Tommaso Romano, Antonino Sala, “Reagire per le libertà”. Conversazioni con Autori del pensiero libero – Recensione di Giovanni Teresi

Dalle conversazioni di Tommaso Romano e Antonino Sala con i diversi autorevoli Autori del pensiero libero sono emerse le principali ragioni di fondo a sostegno della tesi: reagire per le libertà che si ritengono essenziali alla vita spirituale, sociale ed economica dell’uomo, e, dal costruttivo viaggio attraverso le opere dei protagonisti del pensiero libero, dare unicità ai maggiori aspetti legati alle scienze sociali ed economiche partendo dalla libertà religiosa così come anche quella di associazione, di impresa e di ricerca, il diritto alla proprietà privata e al suo pieno godimento.

Il volume è stato realizzato attraverso la pagina facebook “Reagire per le Libertà” e  raccoglie le conversazioni in diretta video effettuate durante lo stato di lockdown in Italia.

Nel rispetto di tutte le ideologie degli autori rappresentati nel volume, è chiaro l’intendimento del principio base delle argomentazioni che la cultura democratica implica la tolleranza per le opinioni altrui, la convinzione che solo una divisione bilanciata dei poteri può garantire le libertà personali e il rispetto della legge, l’aspettativa di partecipare a competizioni elettorali libere ed eque per scegliere tra leader politici affidabili e una legittima diffidenza verso le opzioni politiche che promettono cambiamenti e miglioramenti radicali della società. Educare alla ragione implica la capacità di porre domande piuttosto che dare giudizi, sospendere il giudizio quando non tutti gli elementi di un problema sono stati sviscerati, il processo logico e critico delle informazioni, la consapevolezza delle emozioni che mettiamo in gioco e dell’influenza di un insieme di credenze.

Ciò si può realizzare insegnando ai giovani un metodo rigoroso, educandoli ad un principio di realtà (al rapporto mezzi-scopi e alla costante mediazione tra l’assoluto e il possibile), al rispetto delle ragioni degli altri (rispetto che non si esaurisce nella tolleranza, ma che si esprime nella vera curiosità per l’argomentazione dell’altro), a riconoscere il limite della "prima impressione" e la trappola di una informazione troppo fondata sulle emozioni. Tutto ciò è un indispensabile esercizio per proporre una cittadinanza democratica, favorire una cultura pubblica riflessiva, in cui gli individui siano meno subalterni tanto all’autorità quanto alla moda; in cui i giovani sappiano immedesimarsi nella posizione degli altri e siano portatori di una conoscenza adeguata del contesto-mondo. Nella Conversazione con Stefano Parisi e Tommaso Romano: “Prospettive per un’Italia più autorevole, aperta e libera” si è discusso come ricostruire l’Italia lasciando nuove idee sull’innovazione scientifica, su un nuovo modello di sviluppo, di scuola e università, coinvolgendo ampie fette di mondo della cultura e dell’imprenditoria nazionale; proprio modelli ideologici del movimento politico “Energie per l’Italia” del Parisi. A tal proposito, il prof. Tommaso Romano rileva, facendo una considerazione su quello che è oggi la politica che “ non possiamo dire che siamo apolitici perché chiunque fa politica perché vive, consuma, agisce, paga tasse, è sotto l’usbergo dello Stato, del Comune, e quindi la dimensione della polis, quella polis della dimensione associata,  infatti anche nella visione di Stefano Parisi bisogna mettere in evidenza il suo impegno da uomo liberale, ma anche  il popolarismo anch’esso liberale.”

A mio giudizio, è bene diffidare di discorsi troppo fondati sugli auspici, o almeno imparare a distinguere tra le proprie visioni del mondo e l’analisi dei fatti in gioco e della loro evoluzione. Assumere una prospettiva di lungo periodo aiuta un approccio maggiormente orientato alla ragione di quanto accada in una prospettiva che non sa mettere distanza tra le nostre emozioni e le nostre scelte. L’emozione è la via veloce e la ragione è la via lenta: impariamo a percorrere anche la via più lenta e magari insegniamo a sospendere il giudizio.

