Pubblichiamo la prefazione di Lino Buscemi al volume "Case, rifugi e luoghi della memoria" di Leone Zingales (Ed. All'insegna dell'Ippogrifo)

Non sono molte le pubblicazioni dedicate alle case (o rifugi) abitate da scrittori, poeti, eruditi, antropologi e studiosi nati in Sicilia. Probabilmente ha prevalso una sorta di diffuso “disinteresse” editoriale o la scarsa propensione, da parte di non pochi autori, anche di vaglia, a compiere faticose attività di ricerca sui siti sparsi nei vari centri dell’Isola e di recupero di antiche e recenti memorie. A Leone Zingales, giornalista attento e scrittore prolifico, dunque, va riconosciuto il merito (insieme al suo editore), attraverso questo pregevole, snello e scorrevole testo dal titolo “Case, rifugi e luoghi della memoria. Sulle tracce di poeti, scrittori e letterati”, di aver implementato la scarna pubblicistica di settore sottraendo, al tempo stesso e consapevolmente, dall’oblio luoghi-simbolo in cui hanno vissuto e operato persone d’ingegno le quali hanno amato intensamente la Sicilia, le lettere, le arti, le tradizioni, la storia. Uomini e donne dal tenace concetto che con le loro opere , frutto di riflessione e sagacia , si sono prodigati per diffondere e praticare cultura ma anche per raccontare al mondo intero le bellezze, le contraddizioni, gli antichi e irrisolti mali, la vita, le bassezze, le furbizie, i tormenti, la generosità e laboriosità, di una variegata comunità regionale, di plurisecolare lignaggio, insediatasi in tempi lontanissimi in un territorio di straordinario fascino al centro del Mediterraneo.

Zingales, attraverso le foto e l’essenziale commento, restituisce all’immaginario collettivo case e luoghi, appartenuti a letterati (non importa se “grandi” o “piccoli”), che sembrano avvolti, malgrado il lungo tempo trascorso e postumi inevitabili riattamenti, da una impenetrabile cortina di silenzio mista a dignitosa “rispettabilità”.

Sembrano luoghi onirici, dove tutto si è fermato dopo il “trapasso “del suo illustre ospite. In proposito sovviene alla memoria di chi scrive la bella frase della scrittrice neozelandese (scomparsa all’età di 34 anni) Katherine Mansfield: “Appena te ne sei andato, la casa è piombata in un sonno profondo e rifiuta di svegliarsi”. Una specie d’incantesimo che, paradossalmente, viene infranto solo dal ricordo e dal fugace sguardo dei vivi. Sono più di una ventina le case di letterati, sparse per la Sicilia, che hanno attirato l’attenzione di Leone Zingales e quasi tutte appaiono cadute in un “sonno profondo”. Eppure fra le mura di quelle abitazioni sono state scritte opere memorabili; le mura hanno registrato i primi vagiti di neonati che da adulti avrebbero segnato la storia letteraria e civile del nostro Paese; i medesimi muri sono stati “muti testimoni” di vite frenetiche, drammi, dolori, patemi d’animo ma anche di momenti gioiosi e di indimenticati successi. Oggi quasi tutto tace: parlano, però, le immagini in bianco e nero o a colori riportate nel libro ed ecco, ad un tratto, che case e rifugi sembrano “svegliarsi” per raccontare a noi posteri che Giovanni Meli, Capuana, Martoglio, Verga, Sciascia, Peppino Schiera, Giuseppe Pitrè, Natalia Ginzburg, Luigi Natoli e molti altri ancora sono “vivi” perché, per dirla con Borges, “ogni dimora è un candelabro dove ardono in apposita fiamma le vite”. Certo è che con questa sua ultima fatica Leone Zingales consegue un duplice risultato: stimola l’interesse dei lettori a saperne di più sulle vicende umane e letterarie di scrittori e poeti che i siciliani e il Paese intero amano di più e nel medesimo tempo spinge ciascuno di noi a programmare, fin d’ora, un viaggio “letterario” (come sarebbe bello se ciascuno di noi ne facesse almeno uno, anche negli anni della maturità) nei luoghi della memoria come facevano i “curiosi” viaggiatori del XVIII e XIX secolo. Non è un caso che Zingales si sia occupato del soggiorno palermitano (dal 2 al 18 aprile 1787) del grande scrittore tedesco Johann Wolfgang Goethe, che, come è noto, rimase talmente affascinato dalle bellezze naturali e dagli usi e tradizioni della città e della Sicilia al punto da lasciarne ampia traccia nel suo voluminoso testo “Viaggio in Italia” e in tante altre opere successive tra cui “Faust”.

Un viaggio per accrescere conoscenze, per restare desti.

Eraclito ha lasciato detto: “Coloro che sono desti hanno un mondo comune, mentre i dormienti si volgono ciascuno a un mondo privato”. Le foto, le curiosità, i commenti, racchiusi nel presente volume, credo che vadano, come pare indicare l’Autore, proprio verso la direzione di un preciso “mondo comune”: quello costituito da lettori consapevoli e da straordinari uomini di cultura le cui opere e insegnamenti hanno lasciato una impronta indelebile.

 

 

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