“Nel segno di Nietzsche: Sossio Giametta” di Antonio Saccà
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- Category: Scritture
- Creato: 17 Febbraio 2024
- Scritto da Redazione Culturelite
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Non è minimamente un piacere scrivere sulla morte di chiunque, meno che mai di persone amiche o buone conoscenze con le quali si aveva possibilità di discutere seriamente. Sossio Giametta non era un amico e tuttavia lo era in senso indiretto, non soltanto perché abbiamo discusso in Convegni ma perché ci occupavamo entrambi di Friedrich Nietzsche, e questo rendeva amici culturali se non amici personali anche se i rapporti negli incontri furono cordiali e di intesa. Giametta era onesto vale a dire non non sfalsava i testi, quasi tutti coloro che si occupano di Nietzsche((e di Marx)lo riconducono a degli aspetti laterali, dovessi considerare le interpretazioni edulcorate o faziose di veraci ne terrei in mezza mano, a parte l'errore decisivo di credere Nietzsche un pensatore asistematico solo perchè sceglieva una scrittura oracolare o per frammenti. Di fatto è pensatore organicissimo, come accennerò. Giametta era, ripeto, onesto, i testi vanno non soltanto conosciuti ma conosciuti tutti quanti. Lo ricordo in un Convegno a Palermo organizzato da Alfredo Fallicav e Tommaso Romano, un ciclo di convegni annuali in tempi lontani quando discutere Nietzsche era sospetto. Giungevano dal mondo, di italiani, a ricordare, Eugenio Scalfari, Gianni Vattimo, Claudio Mmgris , Emanuele Severino ed altri che la memoria non sovviene. Ho scritto la biografia di Nietzsche:”Ho ucciso Dio.Nietzsche”, Dino Editore, 1985,credo di conoscerlo sufficientemente ,il solo che mi diede l'impressione di rispettare e sapere “tutti” gli scritti di Nietzsche e di riferirli tutti fu Giametta.Ne parlammo dopo le relazioni e davvero non mascherava né ignorava il “tragico” Nietzsche. NIETZSCHE VA INTESO COME PENSATORE ESCLUSIVAMENTE AVVERTENDO L'ESISTENZA COME CONDIZIONE TRAGICA. PERCHè ABBIAMO SOLTANTO “QUESTA” VITA. E| l'eterno ritorno all'identico è una fantasticheria illusionistica che Nietzsche riprende dagli Stoici e dagli induisti, oltretutto supporrebe un'anima immortale, da Nietzsche nagatissima! Ma se abbiamo esclusivamente la vita terrena, come vivere? A tal punto Nietzsche è già impazzito prima di impazzire, la sua ragione è angosciata al grado di fargli concepire la teoria più estrema concepita, se non in antichissime società:le caste, la schiavitù recintata. Vale a dire: se vi è un accordo(simpatia in termini smithiani) tra borghesia e proletariato per suscitare, la prima ,ed acquistare, il secondo, la merce ,la civiltà è al requiem, verrà prodotto quello che soddisfa i desideri del consumatore volgare, l'artigiano viene sostituito dal proletario e dalla borghesia, alleati pur se conflittuali, in quanto la borghesia produce serialmente per un consumatore vasto e indifferenziato(il prodotto in serie, la fine dell'artigianato). Il consumatore volgare, il volgo, il ciandala, divengono i destinatari della produzione, il che avrà una risultanza obbligata: le società diventeranno serve del consumatore generico, aqualitativo, ed avremo il borghese che vende più che può e viene incontro alla massa degradando la civioltà. Nietzsche capovolge questa prospettiva, uomini spietatissinmi dovrebbero, devono sottomettere le masse, scardinare l'alleanza della borghesia con il proletariato, suscitare una durissima, salvifica reazione dominante in favore dell'arte, della potenza , della grandezza, superando gli scrupoli moralistici ed affermando, appunto, il Superuomo, o meglio, la Casta dominante, giacchè in un mondo che ha solo la vita, questa vita, non esiste risarcimento se non la si vive, sicchè la volontà di potentza è fondamento della nostra esistenza e la mediocrità(“meglio la morte che la mediocrizzazione”) è il suicidio delle civiltà, dovuto al venire incontro all'acquirente ammassato in tutto, anche, maleficio estremo, nell'arte. Giametta conosceva “questo” Nietzsche, spietatissimo, laddove pure nel Convegno e in varie manifestazioni si discute di Nietzsche con termini dolciastri(l'oltreuomo di Vattimo), la volontà di potenza come metafisica(Severino) , non serve dire di altri. Una classe sociale che ha come scopo la vendita per scopo la vendita quantitativa vende anche la cultura e l'arte e le rende merce per il maggior numero. A differenza di Marx che reputava l'automazione liberatoria dal lavoro manuale e quindi il tempo disponibile per la cultura e l'arte ,pervendo a ritenere, cessato il lavoro manuale, che tutti avrebbero animato arte e cultura, Nietzsche era devastato da questra evenienza, il tempo liberato dal lavoro avrebbe condotto gli uomini da nulla a pervadere l'arte trasformandola in divertimento (il filisteo colto) e la classe dei venditori sarebbe “venuta incontro” ai desideri plebei. Ma era possibile contrastare borghesia e proletario avvinti nella soddisfazione di bisogni discendenti, abbassativi? Era la sfida di Nietzsche: occorre suscitare una forza radicale che impedisse l'abbassamento dell'alto per accontentasre(vendere) al basso. Il superuomo è colui che incarnaquesto dominio contro la volgarità diminuitiva della potenza vitale. Nietzsche tuttavia non ha formulazioni chiare, il Superuomo è un singolo o un ceto, esattamente: una casta? Non è il momento di trattare questo aspetto ambiguo e non precisato ma rilevantissimo nel pensiero di Nietzsche, ne dipende la validità della sua concezione: impedire la mediocrizzazione specie estetica. Con Giametta si poteva discutere anche di analisi complesse, e la relazione tra casta e superuomo è determinantissima e rarissimamente, che io sappia, analizzata, come un ulteriore problema:al di là del bene e del male significa fare il male a piacere o è il dolorosissimo prezzo di chi vuole compiere alcunchè di rilevante? Uomo superiore e superuomo in che differiscono? E' una gioia musicale discutere senza partire da condanne, nel caso di Marx e Nietzsche si scende spesso a tali preclusioni. Gravissimo, sono personalità decisive su una questione decisiva: l'automazione consentirà all'uomo liberato dal lavoro di attingere all'arte, alla cultura o se ciò avvenisse arte e cultura si adeguerebbero al maggior numero, regressivo? Oggi non lo sappiamo, siamo tra Marx e Nietzsche, l'uno crede al superuomo universale, l'altro asuspica il suoerruomo contro l'uomo comune che mette bocca nell'arte e la pretende al ribasso. Ma avanza una terza possibilità, un superuo artificiale che toglie presenza all'uomo ed al superuomo umani. Nel mio saggio narrativo “Il labirinto di Sisifo” concepisco un superuomo meccanizzato che elimina il superuomo universale di Marx, il superuomo castale di Nietzsche. Mi viene da pensare una passeggiata nella magnifica, radiosa, Palermo, dal vasto cielo, parlare con Sossio Giametta, vicino al Teatro Massimo. Parlare di questo superuomo meccanico. Sarebbe un piccolo eterno ritorno. Chi sa, forse Tommaso Romano potrebbe animare un incontro :Quale superuomo? E chi è il relatore al mio fianco?L'onesto, aperto, cordiale, amichevole Sossio Giametta|!