Un nuovo libro sul collezionismo artistico degli Orsini in età moderna - di Giuseppe Massari

Veramente, il titolo completo è : Gli Orsini e le arti in età moderna. Collezionare opere, collezionare idee”. L’autore è Adriano Amendola, docente presso il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi  di Salerno. Questa pubblicazione, possiamo dire, che completa, integra e  va ad unirsi alla precedente:  La collezione del principe Lelio Orsini nel palazzo di piazza Navona a Roma, Roma, Campisano, 2013, il cui filone, della ricerca e della scoperta, rimane principale e fondamentale per conoscere meglio la vita di un nobile ed illustre casato, il suo rapporto con le arti, con la pittura, in particolar modo. Provare a tracciare un complessivo bilancio degli studi sul collezionismo della famiglia Orsini a Roma è impresa non facile ma necessaria per comprendere meglio il valore di questo lavoro di Adriano  Amendola. Innanzi tutto, si dovrà ammettere che, nel panorama sempre più ricco e diversificato degli studi sul collezionismo orsiniano in età moderna, la fortuna di cui ha goduto l’antico e prestigioso casato, e in particolare il ramo di Bracciano, le cui vicende storiche si estendono dal XIII al XVII secolo, è stata contenuta, in proporzione al ruolo centrale che ricoprì nella capitale pontificia (e non solo) sia sul piano politico che culturale. Certo, si pensa, e molti lo pensano, che  avventurarsi nella lettura di questa ultima fatica editoriale di Amendola potrebbe essere un esercizio che dovrebbe essere riservato a pochi. Agli intenditori, agli appassionati, ai critici d’arte, ai cosiddetti addetti ai lavori. Invece, io ritengo che non è così e non deve essere così, soprattutto perché, nel caso specifico, il legame degli Orsini con le arti è un tassello fondamentale degli studi sul collezionismo, che l’autore ha saputo ricostruire attraverso una narrazione scavando tra le personalità più in vista del ceppo familiare e i luoghi dove vissero dal Nord al Sud d’Italia, tra Rinascimento e Barocco.

 In questo loro viaggio, in questo continuo diventare signori e padroni di terre vicine e lontane, distanti o, comunque, in territori di assoluta diversità e conformazione geografica e strategica, si inserisce la nostra città, con la storia che hanno saputo costruire e lasciare quale segno di una vita dinamica, propulsiva, illuminante, lungimirante. I “figli dell’orsa”, così come stati definiti sin dalle loro prime discendenze, furono governanti e mecenati capaci di esprimere ed esprimersi attraverso il collezionare arte, che non significò solo questo, ma, anche idee. Quelle degli artisti più interessanti della loro epoca capaci di tradurre i sogni più reconditi tra profonda devozione, tempeste apocalittiche e sereni paesaggi, evocative allegorie e figure che, ancora ora, destano curiosità. In questo contesto va inserita la grandiosa collezione di opere d’arti, molte delle quali disperse, che hanno fatto grande la nostra città, durante gli anni del loro lungo ducato, dopo il loro passaggio o la loro rinuncia di quello di Bracciano. L’opera meritoria di Amendola, che rinviene da diversi anni di ricerca, autorizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è quella di aver costruito o ricostruito quadri di scene familiari, lontane dal nostro tempo, ma capaci, grazie alla maestria dell’autore, di sentirle ancora vicine, ancora prossime. Scene che si sono consumate nei numerosi palazzi, castelli, cappelle, dimore, giardini tra le migliori espressioni artistiche modulate su tele, su pietre diventate monumenti e statue, elevati ad una sorta di blasoni di famiglia; diventati simboli di grandezza da mostrare con immutato orgoglio. In sintesi e per concludere questo invito diretto alla lettura, ma, anche, per facilitarla, è necessario ribadire la suddivisione che è stata fatta nel curare l’estensione del testo. Complessivamente, l’opera è stata suddivisa in tre capitoli. Il primo capitolo, il Quttrocento. Tra leggende ed eroi per comprendere se stessi, costituisce la base dell’intero volume tracciando attraverso i principali protagonisti del casato l ‘epoca dei prodi, degli eroi e del fermento cultuale scaturito dalla riscoperta del mondo classico nella letteratura e nelle arti. Nel secondo capitolo è di scena il Cinquecento. Costruire l’identità tra devozione, committenza e il collezionare opere.. E’ la riproposizione di un secolo in cui il cuore della narrazione è costituito dal riaffermarsi del casato nello scacchiere politico italiano con matrimoni capaci di tessere alleanze con le famiglie più importanti del loro tempo, quali ad esempio i della Rovere, i Farnese. Il terzo capitolo, il Seicento. Collezionare idee, è stato incentrato maggiormente sugli Orsini di Bracciano, da cui discese il ramo di Gravina, campioni di mecenatismo e di collezionismo avveduto, volto allo stupore e alla magnificenza. Tutto il resto che ne consegue è solo la parabola discendente di una famiglia che, tra fasti mondani e artistici, ha saputo catalizzare l’attenzione su di se. Anche a distanza di secoli, come Amendola ha saputo dimostrare egregiamente.

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