Un importante evento editoriale: la ristampa dell’opera di Silvano Panunzio “Metapolitica. La Roma eterna e la nuova Gerusalemme” – di Roberto Russano

 
La casa editrice lombarda IDUNA ha recentemente pubblicato, grazie al benemerito interessamento di Luca Gallesi e Tommaso Romano, la ristampa anastatica in due volumi di complessive 914 pagine dell’importante opera di Silvano Panunzio “Metapolitica. La Roma eterna e la nuova Gerusalemme” apparsa per la prima volta nel 1979 nelle Edizioni del Babuino e, ormai, reperibile soltanto nelle librerie specializzate o d’occasione.
Silvano Panunzio, figlio del giurista e filosofo del diritto Sergio, è nato a Ferrara nel 1918 e scomparso a Pescara nel 2010. E’ stato uno scrittore cristiano autore di pregevoli saggi sul simbolismo sacro, sui temi fondamentali del pensiero filosofico e, in particolare, metafisico, sulla morfologia sociale, economica e religiosa delle civiltà tradizionali, sul destino escatologico dell’attuale ciclo storico da lui interpretato alla luce del messaggio evangelico e, nello stesso tempo, attraverso la vita e il pensiero dei “vicinissimi a Dio” ossia delle grandi figure di santi e profeti nelle quali questo messaggio si è incarnato nel corso di oltre due millenni di storia del Cristianesimo: da San Francesco a Sant’Antonio, da Santa Caterina a Santa Rita, da Sant’Ignazio a San Pio da Pietrelcina per  fare soltanto alcuni esempi di figure alle quali il nostro autore ha dedicato importanti studi agiografici.
Panunzio si è molto occupato nei suoi lavori dello stretto legame tra politica, metafisica ed escatologia e per descriverlo compiutamente ha utilizzato una categoria concettuale non nuova, la metapolitica, offrendone, tuttavia, un’originale elaborazione nei termini che cercheremo, brevemente, di delineare nel corso di questa presentazione.
Con il medesimo intento ha dato vita, insieme ad un ristretto gruppo di collaboratori, alla rivista anch’essa intitolata “Metapolitica” che ha diretto, con grande impegno personale, dalla fondazione, avvenuta nel 1976, sino alla sua morte. Su questa rivista vennero pubblicati, nel corso della sua lunga attività, la maggior parte dei saggi poi raccolti in dodici volumi nei quali si articola il pensiero panunziano, in quella che lo stesso scrittore aveva denominato “Dottrina dello Spirito” al cui interno la metapolitica è destinata a rappresentare, nella visione dell’autore, il vertice speculativo.
Su Panunzio il compianto Fausto Gianfranceschi, che gli fu amico e sodale nella difficile temperie del dopoguerra e degli anni del terrorismo, così ebbe ad esprimersi in una delle sue ultime opere: “un grande, sconosciuto studioso italiano del nostro tempo, un atleta nell’agone del simbolismo metafisico, di cui conosce gli ultimi segreti” (Gianfranceschi, Elogio della nostalgia, p.106).
Tommaso Romano, anch’egli amico ed estimatore di Panunzio con il quale, oltre a partecipare ad importanti convegni internazionali a cavallo tra gli anni 70 e gli anni ’90, ha condiviso  battaglie ideali ed iniziative editoriali attestate anche attraverso una fitta corrispondenza, lo ricorda con queste parole in uno dei suoi “Profili da medaglia” dedicato allo scrittore ferrarese: “Un maestro difficile, a volte impervio, ma un vero sapiente […] A Panunzio studioso esemplare del simbolo, filosofo e non storico della filosofia, fautore della verità perenne, si deve la più coerente proposizione del secondo Novecento, della Metapolitica, intesa come Arca, folgore, lancia e come grado superiore, metafisico, trascendente rispetto alla realtà “politica” della Polis[…], Amò tuttavia il silenzio e il nascondimento” ( Romano, Profili da medaglia,pp.123-24).
I volumi di “Metapolitica” seguono di qualche anno la pubblicazione dell’altra opera fondamentale di Panunzio anch’essa composta da due tomi, vale a dire “Contemplazione e Simbolo” apparsa nel 1975 presso l’editore Volpe - primo libro del Corso di Dottrina dello Spirito originariamente concepito in sedici libri - e ripubblicata non molti anni fa dalle edizioni romane “Simmetria”.
 
Panunzio non amava scrivere in forma sistematica per le ragioni che egli espone estesamente nell’incipit di “Contemplazione”: il suo modello di stile, da lui stesso definito” poematico” in contrapposizione a “sistematico”, ispirato ai dialoghi platonici, si proponeva di fondere in un medesimo testo, come in un’armonica partitura musicale, ironia, poesia e metafisica. Per questo motivo la quasi totalità dei suoi libri è costituita da una raccolta di scritti, pubblicati in tempi e luoghi diversi, legati da un fil rouge tematico ben espresso attraverso il titolo di ciascuna opera.
Quanto appena detto vale anche per le circa 914 pagine del testo appena ristampato che, con l’aggiunta di un’autorevole ed accurata prefazione di Aldo La Fata – amico, stretto collaboratore e biografo di Panunzio - raccoglie scritti che abbracciano poco più di un trentennio a partire dall’immediato dopoguerra sino al 1978.
 In questo caso il fil rouge che unisce i numerosi temi affrontati è, appunto, rappresentato dal concetto di “Metapolitica” sul quale Panunzio si sofferma a lungo sia nel Prologo dell’opera che nell’Epilogo, quest’ultimo espressamente intitolato “ABC della Metapolitica”.
