirriere” sorgevano lungo “u rittufilu”, altre ancora, sulla strada dove oggi c’è la sede dei Gesuiti a Bagheria. I blocchi di tufo, il nome che comprende tutti i tipi di pietra d’aspra, venivano scolpiti dai maestri “pirriaturi” dal talento gigantesco per bravura e originalità. Molti di loro erano stati, prima di diventare valenti scultori “stuccatura” picconieri che con grande abilità estraevano i blocchi dalla “pirriera”. A lavorare nella “pirriera erano anche i bambini di dieci, undici anni, anche meno a volte, che si occupavano di scavare il primo strato di terra che raccoglievano con la “cartidduzza”, un paniere ottenuto intrecciando rami teneri di ulivo. “a cartidduzza” doveva essere leggera e resistente, resistenza che le conferivano i rametti di ulivo dalla consistenza forte ed elastica.
La “pirriera” era divisa in tanti quadrati. Dopo il lavoro dei bambini, gli “stuccatura” toglievano il materiale intorno ai quadrati “i quatri” liberando interi blocchi di pietra d’aspra. Un lato della “pirriera” “a carruzzata” doveva essere scavato con una inclinazione, in modo da permettere al carretto di scendere a caricare i blocchi. Caricato il primo strato di blocchi, si procedeva in verticale e in profondità per un altro strato di blocchi, fino all’esaurimento nel fondo di tutta la pietra d’aspra. Ancora oggi nel territorio tra Bagheria e Aspra si possono vedere i resti di antiche cave, i cui bordi mostrano in modo ben visibile la pietra gialla del tufo. Parlando dei maestri “pirriaturi” non si può non parlare di Stefano Balistreri, nativo di Aspra, che prima di diventare artista, dal talento prodigioso, lavorò da piccolo insieme ai suoi fratelli nelle cave di pietra di Bagheria e Aspra. Un “pirriaturi” non è un semplice scultore, è uno che nasce e si nutre di mare e terra, un’anima che respira la brezza marina, non soltanto perché ne sente il profumo portato dal vento, il respiro del mare lo sente nella terra, che si è nutrita di mare come lui, e la scolpisce con mano amorevole, la carezza perché è lì tutta la sua storia, e quando lavora la pietra d’aspra ne ricava una forma che già era contenuta nell’anima della pietra, che non è solo pietra ma è viva.” U pirriaturi è un tutt’uno con la sua creatura, che vive con lui. E la pietra, che facilmente può scheggiarsi, riconosce nello scultore la mano abile di un amico esperto, e si lascia lavorare, come se capisse, che da pietra diventerà opera d’arte. Opera di Balistreri è la scultura in pietra arenaria sul lungomare di Aspra, al centro del paese, che rappresenta la famiglia al completo, genitori e figli che si tengono per mano. Non è un caso, la scelta di Balistreri sul tema della famiglia. Il senso della famiglia, degli antichi valori, dell’unione familiare è molto forte nell’animo dei siciliani. La famiglia, per noi siciliani è tutto, una solida istituzione cristiana che educa i figli all’amore, intesa, non solo come rocca inespugnabile, capace di resistere alle tempeste più disparate, ma anche come educazione alla bellezza dell’anima, per ricondurre la vita dell’uomo e la sua intera esistenza a Dio, in un ciclo di nascita e rinascita. Alla famiglia Balistreri, in particolare ai fratelli Girolamo e Michelangelo, va il merito di avere creato ad Aspra il Museo dell’acciuga, un museo che racconta le tradizioni della pesca. Racconta le antiche storie dei marinai e dei salatori del pesce azzurro con filastrocche, foto antiche di vecchi marinai, litografie, conserva le scatole di latta storiche per la conservazione del pesce. Nel museo è stato riprodotto un piccolo magazzino, utilizzato nel secolo scorso per la lavorazione del pesce, c’è anche un angolo dedicato al “Mastru r’ascia”, il falegname che riparava le barche, chiamate “lancitedde” per i loro colori sgargianti. Non mancano documenti e poesie dedicate al mare e alle acciughe. Il museo è stato ideato per mantenere vive le antiche tradizioni della pesca, come l’arte di rimagliare le reti, della salagione delle acciughe, e di preservare dalla ferruggine del tempo la “Sard’Art, l’arte delle antiche sardare, le barche utilizzate sino agli anni sessanta per la pesca delle sarde e delle acciughe, impreziosite dai colori forti di abili pittori. Numerosi gli ospiti illustri del Museo dell’acciuga di Aspra, come il famoso cantante Gianni Morandi che si è dichiarato entusiasta sia per le meraviglie custodite al suo interno, che per gli intenti culturali che si ripropone la struttura. Al cantante è stato donato un bassorilievo in bronzo, opera del grande maestro bagherese Carlo Puleo, valente pittore e scultore, che riesce a creare paesaggi e sculture in bronzo che