Un’altro punto importante della conversazione è “la conoscenza e la libertà” che sono per Avram Noam Chomsky, linguista, filosofo e attivista statunitense, due fattori fondamentali della essenza umana e sono inscindibili : non c'è libertà senza l'educazione che è considerata il fondamento per la costruzione di una società democratica, non c'è democrazia senza istruzione, non c'è società realmente libertaria e illuminata fin quando il fine della produzione è una produzione di beni materiali e non di esseri umani liberi, associati in condizioni di uguaglianza in una società in cui non si è solo spettatori ma partecipi. Citando Dewey scrive in Problems of knowledge and freedom, 1971: "La scoperta delle condizioni della conoscenza e delle condizioni della libertà' hanno un collegamento nella concezione umanistica dell'intrinseca natura dell'uomo e delle sue potenzialità creative.

La trasformazione del mondo è il compito reale. I temi della conoscenza e della libertà hanno un fondamento filosofico nella concezione dell'uomo propria del razionalismo e dell'Illuminismo poi e del Liberalismo classico : i secoli XVII e XVIII costituiscono un suo riferimento costante nel pensiero di Chomsky. Per il Liberalismo classico il riferimento è soprattutto Adam Smith (1723-1790), il filosofo ed economista scozzese che, a seguito degli studi intrapresi nell'ambito della filosofia morale, gettò le basi dell'economia politica classica. Cartesio è il filosofo a cui fa riferimento in primis, poiché pose il problema della conoscenza e quello relativo della complessità della mente. La facoltà del pensiero e quindi della mente consentono all'uomo di prendere coscienza di sé e di conoscere, anche se non è dato render conto dell'uso del pensiero e del linguaggio umano. L'aforisma COGITO ERGO SUM riassume questa concezione.

C’è un interessante articolo di Galli Della Loggia sul Corriere della Sera, menzionato nell’intervista, su come il valore delle discipline umanistiche oggi è messo da parte perché tutto è considerato, anche la cultura, prodotto. Come possiamo ripensare a costruire un modello scolastico che non sia più frutto della scuola gentiliana, degli anni ’20 del secolo scorso, ma ripensare oggi a un modello e  uno spazio completamente diverso?

È necessario ricominciare a pensare a una scuola che tiri fuori le energie e i valori che ogni ragazzo ha, anche quello che sembra il meno adatto a stare a scuola. Ecco perché abbiamo un enorme quantità di drop out, cioè ragazzi che mollano la scuola.

L'educazione dovrebbe essere sempre orientata a promuovere la lingua e quindi la mente, attraverso l'esplorazione di nuove conoscenze, gli ambienti ricchi di conoscenza e di libertà consentono la formazione di persone creative competenti.

Il liberismo è anche ascrivibile ad una visione creativa perché tutto ciò che è impresa anche intellettuale; il resto si chiama livellamento e collettivismo.

Infatti, alla Conversazione con Giuseppe Benedetto “Luigi Einaudi e la Fondazione a lui intitolata: Storia e Ruolo”, sia Antonino Sala che Tommaso Romano fanno emergere all’interlocutore che in realtà il ruolo di chi si batte per la libertà è anche un ruolo più profetico rispetto alla realtà in cui ci si muove davanti ad uno Stato che invade e alla burocrazia dei partiti. Inoltre Tommaso Romano sottolinea l’importanza della Fondazione Einaudi e che Luigi Einaudi è stato ed è considerato non solo un padre del nostro Stato, ma un Capo dello Stato che ha assolto con grande dignità il suo ruolo e che ha messo in ordine alcune cose rispetto alle questioni economiche, alle questioni sociali, ma anche all’impostazione a partire dalla difesa del mercato. L’importanza che Einaudi dà al liberismo è anche legata al fattore economico.

