Recensione di Vito Mauro a - Teresa Maria Ardizzone, "Il golfo si tinge di rosa" (Ed. Thule)

Teresa Maria Ardizzone autrice palermitana carica di un amore per il territorio dove ha trascorso molti segmenti della sua esistenza, con la pubblicazione di Il golfo si tinge di rosa. Sferracavallo, schegge di memoria, Edizioni Thule, ci racconta della borgata marinara vivace, laboriosa e fedele ad un tempo, “Per non dimenticare”, come ci ricorda il professore Gonzalo Alvarez Garcia nella conclusione della puntuale presentazione al volume, in cui l’autrice con uno “sguardo al passato” ricostruisce la storia del villaggio marinaro.
Una densa rappresentazione geografica, storica, archeologica, terrestre e marina, economica-commerciale, sociale e religiosa ci fa conoscere Sferracavallo attraverso i ricordi dell’autrice, che si sovrappongono alle notizie storiche inducendoci alla riflessione e restituendo alla memoria un passato pieno di gaiezza e svago, oltre che di umani problemi.
Ricordi anche familiari, preziosi luoghi di memoria, giocano nel testo un ruolo essenziale, pervadono tutto il libro e vengono valorizzati e custoditi, senza però cadere nella nostalgica tristezza, ma stimolando semmai il recupero e la ricostruzione di momenti che, diversamente, andrebbero cancellati, che diventano pertanto testimonianza e fonte d’informazione.  
Nelle pagine del volume rivive un passato che ci trascina in una dimensione perduta, per certi versi onirica, che fanno di quel periodo, la prima metà degli anni del ‘900, un mondo antico da non dimenticare, perché con diverse motivazioni essi hanno lasciato un segno. Un borgo che è divenuto nel corso del tempo un motore di continuità e di aggregazione attorno al richiamo delle attività balneari, marinare, commerciali e religiose, rendendo a chi l’ha spesso fervidamente frequentato, un senso di appartenenza e d’identità, osservandone nel tempo una trasformazione in una fonte di grande richiamo turistico anche per la pregnanza culinaria offerta dalla ristorazione locale.
In questo lavoro, Teresa Maria Ardizzone attinge a qualcosa che è rimasto dentro di essa, per cui sente il bisogno di nobilitarlo. Ci sono le persone e c’è il tempo, c’è la vita e c’è la storia di figure anche familiari, che hanno lasciato il segno e sono diventate insostituibili alla memoria.
Speciale riguardo la storia del lido raffigurato in varie fotografie e nella splendida opera pittorica di copertina dal Maestro Vincenzo Udine, che fu protagonista dell’ultimo vedutismo, certamente da rivalutare.
 
Un ampio racconto che si legge come un saggio dove con un emozionante viaggio nel tempo, ove l’autrice mette in salvo i propri ricordi, originati dalla frequentazione dei luoghi, prima che tutto sia cancellato dall’oblio e dall’incuria che non manca di denunciare.
Uno scrigno di ricordi arricchito da un corredo fotografico che ci narra una storia per immagini, a dimostrazione di un puro affetto e un vero e proprio riguardo per la borgata marinara, rendendo un servizio alla comunità di Sferracavaddu e alla sua storia. 
Sfogliando il volume si percepisce come le foto, le narrazioni di episodi familiari fissati nelle pagine, rivelano quanto il passato di una famiglia è vita, raccontano di come il mare sia una fonte primaria di sostentamento di una comunità. Leggerlo è come fare una scampagnata nel tempo ritrovando personaggi non dimenticati ed il profumo delle cose materialmente perdute per rimanerne legati nel presente e nel futuro.
Con questo lavoro l’autrice si porta dietro la sua storia, quella vissuta e la racconta con un sommesso grido quando pensa ai giardini e alle ville liberty della Palermo che non c’è più, distrutti con l’indifferenza generale e rimpiange il tempo andato ed i valori ad esso ancorati, c’è la malinconia dei giochi infantili all’aria aperta e sulle onde del mare di Sferracavallo, confermando quanto scriveva Mircea Eliade “Tramite la nostalgia ritrovo delle cose preziose. Ho quindi il sentimento che non perdo niente, che niente va perduto”, e riuscendo ad accendere nel lettore uno struggente rimpianto. 
Il vibrante amore per Sferracavallo da parte di Teresa Maria Ardizzone, si manifesta fino alla fine del libro, dove con rammarico per un “mancato rinnovamento ambientale e culturale iniziato dopo la guerra è bloccato sul nascere” c’è la gioia della persistenza della “Festa dei Santi Patroni profondamente radicata e sentita perché trasmessa di padre in figlio e la Marineria legata a tradizioni e usi dei pescatori…”
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