emanano la dolcezza del clima, l’odore di zagara, il sapore di salsedine. Il Museo delle acciughe vuole conservare e immortalare le tecniche e gli attrezzi della pesca, ma vuole soprattutto mostrare la vita dura e industriosa dei marinai di Aspra. Intere generazioni di marinai che si tramandavano il mestiere e la tecnica da padre in figlio, come accadeva anche con i “pirriaturi”. Sempre in mare, con qualsiasi tempo, rischiando la vita durante i marosi, facendo stare in pena le famiglie che attendevano il loro ritorno, a volte tornando a mani vuote senza racimolare un soldo dalla vendita del pesce. E la salsedine che ti fa invecchiare prima del tempo. E loro sempre lì a pescare con le lampare anche col buio, mettendo da parte la stanchezza, pensando al benessere della famiglia. Lo stesso per i “pirriaturi” che tornavano a casa con “i rini rutti”. Insomma quando si parla di Aspra, sia che si mettano a fuoco i marinai, oppure i “pirriaturi” ci si riferisce soprattutto a gente infaticabile, che lavorava e lavora per pochi spiccioli, ma aveva e ha una dignità e un cuore giganteschi, un carattere forte come la pietra d’Aspra, con un’anima nobile, dura fuori e dolce dentro. Gente che ama la sua terra e le sue radici, capace di morire di lavoro per la famiglia, non a caso Verga scelse di parlare del popolo siciliano, insuperabile se messo a confronto con altre realtà sociali. Aspra nella sua magica veste di borgo marinaro si popola le sere d’estate di bancarelle e del via vai di gente”schiffarata” che passeggia, si gode la vista del mare e mangia la “calia e simenza”. Al mattino mostra un altro volto, quello commerciale del mercato del pesce, che arriva dalle barche e viene venduto appena pescato dai pescivendoli e dagli ambulanti che “abbannianu” la merce, oppure finisce nelle cucine delle numerose trattorie del pesce fresco che seguono il litorale. A volte “u ciauru ri astrattu” in estate, “stinnutu” sopra le ”maidde”, per la preparazione del concentrato di pomodoro si mescola all’odore del mare. Gruppi di anziani si incontrano per la partitina a carte, giocando tra le “lancitedde”, mentre le spose che scelgono quello splendido sfondo per le foto del matrimonio, con il loro abito bianco, mostrano sui volti scoperti dal vento, che sposta il velo, la loro felicità. Ad Aspra visse il grande poeta Ignazio Buttitta e Renato Guttuso fu incaricato di affrescare la chiesa di Aspra. Renato realizzò gli affreschi tra il 1929 e il 1930, scegliendo come soggetto la vita dei santi. Il famoso poeta futurista Castrense Civello, nativo di Bagheria, amò talmente Aspra che decise di abitarvi, condividendo gli umori dei pescatori che trovavano in lui una voce amica che declamava la dignità della povera gente di mare. Castrense ha meritato la definizione di “poeta per sempre”, cioè un vero poeta che per l’intera vita vive il tumulto delle emozioni e le partecipa agli altri con le proprie opere, uno che sogna e fa sognare.  A lui si deve la prima biblioteca comunale di Bagheria. Una figura di spicco nella nomenclatura del luogo va riservata a Vladimiro Mauro, geologo di fama internazionale, fondatore dell’AMPAS, l’associazione di mineralogia e paleontologia e della cultura delle miniere di zolfo siciliane. Egli vanta una collezione di 7000 esemplari di minerali che sono stati esposti nel 2009 in una mostra a Caltanissetta, dove gli venne riconosciuto il premio per il campione “best-in-show. Subito dopo la mostra di questa spettacolare collezione è stata accolta nella stupenda villa Ramacca a Bagheria, riscuotendo un enorme successo e interesse.  Coinvolto attivamente in seminari, eventi e mostre nella città di Caltanissetta, zona mineraria dello zolfo, sta recentemente lavorando a un progetto di allestimento di un nuovo museo Mineralogico nel territorio tra Aspra e Bagheria, dove poter esibire in modo permanente al pubblico per scopi informativi ed educativi i suoi splendidi esemplari Un sogno che di sicuro diventerà realtà. Al marchese di Sant’Isidoro si deve la costruzione della Chiesa di Aspra. I pescatori allora chiesero di avere un proprio culto mariano e di dedicare la chiesa alla Madonna. Fu chiesto allo scultore Civiletti di incidere, dal legno di un cipresso, un simulacro da porre nella chiesa. L’artista, visitando Villa Sant’Isidoro, scelse l’albero centrale del viale, ma il marchese rifiutò, in quanto privando il viale di quell’albero di cipresso, sarebbe venuta meno la perfezione geometrica che caratterizzava il viale. Si racconta, che una sera d’estate un lampo colpì proprio quell’albero, e il marchese lo donò al popolo asprense per costruire la sua Madonna. Condotto a