La politica è l'ombra proiettata sulla società dai grandi interessi economici. Oggi domina il potere del capitale finanziario transnazionale. E' il potere delle multinazionali della BCE e dei fautori dell'austerity che impoverisce il ceto medio e tiene sotto scacco l'Europa. Al servizio del potere c'è la macchina della propaganda che induce nuovi bisogni e crea sottomissione con la persuasione occulta. Tutto ciò fa parte dell'attacco all'educazione pubblica il cui scopo è la formazione del pensiero competente, libero e questo attacco si dirige dritto dritto verso le università colpendo la ricerca e quindi la libertà della conoscenza.

Si è cercato e si cerca di privatizzare le aspirazioni così che ognuno possa essere totalmente controllato e reso subordinato, non con la forza ma con la persuasione, l'omologazione.

L’on. Prof. Antonio Martino, docente universitario, è stato un punto di riferimento ideale per le battaglie condotte in Parlamento per dare all’Italia un maggiore spessore dal punto di vista della libertà. Nella Conferenza: “Ronald Regan e Milton Friedman: Paladini della libertà” il prof. Martino sottolinea che a Friedman si deve la teoria, che lo rese famoso e gli fece vincere il Premio Nobel, sulla moneta: il famoso Monetarismo. Successivamente si comprese quale importanza avesse la moneta nei processi economici e quale rischio si corre quando si mette mano ad essa e quando il Governo decide di intervenire sulla politica monetaria. Leggendo i testi di Friedman, ma soprattutto, il “Capitalismo e Libertà” ci si accorge che il libro monumentale rappresenta un linea tracciata tra la libertà e il totalitarismo, e di questa libertà fu grande difensore. Le libertà occidentali fondate sul lavoro, sulla libera impresa, sulla libera docenza e sulla intelligenza personale sono le capacità che ognuno deve avere per creare ricchezza e non solo di distribuirla.

Naturalmente la teoria economica che si rifà al Presidente degli Stati Uniti Ronald Regan è anche la teoria della capacità della moneta di creare ricchezza e soprattutto delle libertà individuali. Pensiamo a cosa significherebbe oggi non poter andare da un paese all’altro, non potere superare una barriera.

Le diseguaglianze, che le misure scelte per affrontare la crisi economica in atto hanno notevolmente aumentato, ci dicono che viviamo in una società brutale che non sta garantendo uguale accesso a tutti ai beni essenziali alla vita.

Per esempio, da alcuni anni i "beni comuni" sono al centro del dibattito politico in molti Paesi. Per i liberisti sono il capitale più prezioso che oggi si possa accumulare e sfruttare, mentre per i movimenti di resistenza al neoliberismo sono risorse da difendere perché appartengono a tutti. Non si tratta semplicemente di scegliere tra pubblico e privato, ma più in generale di stabilire se sia accettabile un accesso esclusivo a risorse naturali come l’acqua e le terre coltivabili o, come nel caso di internet e dei brevetti, al sapere e alla conoscenza o, ancora, al paesaggio e ai beni storico - monumentali. Non c’è da stupirsi dunque se tra i settori più colpiti dalle misure di austerità, insieme ai servizi sociali un tempo ritenuti essenziali, ci siano proprio i beni comuni. Intorno alla definizione e gestione dei beni comuni si decide quale modello di società vogliamo per noi e per le generazioni future. I dati sui cambiamenti climatici, gli effetti dei cambiamenti climatici prodotti dall’uomo ci dicono che stiamo utilizzando più risorse comuni di quelle disponibili. Il tema non è "salvare il mondo", il mondo è sempre stato in grado di salvarsi da solo mutando, ma salvare un mondo nel quale sia ancora possibile per noi vivere.

La tradizione costituzionale liberale tutela il proprietario privato nei confronti dello Stato attraverso l’istituto dell’indennizzo, al contrario nessuna tutela giuridica esiste quando lo Stato trasferisce al privato beni della collettività. Quando lo Stato privatizza una ferrovia, una linea aerea o la sanità o l’acqua o l’università, esso espropria ogni singolo membro della comunità dei propri beni comuni. In un processo di privatizzazione il governo non vende quanto è suo, ma quanto appartiene pro quota a ciascuno di noi. Tutte le Costituzioni moderne contengono garanzie per la proprietà privata nei confronti dello Stato sovrano.