Cos’è dunque la Metapolitica per il nostro autore? Il termine pregno di reminiscenze della tradizione platonico-agostiniana pone in rapporto, secondo Panunzio, la politica con la trascendenza così come accade per la realtà fisica in relazione alla metafisica ma in questo caso la trascendenza si fa storia e diventa metafisica applicata alle vicende umane ossia scienza dei fini e dei mezzi, punto d’incontro tra contemplazione ed azione, tra Oriente ed Occidente.  Essa, pertanto, riunisce in forma quadridimensionale i tre aspetti della metafisica, della politica e dell’escatologia, quest’ultima intesa come scienza dei fini indirizzata all’instaurazione della giustizia cosmica.
 La metapolitica è alla base, quindi, dello sforzo di tutte le grandi civiltà religiosamente ispirate, al vertice delle quali si pone il Cristianesimo, di adeguare la città degli uomini a quella di Dio, per usare il linguaggio agostiniano. Così mentre i metafisici si limitano a conoscere, i metapolitici -  pensatori, profeti, legislatori ispiratori e modellatori delle civiltà che hanno fatto la storia del genere umano - invece creano portando avanti quest’opera di adattamento della società e delle sue istituzioni ad un modello ultraterreno, attraverso un costante processo di rinnovamento nella tradizione che Panunzio, sulle orme del padre Sergio, definisce di “conservazione rivoluzionaria” e che  giungerà al suo momento conclusivo con il ritorno messianico e la fine dei tempi.
Tuttavia questa riflessione sulla metapolitica e sul suo significato non sarebbe completa se non accennassimo ad un'altra importante ed attualissima distinzione alla quale Panunzio dedica un saggio all’interno del secondo volume della sua opera: quella tra metapolitica, politica e criptopolitica.
Quest’ultima, particolarmente fiorente ed attiva ai giorni nostri favorita dalla globalizzazione,  era stata autorevolmente denunciata già negli scritti di Emmanuel Malynski e Rudolf Steiner come il tentativo di piegare la politica ad interessi particolari, soprattutto economici, messo in atto da consorterie e società varie le quali, un tempo completamente occulte, spesso agiscono nell’epoca odierna alla luce del sole, condizionando pesantemente le scelte della politica in senso opposto alle ispirazioni provenienti dal piano celeste della metapolitica, e ripropongono in termini attuali l’alternativa veterotestamentaria tra Dio e Mammona schierandosi, con tutta evidenza, dalla parte di quest’ultimo.
Molti gli argomenti affrontati nel corso dell’opera e, tuttavia, quasi tutti riconducibili ad una serie di temi la cui importanza stava particolarmente a cuore a Panunzio: oltre a quelli già accennati legati alla metapolitica, ricorderemo esemplificativamente, i saggi dedicati al futuro dell’Europa e del mondo dopo il secondo conflitto mondiale, al dialogo tra le religioni, alla crisi della democrazia rappresentativa parlamentare e alle possibili alternative basate sulla rappresentanza degl’interessi. al risveglio di alcune grandi nazioni del cosiddetto terzo mondo, al passato, presente e futuro del Cristianesimo concepito come aristocrazia sociale, alla crisi del mondo moderno.
In tutti gli scritti, compresi i più remoti e datati per le circostanze storiche che li avevano originati, è possibile trovare risposte a questioni del presente: ad esempio, la necessità del reincontro e non dello scontro tra Cristianità e Islam e, in particolare, con l’Iran sciita, l’impossibilità di un’Europa non fondata sui valori cristiani e la sua conseguente agonia, la critica dell’economicismo dilagante, la crisi della democrazia parlamentare e le possibili vie d’uscita, il ruolo dei laici nella Chiesa all’epoca della secolarizzazione, la storia come processo di conservazione rivoluzionaria attraverso il quale le civiltà che si succedono adattano al fluire del tempo i principi perenni della Tradizione.
Due aspetti colpiscono il lettore nel suo viaggio all’interno del testo panunziano: il primo, già accennato da Gianfranceschi e Romano, è rappresentato dalla vastità delle conoscenze che lo scrittore ferrarese dimostra di possedere in tutti i campi dello scibile umano: dalla storia, alla letteratura, all’economia, al diritto, alla sociologia, alla filosofia, alla teologia, a tutte le scienze sacre, astrologia compresa, e le credenze religiose. Queste conoscenze non si rivelano , però, fine a se stesse ma vengono utilizzate per tracciare sapientemente il mirabile affresco della metapolitica; il secondo aspetto è costituito dalla lucidità e  lungimiranza, spesso profetica, con la quale Panunzio esamina le vicende storiche e geopolitiche mondiali, prevedendo, ad esempio, l’ascesa della Cina e dell’India tra le grandi potenze economiche, la caduta dello Scià in Iran, la crisi dell’Unione Europea in occasione della nascita del parlamento europeo, la fine del comunismo sovietico indicata testualmente, attraverso le sue conoscenze astrologiche, per il 1989 e il ritorno alla fede cristiana della Russia.
In conclusione “Metapolitica” riesce ad offrire al lettore una profonda visione della storia e dell’esistenza in grado di renderlo consapevole del compito e del destino che lo attendono in un’epoca di smarrimenti come l’attuale, segnata dal trionfo della secolarizzazione e del nichilismo.
Per questa ragione la sua ristampa da parte delle edizioni Iduna va salutata con particolare favore e la sua lettura raccomandata con altrettanta convinzione.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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