Palermo, il tronco fu lavorato da Civiletti, che realizzò una meravigliosa Madonna, che tornò a bordo di un peschereccio ad Aspra. Il vento forte ne ostacolò il viaggio, che si placò grazie alle preghiere dei marinai. Da allora la Madonna Addolorata è festeggiata come patrona di Aspra. I festeggiamenti si svolgono il 15 settembre. Dopo una solenne processione per le vie di Aspra, si svolge la “processione a mare”. La Madonna, posta sopra un peschereccio, seguita da un corteo di barche piene di fedeli, raggiunge Capo zafferano da una parte e la spiaggia Crucicchia di Ficarazzi dall’altra, benedicendo il mare e i marinai prima di ritornare ad Aspra. Il culto della Madonna è la prova dell’enorme religiosità del popolo asprense, e della loro immensa devozione per la Madonna. Parlando del territorio di Aspra, della sua magnifica costa non si può non parlare, come meta turistica di incommensurabile bellezza del famosissimo Arco azzurro, meglio conosciuto in tutto il mondo come l’arco degli innamorati che sorge sulla costa di Mongerbino. Sulla costa alta e intensamente frastagliata del litorale est sorge l’Arco azzurro, monumento naturale di roccia, è certamente uno degli scorci più suggestivi della costa siciliana e dell’incantevole golfo di Palermo, per la sua collocazione e conformazione. Sorge a una quota di 11 metri sul livello del mare. Lo si può ammirare sia dal mare che dalla terra. In un passato recente la speculazione edilizia aveva impedito, con la costruzione di un eco mostro in cemento, l’accesso all’ Arco azzurro via terra. Accesso negato dal lontano 1983 fino all’abbattimento recentissimo del mostro che ha permesso la riapertura dell’accesso via terra. L’Arco azzurro, spettacolare monumento di roccia, con i due cigni sospesi tra cielo e mare, è diventato famoso per una campagna pubblicitaria di cioccolatini e per le immagini di due innamorati e del loro bacio sull’Arco. Una finestra sul mare che si apre dalla costa di Santa Flavia a quella di Aspra, passando da Capo Mongerbino. L’Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale lo ha inserito tra i siti archeologici di maggiore interesse a livello internazionale. Acquistato dal comune di Bagheria, il ponte naturale è stato riqualificato con tecniche e interventi a bassissimo impatto ambientale, per preservare l’ecosistema del luogo. Alcune grotte sorgono su questa parte di costa, alcune semisommerse e altre emerse, di cui la più interessante è la Grotta dell’Eremita all’interno della quale sono state ritrovate le costole di Bos primigenius, un bue preistorico vissuto nell’età neolitica. Sulla parete della stessa grotta c’è un dipinto risalente alla stessa epoca raffigurante una figura antropomorfa. Aspra, una storia e un territorio di terra e di mare, di gente operosa e piena d’ingegno, ricca di tradizione e di antichi valori, un gioiello prezioso da custodire, scrigno della cultura di ieri e di oggi, un borgo da visitare per la magia che emana in ogni angolo e anfratto, e anche per i suoi meravigliosi tramonti che fanno da sfondo ai sospiri degli innamorati, per il colore cangiante del mare e delle sue scogliere sempre baciati dal sole, anche nella stagione invernale, per il calore della gente che ti fa sentire a casa anche se sei uno che viene da fuori, che nutre e fa respirare il ricordo a tanti vecchi marinai che affacciandosi, alla balconata sul lungomare, pensano con nostalgia  al loro giovanile vigore.  

 
 
“ASPRA”

Stu cori miu batti 
accussi’forti, 
ca mi manca lu ciatu 
quannu li me occhi 
talianu lu mari. 
Mari d’Aspra,
paisi di lanciteddi 
pigghiati di lagnusia
ca s’arriposanu li rini
nta stu pararisu 
mpastatu di ciauru
d’astrattu stinnutu nte maiddi, 
di scogghi ca li granci 
attigghianu iucannu 
cu li ammari nta li iurnati senza ventu.
Accuminciu la matina Aspra mia,
a sentiri abbanniari li piscaturi
mentri vuciannu li gabbiani
si fannu strata menzu la genti 
c’affudda li bancareddi.
Aspra, la Matri Addulurata
t’havi sutta lu so mantu.
La prucissioni a mari la cunnuci, 
di li petri ncapu la muntagna 
finu a lu chianu da marina,
e ancora cchiu’luntanu, 
tutta ti binirici finu a quannu 
l’occhiu s’arricria 
e pi sta biddizza si cunfunni.
Populu di pirriaturi 
c’alliscia la petra
cu tantu amuri 
comu fussi na figghia, 
populu di piscaturi cu lu sali
ncatramatu nta la peddi. 
Populu di gran travagghiaturi, 
paisi di passiati e sirinati, 
sempri vasata di la Pruvvidenza. 
Paisi dunni sciuscia
la tramuntana
e li pinzera fa vulari 
versu lu mari
paisi di festi 
e canzuni pupulari
cu tuttu lu cori
iu ti vogghiu amari.
 
                
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