Il problema è che i beni comuni una volta alienati o distrutti non esistono più, e non sono riproducibili o facilmente recuperabili né per la generazione presente che dovesse cambiare idea, né per quella futura, che non ha responsabilità delle scelte compiute in precedenza. Per questo la questione è delicatissima.

Il prof.  Tommaso Romano, a proposito della realizzazione del volume, dice “Abbiamo voluto così iniziare una serie di conversazioni video in diretta streaming su Facebook con gli esponenti più importanti del pensiero liberale  cristiano del panorama italiano, ed anche con ricercatori e storici non allineati alla cultura dominante, senza trascurare il nostro personale punto di vista legato alla tradizione classico greco romana.” A riguardo nella Conversazione con Carmelo Muscato: “PLATONE E LA LIBERTÁ” Tommaso Romano, dialogando con il prof. Muscato, afferma: “Perché per noi la lezione di Platone è aperta, perché è pur vero che la “Repubblica” di Platone non è certo la repubblica moderna, ma intendiamo la città-stato, la polis, la “Politeia” e su questo insiste molto quando nel sottotitolo dice “Gli ordini sociali nella società nella società tradizionale”. Questo VII libro della “Repubblica” è il più importante della storia delle idee, della storia della filosofia, ma bisogna guardarlo sotto l’ottica che parte dal mito della caverna e quindi da colui che esce fuori dal buio, dall’incertezza. Il buio è una condizione esistenziale che accomuna tutti, la fuoriuscita dal buio, quindi, verso la luce che rappresenta la verità, e si supera il muro della separazione fra vera e falsa realtà. Dobbiamo sempre uscire dalla caverna e questa è la vera liberazione, il problema della libertà è la liberazione umana, è la liberazione dalla schiavitù, dalle catene che sono quelle del conformismo, della contingenza dei luoghi comuni.

Infine, altri importanti argomenti emergono nella conversazione: “Ricchezza, Utilità, e Libertà in Adam Smith” con l’avvocato Alessandro De Nicola, a cominciare dalla liberalizazione del lavoro, del libero scambio, del mercato, del valore della ripartizione dei redditi, del profitto. Nell’ambito delle tematiche proposte, si è sviluppato il concetto del ruolo dello Stato, del Sovrano, inteso non solo in termini monarchici, ma anche in senso di politeia platonica.

Nella conversazione: “Leonardo Sciascia: eretico della Libertà” con l’archeologo Pierfranco Bruni si è discusso sulla figura del poeta e scrittore Leonardo Sciascia ricorrendo il suo centenario.

Sciascia è stato un uomo libero, e per certi versi controcorrente. A lui va riconosciuto l’essere stato contro la mafia e, con la sua formazione di una cultura umanistica, aver saputo affermare i valori spirituali e morali. Ma Sciascia è soprattutto la metafora di una Sicilia dell’anti-gattopardo.

Pierfranco Bruni, nel concordare sulla figura di Sciascia, ha ribadito che lo scrittore aveva come punto di contatto e di dialogo la Storia, quella che si lega con la realtà, con la memoria, con i processi identitari. Lui non nasce come scrittore,, come saggista, ma nasce come poeta, e nascere come poeta significa molto perché si entra in quelle emozioni, in quelle percezioni che i luoghi, l’essere, la consapevolezza, la coscienza dell’essere, ci danno. Quindi afferrare, anche, il linguaggio di una terra, il linguaggio di un popolo, e lo scrittore recalmutese è riuscito a far proprio quel  linguaggio di una Sicilia profondamente radicata ne Mediterraneo. Sciascia doveva vedere con chiarezza, leggere con chiarezza quei processi umani legati alla cultura, alla geopolitica dei territori, ma anche ad una geopolitica del pensiero, sia che si tratti di un pensiero laico che di un pensiero profondamente religioso; è chiaro che si tratta di un pensiero liberale che deve essere  all’insegna del rispetto.

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