“Teresa Orsini Doria Pamphilj Landi: una vita fatta d’amore e misericordia” di Giuseppe Massari

Ancora una biografia della fondatrice delle Suore Ospedaliere della Misericordia, pubblicata nel corso delle celebrazioni bicentenarie della nascita della  Congregazione, 16 maggio 1821. A scriverla è stato padre Massimiliano Taroni, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori; un figlio di San Francesco, che scopre nella principessa Orsini gli stessi sentimenti francescani di povertà, semplicità e umiltà: “Serva di Dio Principessa Teresa Orsini Doria Pamphilj Landi. Una straordinaria storia d’amore e misericordia”, Edizioni Velar, Gorle 2021. In questo volumetto di padre Massimiliano Taroni viene fatto particolare riferimento a due concetti che denotano soprattutto due sentimenti di cui l'umanità intera ha estremamente bisogno nel contesto attuale della nostra quotidianità: amore e misericordia e che  furono sposati in pieno sin dai tempi in cui la protagonista visse.  Il testo, prefatto da Vito Cutro, Direttore responsabile della rivista Accoglienza che Cresce, trimestrale delle Suore Ospedaliere della Misericordia, suddiviso in 14 capitoletti, coglie l’essenza e l’impegno di una donna che fu figlia, sposa, madre, benefattrice, volontaria della carità e fondatrice. Teresa Orsini nacque a Gravina in Puglia il 23 marzo 1788, nel palazzo ducale del suo nobile casato. A 14 anni si trasferisce nella capitale e va a vivere nel palazzo costruito sulle mura del teatro Marcello, che dal 1735 era di proprietà della famiglia Orsini di Gravina. E’ qui che comincia la sua vera e nuova vita di apostolato, di testimonianza della fede che aveva abbracciato, grazie all’educazione ricevuta in casa. Il 2 ottobre 1808 convola a nozze con Luigi Doria Pamphilj, dal quale, tra il 1810 e 1815, ebbe quattro figli: Andrea, Leopolda, Filippo e Domenico, tutti educati dalla madr premurosa che seppe essere. In questo focolare domestico fece esercizio ed esperienza di carità e misericordia, di amore assoluto secondo i dettami del Vangelo. Perciò, relazionandosi con l’esterno, con le realtà quotidiane di miserie e povertà, indigenze e malattie seppe coniugare e distribuire equamente  amore e misericordia. Una donna che visse il suo tempo senza risparmiare le necessarie energie spirituali e materiali, evidenziando generosità, abnegazione, coerenza di fede, il tutto in chiave ascetica ed eroica, considerato il difficile  contesto storico e di quello altrettanto particolare per la vita della Chiesa. Erano gli anni in cui imperversava il cosiddetto spirito anticristiano della Repubblica romana con l’ascesa di Napoleone. Nonostante ciò, Teresa Orsini esercitò la sua missione, più esattamente la sua vocazione, senza trascurare quelli che erano i suoi primari doveri famigliari, accostandosi però, con il suo tempo e la sua paziente carità presso i letti degli ultimi, dei sofferenti, dei poveri, degli ammalati. L’opera di questa donna non fu solamente materiale, ma spirituale, nel senso che divenne calamita per molte altre donne che ebbero la forza e la volontà di seguirla. Da qui nasce il seme della futura Congregazione. Grazie a questa mirabile e silenziosa opera, frutto di un talento innato, che lei stessa fu capace di irradiare e trasmettere e cresciuto all’ombra di una educazione religiosa, cristiana, cattolica, ella seppe costruire la casa dell’amore, dell’accoglienza. Rimasta vedova seppe impreziosire il suo tempo, il suo stato, caricandosi sempre più dei suoi impegni fino a quando le forze non le vennero meno. Purtroppo, morì giovanissima, il 3 luglio 1829, a soli 41 anni, nel fiore di quegli anni in cui avrebbe potuto profondere di più quell’amore che le era sgorgato e che sgorgava dal suo cuore. La sua morte, seppur inattesa, prematura arrivò, secondo i piani imperscrutabili di Dio. Dopo che ella aveva affidato  il messaggio e il testamento spirituale della sua opera, della sua missione a chi ne avrebbe continuato l’opera. Quell’opera che, oggi, grazie a Dio è diffusa in molte parti del mondo, a sostegno delle persone anziane, disabili; al capezzale di quanti soffrono e e stanno per esalare l’ultimo respiro. Concludendo queste brevi note di recensione, è bene evidenziare che il lavoro di padre Taroni, sia pure  succinto, è stato esaustivo nel tracciare la figura di una semplice e domestica Principessa; nel trattare i temi che le furono cari, ma soprattutto potrà servire quale ausilio, quale ulteriore supporto per velocizzare il Processo di Canonizzazione a cui la nobildonna è stata candidata. Almeno questo è l’auspicio che le sue figlie suore nutrono, invocando la loro Protettrice, Maria Madre della Misericordia e il buon Dio, Padre d’amore e di misericordia.

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