Pubblichiamo l'intervento di Antonino Schiera (Autore) in occasione della presentazione del volume "Berenice" (Ed. Thule)

Quando, circa 2 anni fa, ho cominciato a scrivere questo libro non avrei mai immaginato che potesse venire alla luce nel momento in cui stiamo assistendo a una recrudescenza del conflitto arabo israeliano in medioriente. Non desidero assolutamente metterla in politica e nemmeno tentare di stabilire le reali responsabilità dell’una e dell’altra parte. La mia considerazione nasce dal fatto che tale recrudescenza del conflitto restituisce, ancora più carattere di attualità al mio racconto considerato che la nostra società continua giustamente a dare valore al concetto di memoria e di ricordo, ma anche a individuare la genesi dei conflitti. Uno dei temi del racconto è quello dell’odio atavico, cronico generato da fatti crudeli e cruenti avvenuti nel passato. Pertanto come nel quadrato di un ring si contrappongono l’esercizio della memoria e del ricordo finalizzati all’utopico tentativo di impedire che certe tragedie si ripetano e il perpetuarsi di azioni violente determinate dall’odio atavico che accennavo prima. 

A tal proposito desidero citare il professore Marco Invernizzi reggente nazionale di Alleanza Cattolica che in un recente incontro a Palermo nel quale è intervenuto anche il professore Tommaso Romano, ha parlato tra le altre cose “delle difficoltà degli uomini del nostro tempo alimentate dal clima di odio generato dalle guerre che sono scoppiate in questi ultimi mesi, il cui effetto durerà nei secoli perché l’odio non si estingue facilmente”. E poi il concetto del nominalismo citato dallo stesso Invernizzi riprendendo il ragionamento del professore Tommaso Romano, che va di pari passo, mi corregga se sbaglio professore, con la categorizzazione e la generalizzazione. Cosa c’entrano il nominalismo e la generalizzazione con il racconto Berenice potrebbe essere motivo di dibattito, nel tentativo di fornire alle autorità che ci governano, ma anche ai mass media e alla società tutta gli strumenti per facilitare l’affermazione della pace nel mondo.

Il mio racconto è frutto delle mie esperienze personali, dei miei sentimenti e vuole essere un inno alla speranza e alla rinascita oltre che a un approccio resiliente alla vita e poi quel nome che ho scelto per la protagonista del racconto, Berenice, dal greco antico ‘apportatrice di vittoria’. Berenice una donna molto bella, al pari di Berenice Evergete (266 a.c. – 222 a.c.) la regina cirenaica di straordinaria bellezza, dai meravigliosi e fluenti capelli che lei stessa, preoccupata per l’incolumità del marito Tolomeo in guerra, dona in voto alla dea Afrodite. La bellezza che suscita grande ammirazione ma che non ripara, come nel caso di Berenice, dalla sofferenza di una vita caratterizzata dal dolore della solitudine e dalle conseguenze di scelte drastiche fino all’epilogo sorprendente del mio racconto”.

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
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