Riflessione sul testo ‘Pulsa il rumore bianco col bianco d’arte’ di Vitaldix sulla rivista online ‘Fyinpaper’ – di Giuseppe Siano

L'appassionato fraterno Vitaldo Conte, nelle vesti di Vitaldix (suo avatar di eventi performativi), è sospinto dalle sue pulsioni di scritture d'amore trobadoriche, che riveste del suo simbolico bianco d'arte. La performance evocativa, che parte dalle sonorità futuriste per rompere con gli schemi del canto poetico e del sentire estetico formalizzato, vuole tradursi in un racconto linguistico. Il suo fine è quello di evocare le forme iniziatiche delle origini. Vitaldix mostra, in pieno spirito nietzschiano e della psicoanalisi di Hillman, che si può tracciare un percorso costruito da evocazioni senza ricorrere alle parole. Attraversando il dio dalla apollinea forma, simbolo dell'identità, si può  raggiungere per mezzo dell'altra faccia della divinità, più oscura, – quella della danza del dio Pan (Tutto), che è scosso dall’ebbrezza dionisiaca –, all' universale, perdendo il rapporto con la propria coscienza. La danza vorticosa di Pan, che fa parte del corteo di Dioniso, e, che questo è l’altra faccia di Apollo, può far perdere la nostra Identità, o la nostra coscienza di sé, se, ad esempio, si è presi in una danza tipo quella dei dervisci. Dopo questa esperienza si rinasce come “maschera teatrale”, che i latini chiamavano "per sonam" (attraverso il suono): gli attori la indossavano durante la rappresentazione in teatro. Ogni maschera identificava una tipologia di personaggio. Una volta persa l'identità quotidiana della forma, le origini della danza rimangono come "rumore di fondo": rumore di un'origine il cui contatto ripristinato non può più essere abbandonato. E non importa che l'uomo viva in questa continua alternanza, di perdita della forma e presenza d'identità da cui Nietzsche rilevò “la nascita della tragedia“ dell'umanità. Nulla è più lo stesso, in questo fluire delle cose danzando... E non importa neanche più chiedersi se il simbolico assume il segno del bianco della festa di un matrimonio, di una unione, o se il segno del bianco è indossato come evento luttuoso, evocativo di una separazione sopraggiunta. In questo mondo si danza sempre tra ebbrezza e identità. Si finisce quando si è esaurita la propria energia. Solo allora il dramma [dal greco dran, azione], comico o tragico che sia, si chiude: con esso si esaurisce anche la propria funzione simbolica attiva per trasferirsi nelle rappresentazioni della vita.

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