Tommaso Romano, "L'indispensabile e creativa libertà" (CO.S.MOS., 2021)

Premessa

 

Il periodo storico e di emergenza esistenziale e sanitaria che stiamo attraversando, può fare chiedere a qualcuno che necessità vi fosse di proporre fondamenti, cultura, indicazioni di letture e d'arte, essendo più imperioso, si sostiene, il concentrarsi sulla salute propria e la sanità pubblica.

Chi nega la pandemia e l'utilità dei vaccini, le profilassi necessarie, è certamente e veramente incapace di discernimento e di salvaguardia. Ma, come considerazione e pratica di azione intellettuale e morale, resta però fermo il principio del rischio che corriamo nella greggia e nel grande fratello, dell'acquiescenza ai valori forti, in una parola il pericolo che corriamo rispetto alla sospensione della libertà individuale, di contro all'arbitrio, alle decisioni contraddittorie, agli inganni.

Ieri come oggi è quindi fondamentale il rispondere in coscienza alle domande urgenti sulla libertà individuale, sui suoi limiti eventuali e sulle competenze stesse proprie del potere, dei poteri, a cominciare dallo statalismo invadente, ma anche del suo contrario, dall'anarchismo.

Un ripercorrere il profilo che connota la libertà, significa anche atto ed esame di coscienza, per ricomprendere ciò che la pandemia ci sta insegnando e che il monito di un grande Re, quale fu Umberto II, poneva alla mia generazione post bellica come la (sono nato 10 anni dopo la fine del conflitto mondiale), che consegnò questa espressione scultorea: “Con le libertà tutto è possibile, senza la libertà tutto è perduto”.

Bene, tutti diciamo libertà e tutti - o quasi - si riempiono la bocca di Democrazia e di Costituzione. Ma è solo quando la libertà si perde, o viene compromessa, o limitata (anche per ragioni, oggettive come in questo sciagurato periodo), o si attenta ad essa che se ne comprende l'importanza, il valore, il respiro vitale.

Chi ha fatto del dissenso, dell'andare controcorrente, della diaspora intesa come destino, può comprendere che la teoria della coercizione indotta, può essere un vulnus non tanto o non soltanto alla propria libertà (forse escludendo quella più intima e spirituale, ma pure anche quella di relazione, materiale e di movimento è fondamentale come quella), ma alle libertà in quanto tali, libertà che è certo responsabilità e ossequio al diritto, ma che non può essere violata o compromessa da leggi o decreti discutibili e di colore arlecchino. Un Maestro di libertà, Friedrich von Hayek che, sulla libertà nella società aperta ha scritto a proposito: “Mentre gli usi della Libertà sono molti, la libertà è una sola. Le libertà appaiono solo quando la Libertà manca: sono i privilegi speciali e le esenzioni che gruppi e individui possono acquisire, mentre gli altri sono più o meno privi di una condizione di libertà. Storicamente il cammino verso la libertà portato alla realizzazione di speciale Libertà”, ed anche: “La libertà di azione anche nelle cose umili è importante quanto la libertà di pensiero”.

Che i “democratici”, cosiddetti tali arrivino a glorificare le censure (e ciò vale per chiunque, perché le libertà di pensiero, parola ed azione non possono avere ostacoli se non nel limite dell'ordine civile) la dice lunga sulla pratica della libertà di moderni corifei del politicamente corretto, dei novelli Torquemada.

Contro ogni dittatura, di destra, centro o sinistra palese od occulta (dalla società, all'arte, al sentimento, al lavoro), devono porsi la libertà e i diritti dell'uomo responsabile e maturo, pur con tutti i suoi umani limiti, che la riscopre - o la scopre pienamente - proprio quando manca, o viene ingiustamente e moralisticamente limitata, come avviene nei sistemi totalitari e nelle oligarchie informatiche controllate dagli Stati.

Ecco perché, ancora una volta, raccogliere i frammenti, le riflessioni, le note, è un esercizio civile di ricapitolazione di sé, quasi un dovere verso i temi o le opere indagate. Fermo restando che la creatività non è imbalsamabile, nemmeno dalla critica che, nel mio caso, è solo valutazione soggettiva e non giudizio. È, quindi, anche una questione di metodo.

Proprio per sostanziare quel non bruciare le carte che molto mi appartiene e a cui ho dedicato - ricorrendo in questo 2021 il cinquantenario delle Edizioni Thule - gran parte della mia esistenza.

 

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